ALPINI SEMPRE 1925-2015 - I 90 anni della Sezione di Conegliano

1925-2015

GUIDO CURTO (1955-1974)

Nel 1955, presso il salone dell’Helvetia, in fondo a piazzale San Martino (ex Foro Boario), venne eletto Presidente il comm. Guido Curto, figura di rilievo della vita politica e amministrativa di Conegliano, in sostituzione dell’avv. Gerolamo Zava “quasi ottantenne e stanco che rassegna le proprie dimissioni dalla carica non potendo ulteriormente svolgere una proficua attività a favore della Sezione.” Per acclamazione Zava venne proclamato Presidente onorario.

Il primo Consiglio Direttivo della lunga e proficua azione di Curto era così composto:
Presidente Curto Enot. Guido
Presidente onorario Gerolamo Zava
Vice Presidenti: Giacomo Vallomy e Francesco Travaini
Consiglieri: Giovanni Pansolin, capogruppo di Solighetto - Desiderio Viezzer, capogruppo di Soligo - Giovanni Bonotto, capogruppo di Vazzola - Umberto Martinelli - Valerio Larese - Bruno Moras - Tullio De Vido - Giovanni Borga - Otello Dugone - Geremia Vendrame di Conegliano
Segretario Giovanni Daccò
Cappellano mons. Francesco Sartor
Medico dott. Giovanni Dalla Zentil.

Guido Curto nacque a Conegliano nel 1895. Frequentò la prestigiosa Scuola Agraria di Enologia, conseguendo il diploma di enotecnico nel 1913. Emigrò in Argentina per rimpatriare come volontario, nonostante il parere contrario della famiglia, allo scoppio della Grande Guerra. Fu arruolato con il grado di tenente nel 7° e patì la prigionia. Nel 1920 ricostituì i Vivai Curto, creati dal padre nel 1912 in zona Parè e completamente devastati nel corso della guerra. Fu membro del Consiglio d’Amministrazione del Cerletti e per un quarto di secolo presidente della rinomata latteria sociale turnaria di Collalbrigo, fondata nel 1934. Nel 1944, assieme ad altri noti esponenti coneglianesi sia politici che religiosi, come mons. Antoniazzi, dal Comando locale della Gestapo fu messo nell’elenco dei possibili ostaggi da inviare nei lager tedeschi in caso di reiterate operazioni partigiane. Nel 1952 è consigliere dell’Ente provinciale della Liberazione della Marca Trevigiana. Decisamente notevole il suo apporto alla vita politica della città nell’immediato dopoguerra: con il partito della Democrazia Cristiana, ricoprì la carica di assessore dal 1946 al 1949 e concluse la prima legislatura del dopoguerra come sindaco per gli ultimi due anni sostituendo il dott. Manzoni. Nel 1951 venne rieletto alla carica di primo cittadino, guidando l’Amministrazione di Conegliano ininterrottamente fino al 1956. In questo periodo dovette affrontare e mediare le prime tensioni sindacali che agitavano le masse operaie, in particolare nel 1952 alla Zoppas che già allora contava oltre mille dipendenti. Dopo una parentesi per dedicarsi ad altri incarichi gestionali, sedette ancora sui banchi consiliari dal 1965 al 1969 con il sindaco alpino cap. Francesco Salvador.

Nel 1964 fu insignito della Commenda dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana. Nell’occasione, l’amico avv. Travaini ebbe a dire: “Curto vede premiato con l’elevata onorificenza mezzo secolo di dedizione alla Patria e al Lavoro: dal suo ritorno dall’Argentina, ove conduceva con i fratelli una moderna fazenda, per partecipare volontario nelle Penne Nere alla guerra 1915-18 nel corso della quale cadde prigioniero, alla decisione di rimanere nella sua Conegliano rinunciando a ripartire per Mendoza. Molti sono i meriti dell’enot. Curto nel campo agrario per aver dissodato e rese fertilissime larghe plaghe paludose del litorale veneziano e per i risultati conseguiti dalle sue aziende i cui prodotti viticoli sono conosciuti in Italia e all’Estero. Nota è inoltre l’opera prestata dal Commendator Curto nella vita pubblica coneglianese quale Sindaco, Presidente delle Opere Pie e dell’Istituto Autonomo per le Case Popolari, ed infine per la sua più che quarantennale dedizione all’Associazione Alpini.”

Nel 1966, con la tipografia Scarpis, pubblicò un opuscolo con interessanti nozioni di viticoltura e un catalogo dei vitigni e delle piante in vendita presso la sua azienda vivaistica. Oggi il breve trattato è pressoché introvabile: una copia è conservata nella biblioteca di Gorizia e un’altra a Vicenza presso la biblioteca internazionale di settore La Vigna.

Morì nella sua tenuta di Cavallino-Jesolo nel 1976. A scortarlo nel suo ultimo viaggio a Domanins di Zoppola, dove è sepolto, il gonfalone di Conegliano con il sindaco Giubilato, il vessillo sezionale con Vallomy e tutti i gagliardetti dei Gruppi.

In questo lungo periodo di presidenza, che lo vede presente a tutte le manifestazioni, la Sezione si espande in tutto il comprensorio e, grazie appunto a questa presenza capillare, molti sono gli obiettivi raggiunti anche a livello locale, conseguentemente alla nascita di nuovi Gruppi. Causa il crescente numero dei delegati, la sede storica della sala panoramica Ristoro del Castello, in cui si svolgevano i lavori dell’assemblea generale, si rivelava sempre più insufficiente e pertanto, nel 1967 sarà trasferita nel più capiente, e più agevole da raggiungere, salone del Pio X, eletto sacrario dell’arma artiglieria.

