ALPINI SEMPRE 1925-2015 - I 90 anni della Sezione di Conegliano |
1925-2015 |
Conegliano,che conta oggi circa 35 mila abitanti, ha origini molto antiche ed è sorta ai
piedi del colle su cui s’erge la rocca medievale. Racchiude angoli e scorci di
suggestiva bellezza che sono tutti da visitare e gustare. Il toponimo trae forse
origine dalla centuriazione romana. La prima notizia scritta riguardante Conegliano risale al 1016, in un
documento che la cita come proprietà del vescovo di Belluno, Giovanni II.
La trasformazione dell’insediamento originario in una organizzazione poliedrica e viva nasce
attorno al XII secolo quando un gruppo di nobili famiglie locali si associò
creando un governo comunale. Centro del potere, sia civile che religioso,
rimasero il castello e la collegiata di San Leonardo, mentre le attività
produttive si svilupparono in Contrada Granda ai piedi della collina. Nel corso
dei travagliati secoli successivi, Conegliano conobbe l’occupazione dei
Trevisani, degli Ezzelini, degli Scaligeri, dei Carraresi fino alla dominazione
veneziana (1337) che durerà fino al 1797 con l’arrivo dei Francesi. Un lungo
periodo di pace, interrotto solo dalle incursioni ungare (1411), turchesche
(1477 e 1499) e imperiali (Lega di Cambrai 1509), che favorì uno straordinario
sviluppo della città tanto che il cronista Giovanni Bonifacio nella sua
voluminosa Historia de Trivigi (1591) la descrive come “bella, amena,
opulenta.” Ed è forse da questo lusinghiero tratteggio che nasce la
definizione di Perla del Veneto. Alla caduta della Serenissima seguì il
breve governo napoleonico, conclusosi nel 1814, cui seguì quello austriaco fino
al 1866 quando, a seguito della III Guerra di Indipendenza, tutto il Veneto
entrò a far parte del neonato Regno d’Italia.
Le architetture più importanti e significative di Conegliano sono:
Castello. Il complesso difensivo che domina la pianura circostante risale al X secolo, costruito sui resti di un più antico castrum romano. La Rocca, a pianta quadrata, era protetta da quattro massicce torri delle quali, dopo le demolizioni del 1768, rimane integra solo la torre di Guardia, detta della Campana, che oggi ospita un interessante museo civico, mentre della dirimpettaia Saracena resta solo la base, oggi trasformata in veranda-bar panoramica (proprio qui, nella sala ristoro, si terranno le prime assemblee della Sezione di Conegliano). Nel 1153 il castello venne espugnato e devastato dai Trevigiani. Dalla Rocca, sede del potere amministrativo e militare, partiva l’imponente cerchia muraria (Scaligeri 1329-57 e Carraresi 1384-89), con quattro porte, a proteggere il borgo civile che sorgeva alla base del Colle di Giano. L’attuale sistemazione dell’area del castello risale al 1935, ma a breve è prevista una più razionale progettazione con fondi europei (IPA).
I monumenti simbolo di Conegliano: il castello, il duomo, la fontana del Nettuno. |
Porte della città murata. La Conegliano medievale aveva quattro porte orientate ai quattro punti cardinali. Quella a nord, denominata di Ser Bele, era collegata alla rocca. Le rimanenti tre mettevano in comunicazione il borgo civile ed economico, ai piedi del colle, con la pianura: a ovest la porta del Rujo (oggi porta Dante), a sud la porta San Polo, a est la porta del Monticano, o del Leon, per il grande affresco del leone marciano, opera del Pordenone, che la sormonta.