Questo, in sintesi, il percorso della Sezione con Curto, gli avvenimenti più significativi e le date da ricordare:

1955

• partecipazione all’Adunata triveneta di Vittorio Veneto ove il vessillo di Conegliano si merita la medaglia d’Oro attribuita alla Sezione intervenuta con maggior numero di partecipanti.


1955. Adunata di Trieste.

 1956

Il Presidente Curto con la sua presenza onora la nascita dei Gruppi di:
Colfosco, primo capogruppo fu Virginio Trentin che rimase in carica fino al 1979, sostituito da Angelo Collotto.
Falzè di Piave, primo capogruppo Luigi Antoniazzi, classe 1895, volontario nei reparti alpini del Cadore durante la Grande Guerra. L’allora parroco, don Pietro Velo, orfano di padre alpino caduto nella Grande Guerra, si sentì particolarmente onorato e commosso che il Gruppo avesse scelto proprio sua mamma come madrina del nuovo gagliardetto, benedetto dal cappellano sezionale mons. Sartor. Successivamente a guidare il Gruppo fu chiamato Pietro Breda.
Refrontolo, anche se l’attività dei soci, iscritti a Solighetto, era iniziata un decennio prima con la partecipazione all’adunata di Bassano nel 1948 e promuovendo varie attività in paese. Capogruppo è Giuseppe Meneghetti seguito nel 1967 da Bernardino Lot. Il gagliardetto è intestato al concittadino ten. Piero Colles, btg Borgo San Dalmazzo della Cuneense, deceduto in prigionia a Tambov nel 1943.
S. Maria-S. Michele, primo capogruppo è Virgilio Da Dalto, classe 1925, che resterà in carica fino al 1993. Il suo posto sarà preso da Antonio Daminato.  La nascita del Gruppo è onorata dalla presenza della M.O. Enrico Reginato, da poco rientrato dalla lunga prigionia in Russia. Madrina è la sig.ra Rosina, nipote di Antonio Moret, zappatore alpino, Medaglia d’Argento caduto sui Cadini nel 1916. Il nuovo gagliardetto è benedetto, come tutti in quel periodo, dal sempre presente mons. Francesco Sartor, figura straordinaria di cappellano sezionale.


1956. Falzè di Piave.

1957

• la Sezione partecipa alle celebrazioni del 40° anniversario della battaglia dell’Ortigara, la prima del dopoguerra.

1958

• nasce il Gruppo di Mareno di Piave, primo capogruppo il dott. Remigio Verri, ufficiale medico degli alpini, che rimase in carica fino al 1964, data in cui venne a mancare, sostituito da Francesco Salvador.
• nasce il Gruppo di Santa Lucia di Piave. Dopo un lungo periodo di promozione e preparazione, in febbraio si costituisce ufficialmente il nuovo sodalizio alpino con alla guida il dott. Ariberto Messina, che dal Ministero della Sanità sarà insignito di Medaglia d’Oro per la sua battaglia contro la poliomelite, in quegli anni particolarmente perniciosa. A Messina seguirà Davide Bernardi. Il nuovo gagliardetto fu benedetto dall’onnipresente cappellano sezionale, mons. Francesco Sartor, mentre l’orazione ufficiale fu tenuta dal presidente Curto alla presenza di centinaia Penne Nere.

1959

• il 3 e 4 ottobre a Conegliano si tiene il Terzo Raduno Triveneto. “Motivo della nuova adunata scarpona- scrive Fiamme Verdi -era rappresentato dall’inaugurazione dei due cippi portabandiera alla base della Gradinata degli Alpini, donati dalla nostra Sezione al Comune di Conegliano. Il successo di tale manifestazione fu completo: la sfilata si svolse tra i calorosi applausi dei coneglianesi che parteciparono poi assieme agli alpini alla S. Messa celebrata da Mons. Sartor. Oltre al predetto nostro Cappellano sezionale, parlarono nell’occasione il Sindaco Prof. Da Broi e il nostro Presidente Enot. Guido Curto, il quale concluse augurandosi di rivedere presto confluire ancora a Conegliano gli alpini delle Venezie.” Ospiti d’onore della cerimonia sono le Medaglie d’Oro gen. Reginato, da poco rientrato da una lunga prigionia in Russia, col. Magnani e mar. magg. Ziliotto. Mons. Sartor porta la benedizione di papa Roncalli, che fu cappellano militare nella Grande Guerra: “Ad Alpini di Conegliano, costì convenuti per assistere sacro rito per anime loro commilitoni scomparsi, sua Santità Giovanni XXIII, auspicando fraterno incontro rinsaldi in essi sentimenti di scambievole cristiano amore, invia largamente confortatrice e propiziatrice implorata apostolica benedizione.”


1959. Raduno Triveneto. Curto con i bocia al castello.


Anche Nettuno, che zampilla vino, con il cappello alpino.

rinasce il Gruppo di San Vendemiano, che conserva gelosamente ancora il gagliardetto del 1933, guidato inizialmente dal ten. Camillo Battel di Saccon e poi, per un trentennio, dal giovane capogruppo Igino Citron, alpino del Cividale. Il Gruppo ha una rapida crescita, raggiungendo in pochi mesi quota 100 iscritti.

1960

ricostituzione del Gruppo di San Pietro di Feletto su volontà dei reduci guidati da Giovanni Ceschin. Madrina del Gruppo è la sig.ra Wilma, sorella della M.O. Luigi Spellanzon. Il nuovo gagliardetto fu battezzato da mons. Francesco Sartor, cappellano sezionale. Il gagliardetto originario venne perduto durante la guerra.


1960. Il presidente Curto, Travaini, mons. Sartor e Daccò all’Adunata di Venezia.

• al circolo Accademia viene istituita nuovamente la Veglia Verde, oggi chiamata Cena sezionale. “Tutto è riuscito come era nostro desiderio - commenta il presidente Curto - ed esprimo a nome di tutti gli alpini il ringraziamento più vivo a chi ha lavorato perché, oltre che allietare la nostra gente, l’allegro trattenimento ha contribuito ad aggiustare un po’ le nostre magre finanze.”

1961

• Proprio per dare voce e risalto all’attività della Sezione e dei 15 Gruppi, sempre più operosi ed attivi, viene fondato il periodico sezionale Fiamme Verdi sotto la direzione del prof. Mario Altarui, noto saggista e storico trevigiano. Questo il saluto di Curto nel primo numero: “Cari baldi Alpini della mia Sezione, in occasione della nascita di Fiamme Verdi desidero anzitutto porgervi il più sincero e cordiale saluto del Consiglio Direttivo sezionale, nella certezza che il dono che vi viene oggi fatto costituirà per voi tutti, oltre che una piacevole sorpresa, anche la convinzione che qui, dal Comando della Sezione, il pensiero è costantemente rivolto a tutti i nostri Gruppi e ai bravi soci che li compongono. Fiamme Verdi rappresenta infatti un mezzo di collegamento moderno ed efficace tra tutte le unità della Sezione, messaggero di notizie di carattere organizzativo e formativo, rammentatore di ricordi della passata ed indimenticabile naja scarpona, portavoce delle nostre idee tanto semplici quanto sublimi, difensore degli insostituibili ideali di Patria, fraternità, amore e comprensione nazionali ed internazionali. Il titolo della pubblicazione e la testata così mirabilmente composta da quel grande e generoso amico degli Alpini che è l’artista Ainardi, sintetizzano le finalità del giornale che oggi giunge alle vostre case. Fiamme Verdi sono le mostrine che abbiamo portato per tanti anni e sono i gagliardetti che i nostri Gruppi hanno voluto benedetti e che fiammeggiano nelle nostre adunate pervase di equilibrata gagliardia scarpona; Fiamme Verdi siamo noi tutti, Alpini di tante fatiche di guerra, di molte imprese civili, sportive, umane. Alpini rimasti e trascorsi; perché in noi rivivono anche i Caduti ed è sopratutto per Loro che l’ANA ha motivo di esistere, per non rendere vano il sacrificio delle Penne Mozze e di tutti gli altri Soldati d’Italia. Salute a voi tutti, Alpini di Conegliano alpina, di ogni ordine sociale e di ogni grado, ricchi e poveri come ripeteva lo squillo della naja, ma uguali tutti nelle fiamme verdi che fregiarono la nostra divisa e nella fiamma fraterna che inestinguibile arde nei nostri cuori.”
Grazie a Fiamme Verdi sappiamo che il bollino, non dopo vivaci discussioni, venne portato a 350 lire, poco meno di 5 euro attuali.


Mario Altarui

Primo Numero di Fiamme Verdi

 


Renato Brunello

• con una toccante cerimonia alla Gradinata degli Alpini, la Città di Conegliano e la Sezione accolgono i resti mortali del magg. Giovanni Piovesana, caduto in Albania nel 1941, che finalmente tornavano a casa. Così si espresse l’amico Travaini, vicepresidente: “Maggiore Giovanni Piovesana! Amico carissimo! È con un baleno d’orgoglio negli occhi, ma col pianto e lo strazio nel cuore che noi, tuoi concittadini, tuoi amici, ti accogliamo oggi e ti diamo il nostro commosso saluto su questa Gradinata che, anche e soprattutto dal tuo eroismo e dal tuo sacrificio, ha tratto il nome. La tua Conegliano è tutta qui, oggi, che ti attende come per tanti anni ti ha atteso: riconoscente e commossa. Tu sei ora assurto alla gloria degli eroi. Noi siamo qui: tu ci vedi, tu ci senti. Per te siamo qui, per dirti che il tuo sacrificio non è stato inutile; per dirti che, malgrado il trascorrere veloce del tempo, non ti abbiamo dimenticato, il nostro affetto per te non è diminuito… perché gli eroi non muoiono.”

• inaugurazione del Tempio Votivo di Ponte della Priula dedicato a tutti i Caduti delle otto nazioni che si fronteggiarono sul Piave. Più precisamente venne festeggiato il compimento della torre e la collocazione delle quattro campane denominate: Ave Plavis, Vittorio Veneto, Montello e Monte Grappa.

• il 26 agosto, la sede sezionale passa dalla storica trattoria Nazionale alla nuova allocata in una “bella saletta messaci gentilmente a disposizione dal proprietario delle Torreselle a Porta Dante, a ridosso delle antiche gloriose mura coneglianesi.” Per l’occasione Fiamme Verdi, in uno spaccato di schietto e rusticano cameratismo, scrive: “Al rito della benedizione, effettuata da mons. Sartor, è seguito un rinfresco all’alpina, non costituito da rivoltanti pasticcini, ma da piatti strabocchevoli di prosciutto, soppressa, ossocollo, olive farcite, formaggio piccantino e un torrentello di vino generoso. Sono stati parecchi coloro che hanno atteso che giungesse mezzanotte, fra canti e fiaschi; dopo poche ore di riposo erano nuovamente in sede per perfezionare i programmi delle molte attività in corso: simboli di vivere alpino fatto di allegria e di lavoro, e la nuova sede ben si presta allo svolgimento completo di entrambi gli scopi.”

Le assemblee generali si tengono, come sempre, al Ristoro del castello.