Duomo e sala dei Battuti. La prima notizia risale al 1263. Fondato dalla Schola de’ Battuti, che aveva sede nella stupenda sala affrescata dal Pozzoserrato, dal Previtali e da Francesco da Milano, sopra il loggiato del Duomo dove la benemerita Confraternita si riuniva. Sulla facciata è presente un grande affresco, considerato il più vasto affresco murale del Veneto e libro dipinto sulla strada. In origine, era nata per recuperare attraverso l’espiazione e l’autopunizione (battersi e flagellarsi a sangue) la primitiva purezza evangelica per poi evolversi con finalità umanitarie e filantropiche destinate ad infermi (ospedali), appestati (lazzaretti), pellegrini (xenodochi), bimbi esposti (orfanatrofi), fanciulle da marito indigenti (dote). I Battuti tra il 1345 e il 54, all’interno del loro ospizio per pellegrini, situato in Contrada Granda, eressero anche una chiesa, poi ampliata, che assunse il titolo di Cattedrale nel 1756. Il Duomo, sobria struttura a tre navate, conserva pregevoli opere d’arte: il fonte battesimale del XV secolo con la tela del Frigimelica Battesimo di Gesù; il Battesimo di S. Caterina di Palma il Giovane; S. Francesco riceve le stimmate del Beccaruzzi (la casa natale del pittore è ora la sede sezionale); e la stupenda pala Maria in trono con Santi sull’altar maggiore del Cima (1492). La ricca Confraternita fu soppressa dai francesi nel 1807. Durante l’occupazione austriaca scomparve una preziosa statua dorata di S. Leonardo di epoca medievale.
Conegliano, inizi Novecento. Chiesa di San Rocco |
Chiesa di San Martino ed ex Foro Boario |
Borgo Madonna, in fondo l'Arco di San Rocco |
Chiesa di san Rocco. Complesso risalente al 1640, con annesso monastero delle domenicane (soppresso come sopra dai francesi) oggi completamente perduto. La facciata, più volte rimaneggiata, l’ultima nel 1901, ha visto alterata la sua originaria struttura barocca. Conserva la pala del Beccaruzzi Sposalizio mistico di S. Caterina. Il prezioso archivio parrocchiale è andato completamente perduto negli incendi del 1917.
Chiesa di san Martino e santa Rosa. La chiesa, che nel medioevo era già parrocchia autonoma, e l’annesso convento compaiono in un documento del 1339, quando l’intero complesso fu dato ai padri Crociferi che vi rimasero fino al 1656. Nel 1657 giunsero i Domenicani che costruirono la nuova maestosa chiesa (1674-1730) il cui soffitto venne decorato dal Brusaferro. Il convento fu in parte demolito in età napoleonica ed adibito a caserma militare. In questo complesso, a cavallo del Novecento, nacquero il 6° e il 7° Alpini e il Gruppo di Art. da Montagna Conegliano. Dal 1923 la chiesa è dei Padri Giuseppini di Murialdo. Vi si conserva una bella Natività di Francesco da Milano, trafugata dagli austriaci e recuperata a Budapest solo nel 1937
Palazzo Sarcinelli. Maestoso palazzo del 1518. Sembra che la nobile famiglia si sia trasferita da Ceneda a Conegliano per sfuggire ad una vendetta. Durante il Ventennio fu adibito a Casa del Fascio. Vetrina culturale della città, è stata sede della biblioteca civica fino al 2010. Oggi le sale nobili vengono utilizzate per importanti mostre d’arte di risonanza mondiale: Cima, Bellotto, Cinquecento inquieto, Carpaccio, Antico Egitto: faraoni e sacerdoti…
Monte di Pietà. Di proprietà della potente Schola de’ Battuti. Fondato nel 1522 e riccamente affrescato dal Pordenone, dal Beccaruzzi e dal Fiumicelli. Nel 1807, con la soppressione della Confraternita, passò alla Congregazione di Carità fino al 1819 quando subentrarono i nuovi ordinamenti austriaci.
Fontana del Nettuno. Assieme al Castello, la fontana dei cavai, come comunemente è chiamata, è il monumento-simbolo della città. La vasca, scolpita dallo Spongradi (1337) in origine era posizionata al centro della Contrada Granda, nell’attuale piazzetta 18 luglio 1966, in antico delle Erbe. Nel 1574, in occasione della visita di Enrico III di Polonia e futuro re di Francia, il podestà Sagrado al centro vi fece alzare un piccolo obelisco che vi troneggiò fino al 1770, quando la vasca venne traslata nell’attuale posizione, causa l’inaridimento della sorgente del Brentazzo che l’alimentava. L’obelisco, andato perduto, fu sostituito con la statua del Nettuno sulla conchiglia trainata da due cavalli marini proveniente dal giardino di villa Foscolo di Oderzo. La fontana venne risistemata nel 1838 in occasione del passaggio dell’imperatore Ferdinando I d’Austria e restaurata nel 2004.
Casa del Re di Cipro. Palazzo patrizio in Borgovecchio, fuori le mura. L’edificio venne affrescato dal Dario, definito dalla critica dell’epoca pictor vagabundus verso la metà del ‘500. L’artista morì forse a Conegliano nel 1567.
Vecchio ponte di San Martino e palazzo Montalban |
Piazza Cima e teatro Accademia |
Viale Carducci (della Stazione) e Salita della Pescheria vecchia, ora gradinata degli Alpini |
Convento di san Francesco. Antico convento francescano (1371-1411), costituito da un ampio complesso di due chiostri interni, una chiesa e un brolo entro la cinta muraria, tra le vie Castagnera e Saran nuovo. Soppresso dai francesi nel 1807. Trasformato fino al 1832 in caserma, quindi in carcere, ospizio, ospedale, campo solare, ginnasio, scuola elementare. Oggi, completamente restaurato e portato all’antico splendore, è sede di masters universitari.
Palazzo Montalban Vecchio. Maestoso edificio dalle linee armoniche ed armoniose della scuola del Sammicheli. Nel 1581, come annota Pietro Salomon allora podestà e capitano di Conegliano, l’imperatrice Maria d’Asburgo, diretta in Spagna, “alloggiò nel palazzo del cavalier Montalban, veramente regale così per la sua fabricha, come per li ornamenti ricchissimi di tappezzerie e di letti.”
Teatro Accademia. Nel 1846 alcuni nobili coneglianesi (Francesco Concini, Pietro Fabris, Battista e Pietro Gera, Girolamo Montalban, Francesco Ocioni e altri) decisero di erigere un teatro nuovo, più ampio e confacente al rango della città. Il progetto subì dei ritardi (dissesti finanziari) e venne concluso solo nel 1868 su progetto dell’arch. Scala di Udine. Per le sue linee neoclassiche, con tanto di cariatidi di ispirazione ellenica, venne chiamato Accademia.
Attuale via XXI febbraio e antico ponte della Madonna,fatto saltare dagli italiani nel 1917 |
Il Colle di Giano visto da via Pittoni |
Stazione ferroviaria |
Ospedale dei Battuti |
Viale dei Passeggi, ora Viale Spellanzon |
Il Monticano tra Ponte della Madonna e Ponte San Martino |
Piazza Cima. Posizionata al centro della Contrada Granda, è il salotto buono della città. Venne creata con la completa demolizione di un vecchio isolato tra il 1846 e il 1868. Oltre all’Accademia, vi si affacciano il loggiato del Palazzo Comunale (1744), l’antica piazzetta delle Erbe, e altre antiche abitazioni nobiliari.
Chiesa di sant’Orsola. Cappella medievale accanto alla Rocca, antico duomo della città.
Scalinata degli Alpini, già Salita della Pescheria Vecchia, disegnata in età austriaca, per unire la Stazione ferroviaria (1855) al centro storico.
A Conegliano, fin dal XV secolo, viveva anche una piccola comunità ebraica che in via Caronelli, fuori porta del Rujo, costruì la propria sinagoga. Nel 1954 gli interni della sinagoga vennero smontati e traslati a Gerusalemme nel Museo Israelitico, mentre l’edificio fu demolito.
Antichi Archi di San Sebastiano e di San Rocco demoliti dagli Austriaci per consentire il passaggio delle artiglierie pesanti |
Madonna della Neve |
Altri luoghi di valore storico-artistico da visitare nel territorio sono:
Pieve di San Pietro di Feletto. L’armonico complesso medievale domina le dolci colline del felettano coperte da ordinati vigneti di prosecco e marzemino. La chiesa, risalente all’XI secolo, si presenta con una facciata romanica, davanti alla quale si apre un ampio porticato medievale, sotto il quale sono custoditi preziosi affreschi tra cui il famoso Cristo della domenica. Anche l’interno, a tre navate, contiene affreschi eseguiti tra il XII e il XV secolo che fanno da cornice alla cappella gotica di San Sebastiano, sede del battistero e angolo più suggestivo della pieve.