Nel frattempo il Presidente Curto tiene a battesimo la nascita di un nuovo Gruppo:
San Fior, forte già di 106 soci, primo capogruppo Lorenzo Vinera che resterà in carica fino al 1973, sostituito da Leonardo Meneghin. Oltre alle autorità, presenzia anche la M.O. Enrico Reginato. Nel benedire il nuovo gagliardetto, offerto dal sindaco Gino Leiballi, il cappellano sezionale “…mons. Sartor ha poi sottolineato la familiarità esistente nell’Associazione Alpini e precisato che essa ha motivo di esistenza anche per la conservazione dei ricordi di ogni singolo alpino; i ricordi e gli eroismi rimarrebbero infatti isolati e forse dimenticati se l’associazione non ne organizzasse la raccolta, perpetuandoli nel futuro ad insegnamento delle venienti generazioni.

la Sezione è a Calalzo a visitare i bambini accolti nella colonia Vazzoler. “Dopo la messa celebrata da mons. Sartor i bambini, alpini di domani, hanno deposto dei fiori sulla tomba del cappellano alpino don Pietro Zangrando e sulla lapide dei Caduti per la liberazione.”

a Pieve di Soligo, solenni esequie del col. Bernardino Ghetti, consigliere sezionale negli anni Trenta e uno dei fondatori del Gruppo. Nato nel 1880, come tenente del Val Cismon combatté sull’Ortigara, sul Grappa e sul Campigoletti dove nel 1917 fu decorato di Medaglia di Bronzo. Venne richiamato per la Campagna d’Etiopia e col grado di maggiore comandò un battaglione di ascari nelle regioni della Dancalia e Goggian. Nel periodo 1940-43 comandò il presidio militare di Albona d’Istria.

1962

• per equilibrarne la proporzionalità assembleare ed elettiva, il C.D. decide che ogni Gruppo, compreso il Città che fino ad allora era il più facilitato, nomini un Delegato all’Assemblea ogni 50 soci o frazione non inferiore a 10. Anche i Gruppi con meno di cinquanta avranno, comunque, diritto di rappresentanza con un delegato.

La Sezione intanto si allarga con la nascita di due nuovi Gruppi nel Quartier del Piave:
Barbisano, primo Capogruppo Angelo Gobbolin, reduce della Grande Guerra. Nel suo discorso, il presidente Curto mette in evidenza lo sviluppo della Sezione in quest’ultimo dopoguerra e “l’importanza del nuovo Gruppo di Barbisano organizzatosi celermente per la buona volontà dei promotori e dei soci tutti.”
Sernaglia della Battaglia, che allora comprendeva anche Fontigo, con Teofilo Gobbato. I soci sono ben 135. Il gagliardetto è benedetto da mons. Sartor, mentre Curto lascia a Vallomy l’onore dell’orazione ufficiale. Il gonfalone comunale oggi è decorato di M.O. al Valor Civile per le sofferenze patite dalla popolazione durante il periodo dell’occupazione austro-tedesca 1917-18.


1962. Sernaglia della Battaglia

• Durante i lavori assembleari Curto annuncia che “Per il corrente anno è prevista l’istituzione di un nuovo Gruppo a Codognè e voglio essere certo che, con la collaborazione di qualche buon elemento locale, anche questa nuova unità alpina si realizzerà al più presto. Purtroppo la speranza del Presidente sarà disattesa e troverà realizzazione solo nel 1990.

• a Motta di Livenza si svolge la terza Adunata provinciale in occasione del 90° del Corpo degli Alpini. La nostra Sezione era preceduta dalla fanfara del Gruppo di Collalbrigo, dal vessillo e dalla presidenza con vari consiglieri sezionali; tra i gagliardetti erano presenti quelli dei Gruppi di Solighetto, Colfosco, Collalbrigo, Mareno di Piave, Ogliano, San Fior, S. Maria di Feletto e del Gruppo-Città. I nostri soci erano complessivamente trecento circa.”

1963

• il 24 febbraio, all’unanimità Guido Curto è riconfermato Presidente sezionale. Così egli si rivolge all’Assemblea: “Noi da lunghi anni, confortati dalla Vostra benevolenza, abbiamo guidato con fede e con passione se non con competenza, la barca. Io stesso presiedo questa Sezione fin dal 1955. Sarebbe ora che noi cedessimo il comando e lasciassimo la stecca a qualcun altro, più giovane di noi ed in questo senso riteniamo vorrete indirizzare i Vostri suffragi. A noi ci sarà premio il sapere che Voi avrete approvato quanto abbiamo potuto fare o far fare con le modestissime nostre forze, nella più perfetta buona fede e con le mani pulite e che ci avrete perdonato tutte le immancabili manchevolezze dovute non tanto a colpa nostra quanto alla limitatezza delle nostre forze.”
I soci intanto sono saliti a 1356.

• rinasce il Gruppo di Pieve di Soligo con capogruppo il geom. Dino Grendene e come anima organizzativa Alfredo Battistella.  Il nuovo gagliardetto è benedetto da don Paolo Chiavacci, ufficiale alpino. Il Gruppo, nato nel 1929, si era sciolto nel 1944 con la morte del fondatore magg. Floriano Ferrazzi. La nuova sede viene inaugurata alla Baracca.

onoranze della Sezione a Rivoli Veronese sulla tomba del pluridecorato gen. Gerolamo Busolli (1878-1946), mitico comandante del Levanna, nativo di Pieve.

• il ten. medico Giulio Bedeschi, reduce di Russia con il Conegliano, pubblica “Centomila gavette di ghiaccio” con cui vincerà il prestigioso premio Bancarella. Così, nella recensione su Fiamme Verdi, il direttore Mario Altarui scrive: “È il fiore più bello che Giulio Bedeschi potesse posare sulle tombe dei compagni contrassegnate da centomila gavette di ghiaccio; la commozione e la riconoscenza dei lettori varranno a mantenere vivo per sempre questo fiore di pianto.”