Pieve di Castello Roganzuolo. Il complesso religioso, sorto in altura sui resti di un’antica fortificazione romana, s’apre in un’ampia visione paesaggistica sulla sottostante pianura tra Piave e Livenza. Nella monumentale cappella a crociera affrescata da Francesco da Milano nel 1535, si può ammirare la copia del prezioso polittico Madonna con Bambino e i santi Pietro e Paolo, dipinto da Tiziano nel 1549 (l’originale, dopo un tentativo di furto è conservato nel Museo d’Arte Sacra diocesano di Ceneda). Nel 1917 le tele vennero arrotolate e occultate nel sottotetto della chiesa dal parroco don Pizzinato per salvarle dalle depredazioni austriache, subendo però gravissimi danni per l’umidità e gli sbalzi termici.
Borgo medievale e castello di San Salvatore di Susegana. Straordinario esempio di complesso murato, eretto dall’antica e potente famiglia comitale dei Collalto di origine longobarda, a controllo dell’esteso feudo e del guado sul Piave. Il castello, importante punto di osservazione austriaca, fu gravemente danneggiato dall’artiglieria italiana durante la Grande Guerra. L’archivio, ricchissimo di documenti e manoscritti antichi, è andato perduto assieme ad arazzi fiamminghi ed opere di Giambellino, Veronese, Carracci, Correggio, Pordenone, Girolamo di Treviso…
Abbazia di Follina, detta anche di Santa Maria di Sanavalle. È un antico monastero cistercense fondato nel XII secolo da monaci pomposiani. La facciata della chiesa è un bell’esempio di gotico a salienti con un grande rosone centrale. L’interno conserva la statua di pietra arenaria Madonna del Sacro Calice, da tempi immemorabili oggetto di venerazione e pellegrinaggio. Di lato l’artistico e suggestivo chiostro con pozzo centrale.
Oderzo, antico municipium romano fondato da Cesare nel 49 a.C. In età paleocristiana fu importante sede vescovile. Opitergium, espugnata e distrutta da Attila nel V secolo e poi dai Longobardi, oggi conserva importanti siti archeologici: area dei Fori di età augustea, area dei Mosaici e un Museo con interessanti reperti, sia di epoca paleoveneta che imperiale.
Serravalle. Il borgo medievale che sorge sulla stretta del Meschio, nel 1866 fu unito a Ceneda per formare il nuovo comune di Vittorio ed è di origini molto antiche. Secondo l’ipotesi più accreditata, il centro era inizialmente un presidio militare romano, di cui rimane il castrum, poi longobardo e infine caminese, con il compito di difendere da eventuali invasori la valle che collegava la pianura con il Cadore e il Norico. Suggestivo il complesso medievale dominato dal santuario di Santa Augusta, arroccato alle pendici del monte Marcantone, a cui si accede salendo un ripido sentiero.
Tra gli appuntamenti di carattere folkloristico e commerciale spiccano:
Antica Fiera di Godega,
la prima domenica di marzo.
Dama Castellana a Conegliano nel mese di giugno con personaggi in
costume rinascimentale.
Antica Fiera di Santa Lucia, in dicembre.
Vicino a Conegliano vi sono anche molte bellezze naturalistiche:
Foresta del Cansiglio.
Vasta faggeta adagiata su un altopiano, a circa
mille metri di altitudine, in antico riservata ad
uso dell’Arsenale di Venezia, e abitata da una piccola comunità cimbra.
Il Cansiglio fu uno dei luoghi principali della Resistenza trevigiana: il Bus
de la Lum, una profonda foiba, fu utilizzato dai partigiani per esecuzioni
sommarie di repubblichini e civili fascisti.
Grotte del Cagljeron, situate nel
comune di Fregona. Il sito consta di una serie di strette fenditure naturali,
incise dal torrente Caglieron, e ampie cave utilizzate fin dall’antichità per
estrarvi la piera dolzha per l’edilizia. Nella forra numerose sono le
cascatelle con alla base grandi marmitte. L’orrido è percorribile grazie ad un
ardito percorso attrezzato.
Laghi di Revine. Due piccoli
specchi d’acqua incastonati nell’amena conca della Vallata. Su una sponda, a
cura della Provincia, è stato ricostruito un villaggio didattico palafitticolo,
il Parco del Livelet, di età neolitica.
Fonti della Livenza e del Gorgazzo.
Suggestive polle sorgive che sgorgano copiose ai piedi della montagna, in comune di
Polcenigo.
Il territorio coneglianese è custode di molti luoghi simbolo della Grande Guerra, tra cui:
Sacrario del Montello, in comune di Nervesa. Austero nella sua forma squadrata e tronca, sorge sul Collesel delle Zorle, quota 176, a dominare il sottostante Piave. Ultimato nel 1935 su progetto dell’arch. Felice Nori, raccoglie le spoglie di oltre 9 mila soldati italiani caduti nelle tre battaglie del Piave. Nei pressi sorge il sacello dove, durante la Battaglia del Solstizio (giugno 1918), precipitò Baracca, il cavaliere dell’aria, che ottenne 34 vittorie aeree più due non confermate.
Isola dei Morti, in comune di Moriago. Isolotto del Piave prospiciente il Montello, chiamato anche Porta della Vittoria, poiché fu qui che l’8ª Armata italiana di Caviglia sfondò le linee difensive austriache nell’ottobre del 1918. In antico era conosciuta come Isola Verde e poi rinominata così dagli austriaci (die Insel der Toten) per il grande numero di cadaveri che andavano ad arenarvisi.
Nervesa della Battaglia. Sacrario del Montello. |
Moriago della Battaglia. Isola dei Morti in occasione della visita del Presidente Ciampi. |
Museo della Battaglia di Vittorio Veneto. Inaugurato da Mussolini nel 1938 nel cinquecentesco palazzo della Comunità di Ceneda che nel 1866, a seguito dell’unificazione degli antichi comuni di Serravalle e Ceneda per formare la nuova città di Vittorio, aveva perso la sua originaria funzione civica. Dopo una lunga chiusura per gli opportuni e radicali restauri, il nuovo museo è stato inaugurato e riaperto alle visite nel novembre 2014.
Cimitero inglese a Tezze di Vazzola. Aperto nel 1920, custodisce le spoglie di 365 soldati dei reggimenti York e Lancaster, e otto aviatori britannici, che combatterono sulle Grave di Papadopoli agli ordini di Lambert conte di Cavan. Un altro piccolo cimitero inglese si trova a Giavera del Montello.
Sacrario francese di Pederobba. Progettato dall’arch. francese Montegny e inaugurato nel 1937 sulla riva destra del Piave, è l’unico sacrario francese in Italia dove riposano circa mille soldati transalpini. Ai piedi del gruppo marmoreo, opera di Louis Lengue, che rappresenta la Francia e l’Italia nell’atto di sorreggere il Caduto francese, vi è una nicchia in cui è conservata una manciata di terra di Bligny dove s’erge il corrispettivo Ossario italiano nel quale trovano riposo le spoglie di circa 4.000 soldati italiani caduti sul fronte occidentale.
In occasione del centenario della Grande Guerra, questi luoghi che lambiscono il Piave possono essere visitati seguendo un percorso guidato di circa 30 km, denominato Da ponte a ponte. Un itinerario tematico che, su piste ciclabili, va dal ponte di Vidor al ponte della Priula.
Cimitero britannico di Tezze di Piave |
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Pederobba. Sacrario dei Caduti francesi sul Piave. |
Cimitero britannico di Giavera del Montello. |
Fagarè della Battaglia. Sacrario italiano del Basso Piave. |
Il maestoso sacrario del Grappa che domina la pianura veneta. |
Ampliando il raggio si possono anche raggiungere:
Sacrario del Grappa. S’apre a ventaglio sulla pianura veneta che domina da quota 1771. Inaugurato nel 1935 su disegno dell’arch. Giovanni Greppi, raccoglie le spoglie di oltre 12 mila soldati italiani e, vicino, 10 mila austriaci, quasi tutti ignoti. Da visitare anche la galleria Vittorio Emanuele III, ramificato complesso difensivo sotterraneo.
Sacrario di Fagarè in comune di S. Biagio di Callalta. Completato nel 1935 su progetto dell’arch. Pietro Del Fabbro. La struttura, ad archi con sopra la scritta Il Piave mormorò non passa lo straniero, raccoglie le spoglie di quasi 11 mila soldati, la metà ignoti, provenienti dai piccoli cimiteri sparsi sul basso Piave. Nel 1942, la stele originaria che sorgeva al centro venne demolita dal Comando Tedesco perché, nelle figure allegoriche incise, vedeva elementi ostili al popolo germanico.