• Conegliano ospita il Quarto Raduno Triveneto al quale partecipano oltre 8 mila Penne Nere. Il momento saliente è lo scoprimento della lapide commemorativa della costituzione del 7° Alpini sulla facciata dell’ex caserma Marras in Piazzale S. Martino, prima sede del Reggimento.

disastro del Vajont. Nelle opere di soccorso si distinguono il 7° Alpini e il 6° Artiglieria da Montagna le cui bandiere verranno poi onorate di Medaglia d’Oro al Valor Civile.
In quell’occasione il Corriere della Sera, riportando una grande foto con gli Alpini impegnati nelle operazioni, titolava a piena pagina: La Battaglia di Longarone. Sono tornati i soldati italiani. E nell’articolo si legge: “Impegnati in un’opera di pietà con lo stesso impeto e la stessa abnegazione che avrebbero posto in combattimento, i seimila soldati agli ordini del gen. Ciglieri hanno restituito agli italiani l’antico senso di rispetto verso l’esercito.”

1964

• adunata sezionale a San Fior con dono di una lampada votiva nel cimitero a ricordo di tutti gli Alpini caduti.

• nel corso della Veglia Verde, presso il ristorante Cima, il comandante della Julia gen. Zavattaro-Ardizzi appunta le insegne di Commendatore dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana al presidente enot. Guido Curto e quelle di Cavaliere Ufficiale dello stesso Ordine al prof. Giacomo Vallomy.

1965

• il Consiglio delibera di assegnare un delegato sezionale ad ogni Gruppo in modo da pianificarne la progettualità con criteri sinergici e funzionali.
Per curiosità, ecco le prime cariche:
Guido Curto delegato per i Gruppi Città (163 soci) e Falzè di Piave (120); Francesco Travaini per Solighetto (74); Giovanni Daccò per San Vendemiano (132); Gaspare Baccinello per Refrontolo (27); Gino Barazza per Collalbrigo (76); Franco Buosi per Ogliano (50); Gianfranco Bellotto per Colfosco (46); Antonino Cais per Pieve di Soligo (85); Igino Citron per San Fior (148); Giuseppe Fadelli per Vazzola (46); Giovanni Mason per Barbisano (60) e S. Maria di Feletto (33); Ariberto Messina per Susegana (93); Adriano Moretti per S. Lucia di Piave (120); Sante Rosso per S. Pietro di Feletto (41); Giacomo Soravia per Mareno di Piave (75); Giacomo Vallomy per Soligo (103); Desiderio Viezzer per Sernaglia della Battaglia (101).
Da notare che i Consiglieri sezionali, ad accezione di Citron, Messina e Viezzer sono tutti di Conegliano.

• a Soligo, sul Col de Fer viene posto un gigantesco cappello alpino su ideazione del comm. Alfredo Battistella.

• 12 settembre, si tiene alle Tofane il 6° Raduno Alpino Triveneto promosso dalle Sezioni alpine del Nordest come pellegrinaggio in memoria di Cantore nel 50° della morte.

• dopo la fase preparatoria condotta da Curto, Daccò e Citron, nasce il Gruppo di Orsago intitolato alla M.O. Giovanni Bortolotto. Primo Capogruppo è nominato Luigi Battistuzzi. Il nuovo gagliardetto è donato dal col. Piasenti, da poco comandante della Sezione Staccata di Artiglieria di Conegliano, in quanto particolarmente lieto di trovarsi, spiega, “…io Artigliere Alpino, in una zona di ampio reclutamento di eroici Montagnini come il serg. Bortolotto.”

• inaugurazione Monumento Caduti ad Albina di Gaiarine.

• commemorazione 25° della battaglia di Galina de Ciaf, una delle più cruente sostenute dagli alpini nella Campagna di Grecia nel corso della quale cadde anche il col. Psaro comandante del 7°.

1966

• Curto, nel corso dei lavori assembleari, rimarcando la stagnazione delle iscrizioni (1700 circa su 20 Gruppi), sollecita i Capigruppo ad una più capillare azione di proselitismo: “…diamoci pertanto la parola d’ordine: dare la caccia all’alpino per farlo diventare Alpino e l’A maiuscola vale a dire iscritto all’ANA. E una volta tesserato- e l’ordine è perentorio -il Socio si deve perdere solo quando passa in forza alla Sezione di Cantore.” Più chiaro di così… e infatti l’anno dopo gli iscritti salgono a quasi duemila.


1967. Corbanese

1967

• da questa data le Assemblee dei Delegati si tengono non più al Castello ma presso il salone del Pio X, Sacrario dell’Arma di Artiglieria, più agevole da raggiungere.

• muore improvvisamente a Conegliano la signorina cav. Dina Orsi che durante la Campagna d’Africa fu infermiera volontaria di grado superiore, da sempre molto vicina alle idealità della Sezione e attiva in molte iniziative assistenziali e sociali della provincia.

• raduno a San Vendemiano, a quella data il Gruppo più numeroso della Sezione con 207 iscritti.

• adunata sezionale ad Orsago. L’orazione ufficiale viene tenuta dal ten. col. Alberto Piasenti.

• primo raduno-pellegrinaggio sezionale all’Ortigara, il monte sacro degli alpini, nel 50° della sanguinosa battaglia, a cui partecipano, oltre al vessillo sezionale, i gagliardetti di Collalbrigo, Ogliano, Orsago e San Fior.

• viene inaugurata la nuova sede di Collalbrigo. “Dopo la benedizione alla lapide dedicata ai Caduti della frazione di Collalbrigo, e la deposizione di una corona d’alloro, è seguita la benedizione inaugurale della nuova sede del Gruppo ottimamente realizzata e per la quale il presidente sezionale comm. Curto ha espresso il vivo compiacimento della Sezione al capogruppo Giovanni Mason.”

• la Sezione accoglie il ten. col. Luciano Zani, btg Val Chiese del 6°, Medaglia d’Oro in Russia.

gita sezionale (ben 14 corriere e quasi 800 partecipanti) a Tolmezzo in visita ai bocia in armi.