Sacrario tedesco di Quero. Sorge sul Col Maor, luogo in cui si trovava un osservatorio d’artiglieria. Conserva 3.263 salme di soldati austroungarici e 229 alpenjäger tedeschi.
Infine, assolutamente da visitare, il Memoriale degli Alpini della provincia di Treviso:
Bosco delle Penne Mozze di Cison di Valmarino. Inaugurato nel 1972 nella valle di San Daniele. Si tratta di un Memoriale sparso in mezzo ad un bosco naturale dove, lungo un suggestivo intreccio di sentieri, sono state poste 3.500 singole steli d’acciaio, disegnate dal noto scultore trevigiano Simon Benetton, con il nominativo e i dati di tutti gli Alpini trevigiani caduti in guerra e in servizio. Nella vicina vallata di Tòvena si inerpica la Strada dei 100 giorni, un capolavoro ingegneristico pensato e costruito nel 1918 dagli austro-ungarici, utilizzando prigionieri russi, per collegare la Valbelluna al fronte del Piave attraverso l’ostico passo di San Boldo (706 m).
Cison di Valmarino. Il Bosco delle Penne Mozze. |
Tovena 1918. Costruzione strada del San Boldo. |
La terra di Conegliano è legata a illustri personaggi:
Cima da Conegliano, eccelso pittore rinascimentale (Conegliano 1459-1518). Nato da umile famiglia di “cimatori de’ panni”, da cui il nome, in contrada Saran (dietro il duomo, oggi via Cima), fu dapprima garzone-allievo nella bottega del Rosso a Belluno e poi del Di Gerolamo a Treviso. Aperta una propria scuola, si ispirò inizialmente alla tecnica del Vivarini, del Giambellino, del Brera, del Carpaccio, ma fu dal Mantegna che perfezionò la sua mano fino a darvi un personale linguaggio pittorico arricchendolo di luminosità e profondità cromatica. Il suo tratto si distingue per nitidezza e dolcezza di espressione, caratteristiche che trovano risalto nei paesaggi freschi e sereni i quali, assieme al profilo turrito del castello della sua Conegliano, fanno da sfondo alle sue tele più belle. Opere conservate nei maggiori musei del mondo. Nel duomo di Conegliano è conservata la pala Madonna con Bambino e Santi (1493), a San Fior il polittico San Giovanni Battista (1509) contornato dai santi titolari delle chiese della pieve: S. Fiorenzo per S. Fior, S. Martino e S. Bartolomeo per Bibano, S. Lorenzo e S. Urbano per Pianzano, S. Biagio per Baver, S. Vendemiale per S. Vendemiano, S. Pietro per Zoppè, S. Giustina per San Fior di Sotto. Nella sua casa natale dietro il Duomo, oggi opportunamente restaurata, vi è il museo a lui dedicato.
Francesco Beccaruzzi (Conegliano 1492-1563), allievo del Cima e del Tiziano. Nel duomo della città si conservano tre belle tele e una pala; nella chiesa di S. Maria delle Grazie una pala con Vergine in trono con bambino e Santi; in S. Rocco Nozze di S. Caterina d’Alessandria. Al Beccaruzzi è intitolata la piazzetta su cui si affaccia la casa natale, oggi, dopo gli opportuni restauri, sede della Sezione Alpini di Conegliano.
A questi due grandi, forse andrebbe aggiunto Riccardo Perucolo(Conegliano 1515?-1568), pittore anch’egli, se non che non vi rimane alcuna opera, in quanto tutte distrutte su ordine dell’Inquisizione per le sue raffigurazioni “obbrobriose” del Cristo. Avendo abbracciato il Riformismo protestante, fu accusato di non partecipare all’adorazione dell’ostia e condannato per eresia. Si narra che nel 1568 sia finito al rogo.
Pietro Caronelli (Conegliano 1736-1801). Giurista, letterato e filosofo si dedicò con successo agli studi agraria per cui fu insignito dal Senato Veneto del titolo di conte. Alla caduta della Repubblica, nel 1797 presiedette il governo provvisorio di Treviso e Conegliano subendo gravi critiche dalle altre famiglie nobiliari. Venne ucciso dal figlio diciottenne, affetto da gravi turbe psichiche.
Lorenzo da Ponte (Ceneda 1749-New York 1838). Di origine ebraica, prima della conversione si chiamava Emanuele Conegliano che ne indicava la provenienza. Scrittore e soprattutto librettista di Mozart per il quale scrisse le famose opere Così fan tutte, Le nozze di Figaro, Don Giovanni.
Francesco Fenzi (Conegliano1794-1870). Brillante studioso, nel 1840 si trasferì ad Asti al seguito del vescovo cenedese Filippo Artico chiamatovi da Carlo Alberto per le sue idee illuminate. Nel 1848, durante i moti risorgimentali, fece parte del Governo Provvisorio. Grande benefattore di poveri e diseredati, fondò a Conegliano l’omonima Casa di Riposo per anziani cui destinò tutti i suoi beni.
Felice Benedetti (Godega 1822-1886), abate. Benemerito dell’istruzione, combatté tenacemente l’analfabetismo istituendo corsi di prima alfabetizzazione, serali e festivi, per gli adulti. Fu uno dei promotori del Comizio agrario, poi Consorzio di Conegliano (1867). Contemporaneamente assieme a Carpenè e Cerletti contribuì a fondare la Società enologica trevigiana che poi avrebbe originato la prima e la più prestigiosa scuola di enologia italiana, e non solo, oggi Cerletti. Con studi e pubblicazioni specifiche, dedicò molte attenzioni al mondo agricolo nel tentativo di sollevarlo dal suo stato di perenne immobilismo.
Antonio Walluschnig (Conegliano 1834-1910), noto per la sua industriosità, si dedicò dapprima alla costruzione di doghe speciali per botti, poi aprì una fabbrica propria di tini e botti divenendo, per le sue innovazioni, un grande riformatore dei vasi e dei contenitori vinari.
Giuseppe Toniolo (Treviso 1845-Pisa 1918) di Pieve di Soligo. Economista, è considerato il maggior esponente della scuola etico-cristiana in campo sociale, sulla scia aperta dall’enciclica Rerum novarum di Benedetto XIII (1891), e tra i principali artefici dell’inserimento dei cattolici nella vita politica italiana fino ad allora preclusa dalla bolla Non expedit di Pio IX (1874). Beatificato nel 2012, riposa nel duomo di Pieve.
Arnaldo Piutti (Conegliano 1857-1928), chimico geniale, professore universitario a Sassari e Napoli, socio della Regia Accademia dei Lincei e insignito di vari titoli accademici. Durante la Grande Guerra perfezionò la formula di gas lacrimogeni.
Ugo Cerletti (Conegliano 1877-Roma 1963), capitano medico degli alpini, nella Grande Guerra operò in Valtellina guadagnandosi sul campo la Medaglia di Bronzo. In campo bellico, inventò una speciale tuta bianca mimetizzante e realizzò una spoletta speciale per scoppio ritardato delle granate. In seguito, titolare della cattedra di neuropsichiatria dell’università di Roma, divenne ricercatore di fama mondiale: inventò l’elettroshock e per due volte fu candidato al Nobel.
Marco Fanno (Conegliano 1878-1965), economista, accademico, docente universitario dei Lincei di fama nazionale. Pur convinto cattolico, essendo di origine ebraica, fu colpito dalle Leggi Razziali del 1938 e costretto ad abbandonare l’insegnamento per ritirarsi nel convento di Praglia fino alla Liberazione. Al maestro illustre di scienza economica e di vita, oggi è intitolata la scuola superiore di ragioneria.
Meneghelli Antonietta in arte Toti Dal Monte (Mogliano 1899-Treviso 1975), solighese di adozione, soprano di fama internazionale.
Andrea Zanzotto(Pieve di Soligo 1921-Conegliano 2011) ritenuto dalla critica letteraria il poeta italiano più significativo della seconda metà del Novecento.
A questi illustri personaggi vanno aggiunte famiglie che nel dopoguerra, con la loro vivacità imprenditoriale, nel contesto di ciò che è identificato come lo straordinario modello economico veneto, hanno contribuito alla diffusione del benessere in tutto il territorio: Zoppas, Carpenè-Malvolti, De Nardi, Dal Vera, Piovesana, Antoniazzi…