Corbanese è il 21° Gruppo della Sezione. A guidarlo è nominato Giorgio Pol. Curto porta il “meritato plauso del Consiglio Direttivo per l’instancabile attività dei promotori e per l’avvenuta costituzione del Gruppo che già dalla prima giornata ha saputo dimostrare di poter affermarsi tra i migliori.”

• nel numero 5 di settembre-ottobre, il direttore di Fiamme Verdi, Mario Altarui, lancia “un’idea matta”: quella di creare in provincia il “Bosco degli Alpini morti”. Idea subito caldeggiata da Curto e dai Capigruppo.

• 10° anniversario della costituzione del Gruppo di Falzè e 50° della ricorrenza dell’esodo della popolazione a seguito dell’occupazione austriaca e degli eventi bellici sul Piave, quando il paese era diventato prima linea di combattimento. Sulla riva del fiume s’erge il monumento del 1921, opera bronzea di Giovanni Possamai, dedicato agli Arditi, i Caimani del Piave, che per primi infransero le difese nemiche.

• 40° del Gruppo di Ogliano. “E noi ricordiamo ugualmente- si legge nel Gazzettino -che il buon Gigio Chies è alla guida del Gruppo di Ogliano fin dalla sua costituzione, e che i suoi alpini non vogliono lasciarlo andare anche se gli anni cominciano a pesare sulle sue spalle. Il bravo vecio, classe 1895, si è fatta tutta intera la guerra 1915-18, combattendo al passo della Sentinella e sull’Ortigara col 7° alpini; col grado di sergente passò al 5° Reggimento combattendo sulla Bainsizza nella 286ª compagnia del btg Monte Tonale.” Luigi Chies muore nel 1979.

1968

• adunata sezionale a Santa Lucia di Piave, con solenne commemorazione di fra Claudio, al secolo Riccardo Granzotto (1900-47), insigne scultore. Sarà beatificato da Giovanni Paolo II nel 1994.

• il Cinquantesimo della Vittoria viene solennemente ricordato a Conegliano con la commemorazione della M.O. s.ten. Angelo Parrilla, Ragazzo del ’99, al quale viene intitolata una via della città. Nell’occasione, Fiamme Verdi si è resa portavoce di Enrico Bozzoli (allora giovane dipendente comunale, padre del past president Battista), che la mattina del 30 ottobre 1918 rese per primo omaggio alla salma di Parrilla nel casolare di Costabella ove cadde, per una degna rievocazione del suo sacrificio.

• il Gruppo di Mareno organizza, in concomitanza con il 10° anniversario della propria fondazione, le manifestazioni conclusive per il 50° anniversario della Vittoria.

Il Presidente Curto, nel corso dell’anno, presenzia alle cerimonie di costituzione di tre nuovi Gruppi. I contenuti dei discorsi vanno contestualizzati al clima politico di quel periodo, il Sessantotto, come ferma risposta ai movimenti di dura e violenta contestazione studentesca verso le Istituzioni, e i vili attentati terroristici in Alto Adige.

Fontigo, si stacca dal Gruppo di Sernaglia per formarne uno autonomo con alla guida Ernesto Sartori. Tra i fondatori ricordiamo l’artigliere Gildo Mariotto, decorato di Croce al V.M.: “Servente al pezzo di batteria alpina, volontariamente si aggregava ad un battaglione alpino, già duramente provato in aspri combattimenti e, dopo furiosa lotta, entrava con i primi in paese saldamente presidiato da mezzi corazzati ed artiglieria nemica, contribuendo a liberare nostri prigionieri. Nikolajewka, 26 gennaio 1943.” Così il presidente Curto saluta il nuovo arrivato: “Mi sento perciò orgoglioso di accogliervi fra le file dei vecchi e dei giovani Alpini della Sezione di Conegliano, tutti con me vi salutano e vi abbracciano con affetto fraterno. Il perché di questo nostro entusiasmo dobbiamo cercarlo nella nostra fede, nella nostra volontà, qui con il nostro cappello sulle ventitrè con la penna nera sappiamo che occorre esser pronti ad aiutare chi ha bisogno, a trovarci qualche volta per guardarci negli occhi per fare qualche bella cantata rinforzata da qualche buon bicchiere del nostro buon vino. Qui siamo per ricordare insieme chi ha sacrificato la vita per poter oggi liberamente godere di una bella giornata che può ritemprare i nostri animi e farci godere di un giorno di fraternità e di amicizia ricordando, sia i vecchi che i giovani, i tempi duri passati insieme ben orgogliosi di aver fatto il nostro dovere verso la Patria e verso la nostra famiglia.”


1968. Pianzano

• a febbraio Pianzano, il nuovo sodalizio guidato da Antonio Pagotto si forma con alpini pianzanesi provenienti da Gruppi vicini. Presente Curto, queste le parole dell’oratore ufficiale, vicepresidente col. Piasenti: “Siate i benvenuti, alpini di Pianzano, nella nostra famiglia dell’ANA, madre dalle braccia sempre aperte e amorose, dotata di un cuore che è tutta Patria e tradizione alpina. Siate i benvenuti nella Sezione di Conegliano, poiché la vostra rappresenta la 22° stella nel nostro labaro dalle 4 Medaglie d’Oro. Il vostro gagliardetto, benedetto da Dio, alzatelo di fronte al sole, affinché ne riceva calore e vita, alzatelo nella pioggia affinché senta in questa il mormorio dei nostri torrenti, alzatelo al vento che gli porti l’alito dei nostri monti ed il profumo dei nostri boschi. Alzatelo in alto, sempre più in alto, ché il suo garrire sia visto fino alle frontiere della Patria, per rincuorare i nostri ragazzi di guardia lassù e per far sapere a quelli d’oltre confine, che altri cuori si sono uniti, che altre volontà si sono strette attorno al vessillo della Patria e dell’onore. Alzatelo in alto, diritto come la vostra penna nera, e sia di timore ai violenti, di speranza agli oppressi e conforto ai bisognosi di soccorso.” Dopo Pagotto, nella carica di capogruppo seguiranno Fioravante Battistella e Eugenio Bolzan.

• a settembre Bibano-Godega, primo Capogruppo Vittorio Padovan. Come a Pianzano, Curto lascia il saluto della Sezione alla vis oratoria del col. Piasenti: “Alpini di Godega e Bibano, siate orgogliosi e fieri di entrare nella nostra associazione e, come dissi ancora, non vi fidate di coloro che non capiscono e criticano i nostri gioiosi incontri, le nostre serene, allegre riunioni, perché è gente che non ha cuore, che non ha fatto la naja, che non sa cosa vuol dire sacrificio, che non ha alcun affetto per i ricordi dei suoi commilitoni, per le nostalgie del suo passato. Gettate dietro le spalle da buoni montanari, le ironie ed i commenti, le dicerie e le critiche, e ripetete con fermezza a certa gente che se nel mondo fossero tutti alpini, non assisteremmo oggi a certi ignobili spettacoli. Noi, col nostro spirito alpino improntato di cameratismo, di amore per la nostra terra, per la nostra famiglia, per i nostri sacri ideali, per la nostra Patria, non possiamo dimenticare chi ha combattuto al nostro fianco, chi è morto nell’adempimento di un sacro dovere, le Penne Mozze sacrificate nel compimento del servizio verso la Patria. Non è retorica, ma è pura verità e realtà storica, perché ogni terra d’Europa e d’Africa ha conosciuto il colore del vostro sangue generoso e il valore dei vostro sacrificio. E con questo spirito fiero, pieno di ricordi ed affetti, voi oggi avete inaugurato il vostro Gruppo nel cinquantenario della Vittoria. Fate garrire al vento i gagliardetti della Patria e fate che il loro sventolio sia solenne e maestoso come il volo dell’aquila, voi che dell’aquila portate con orgoglio l’emblema sul vostro cappello alpino, voi che con l’aquila ne dividete i picchi e le crode, voi che dalle impervie cime spaziate e dominate col vostro occhio di falco.” Al capogruppo Vittorio Padovan, che resterà in carica fino al 1991, succede Giorgio Visentin.

• in dicembre la sede della Sezione viene trasferita nello stabile di viale Carducci, al 2° piano, sopra la Banca Cattolica e, si specifica, “aperta, come di consueto, la sera di ogni martedì e venerdì”. L’indirizzo postale, compreso quello di Fiamme Verdi, rimane in via XX Settembre alle Torreselle.

1969

L’Assemblea riconferma Guido Curto alla Presidenza per l’ennesimo mandato. In vista del rinnovo delle cariche, così striglia i delegati convenuti: “Fatti bene o fatti male i regolamenti non servono a niente se manca la volonterosa opera di tutti coloro che rivestono delle responsabilità in seno alla Sezione o presso i Gruppi. Prima di accettare la candidatura, a qualsiasi incarico sezionale o di Gruppo, è necessario fare un sincero esame di coscienza: o c’è voglia e tempo di lavorare o è meglio lasciare ad altri la responsabilità e la soddisfazione di fare qualcosa per la Sezione. Per dirla in parole povere: all’Associazione è più utile un qualsiasi socio che magari scopa la sede piuttosto di un generale che non fa niente.”

il Presidente partecipa a Godega per l’inaugurazione del Monumento ai Caduti e il cippo alzabandiera al Parco della Rimembranza.


Godega. Parco della Rimembranza.

• muore mons. Francesco Sartor, arciprete del Duomo e amatissimo cappellano sezionale. Ragazzo del 99, ufficiale alpino del 7°, fu vicino ai combattenti del Grappa e con il btg Exilles partecipò alla liberazione di Feltre. Nel 1925, ancora studente di teologia, fu uno dei fondatori della Sezione.

• il ten. col. Alberto Piasenti, vicepresidente sezionale, è eletto Consigliere Nazionale.

• il Gruppo Conegliano Città, nato di fatto con la Sezione e alla quale ha dato tutti i Presidenti, comincia a vivere di vita autonoma scegliendo quale capogruppo Enzo Maraga.

• si costituisce anche il Gruppo di Collalto con Giovanni Bernardi al timone. Al col. Piasenti, neoconsigliere nazionale, l’onore dei saluti ufficiali. Tra le altre argomentazioni ribadisce il rispetto verso l’icona degli alpini, il cappello: “Col cuore in mano da vero amico, vi esorto a non sciupare il vostro cappello, il nostro meraviglioso cappello alpino. La sua foggia caratteristica, la sua penna, la sua posizione sulle 23 che gli dà un’aria spigliata, sbarazzina, spavalda, costituisce il nostro orgoglio. Non riempitelo di cianfrusaglie, di fiocchetti, di patacche o ninnoli vari; è nato semplice, genuino, adatto per gente che trascorra la sua vita al sole, alla pioggia e non alle sagre paesane. L’hanno portato così i nostri Caduti di tutte le guerre e di tutti i campi di battaglia, sporco di fango, unto di sudore, intriso di sangue, forato dalle schegge, ma senza piumetti o nastrini bianchi, rossi e verdi, perché il tricolore l’avevano nel cuore. Hanno cambiato il colore delle divise, hanno dato padelle nere e kaki, hanno dato ghette bianche e ghettoni grigi, ma il nostro cappello alpino è rimasto e rimarrà sempre del suo genuino colore grigio verde. Questo dimostra che in esso c’è qualche cosa di sacro, di inviolabile, di intangibile.”

1970

• il Presidente Curto, su mandato del Consiglio, procede alla stipula del preliminare per l’acquisto della casa natale del Beccaruzzi (sez. E, foglio IV, mapp. 457 e 458) nel popolare quartiere cittadino meglio conosciuto come Saran, per costruirvi la nuova Sede sezionale. Il prezzo dell’immobile, che necessita di radicali interventi strutturali, è concordato in 5 milioni di lire (circa 45-50 mila euro attuali). “Il posto è bello,- puntualizza -ma soprattutto è adatto al nostro scopo. Ma bisogna pagarlo e queste sono le dolenti note.- e per rispondere alle perplessità di consiglieri e capigruppo afferma -Conegliano è alpina, vuol bene agli alpini, troveremo chi ci aiuta.” Cosa che si avverò in persone che, dando la propria firma a garanzia, abbracciarono senza esitazione e fin da subito il grande progetto: “Chi maggiormente contribuì offrendo denaro in prestito senza interessi furono i generosi soci Alfredo Battistella, Corrado Boscarato, Francesco Salvador, Giorgio Pol e Vittorio Padovan, mentre i soci Travaini, Vallomy, Mason, Moretti e Trentin si impegnarono a reperire la differenza in altra forma. Come è doveroso ricordare con gratitudine l’Amministrazione Comunale (sindaco dott. Antonello), i legali che seguirono la causa, le imprese private, le ditte fornitrici, i professionisti ing. Roberto Sardi e Giovanni Daccò, i volontari alpini guidati dal geom. Lino Chies e Franco Buosi.” La vidimazione ufficiale all’acquisto dell’immobile da parte di Curto, Vallomy, Battistella, Travaini e Mason, sarà confermata dal Decreto del Presidente della Repubblica n. 865, Guardasigilli Zagari, il 3 novembre 1973.

• una nutrita delegazione sezionale saluta mons. Albino Luciani, nominato Patriarca di Venezia e accoglie il nuovo vescovo di Ceneda, mons. Antonio Cunial (Possagno 1915-Lourdes 1982). Il nuovo presule fu cappellano militare in vari reparti combattenti fino alla definitiva assegnazione al btg Monte Berico del 9° Reggimento Alpini. Fatto prigioniero in Francia per gli eventi conseguenti all’8 settembre 1943, venne internato in vari campi di concentramento fino alla liberazione, avvenuta verso la fine del 1944 a seguito dello sbarco alleato in Normandia. Si spense improvvisamente mentre guidava un pellegrinaggio diocesano alla Grotta di Lourdes.

• in previsione del cinquantenario, il Consiglio, dopo aver deciso l’acquisto della nuova sede, ancora tutta da riconvertire in edificio associativo, si impegna contemporaneamente al recupero strutturale della chiesetta Madonna della Neve, addossata alle mura carraresi, lungo il ripido pendio della Castagnera che porta al castello.

1971

don Giuseppe Tonon, classe1895, capitano degli alpini del Cadore e del Monte Argentera durante la Grande Guerra, pluridecorato e cav. di Vittorio Veneto, essendo libero da impegni parrocchiali, è il nuovo cappellano sezionale in contemporanea con la Sezione di Vittorio Veneto.

si forma il nuovo Gruppo di Parè, primo capogruppo Giovanni Zanella. Il col. Alberto Piasenti, consigliere nazionale, porta il saluto beneaugurante del Presidente Nazionale, dott. Ugo Merlini.

1972

• Conegliano, città alpina per eccellenza, ospita l’Adunata Triveneta nel centenario delle truppe alpine. La cerimonia ha il suo momento apicale nell’inaugurazione della nuova Sede sezionale, in quella che fu la casa natale del noto pittore di Conegliano Francesco Beccaruzzi (1493-1563). In Fiamme Verdi si legge: “Noi crediamo e ne siamo profondamente convinti che l’opera più bella, più grande e meravigliosa, che abbia realizzato il comm. Guido Curto nella sua infaticabile attività di Presidente sia stata quella di averci dato una Sede tutta nostra.”
Madrina è la signora Luisa, moglie del col. Alberto Piasenti.

• a Milano, Mario Altarui è eletto Consigliere Nazionale al posto di Alberto Piasenti.

• a Cison di Valmarino si inaugura il Bosco delle Penne Mozze, il memoriale che con steli singole in lega d’acciaio, “un vero e proprio monumentino, opera del noto scultore Simon Benetton-, spiega Altarui, -ricorda i Caduti alpini della provincia di Treviso.” A quella data ne erano state poste 1800, negli anni successivi ne sarebbero state aggiunte altre 600 circa.

• la Sezione di Conegliano ha l’onore di ospitare tutti i Presidenti delle Tre Venezie. La riunione si tiene nella sala consiliare del Comune, “che dopo gli ultimi lavori, si presenta austera, dignitosa, imponente, con i suoi seggi a semicerchio.”

1973

il C.D.N. sospende temporaneamente Mario Altarui dalla direzione di Fameja Alpina e di Fiamme Verdi, in quanto ritenuto ispiratore e corresponsabile di un articolo comparso nella testata trevigiana, a firma del redattore Eugenio Sebastiani, in cui si contestava la costruzione dell’albergo-rifugio Giussani da parte del CAI in mezzo alla sacralità delle Tofane. La frase incriminata diceva che “…su a Forcella Fontananegra, facevano la forca al generale Cantore che in Paradiso comanda il Reggimento delle Penne Mozze.” Questa punizione forse è la causa che lo porta a dare improvvisamente le dimissioni da Consigliere Nazionale.

• il 15° di Colfosco è così narrato da Fiamme Verdi: “Il Gruppo, retto dall’esemplare Capogruppo Cav. Trentin, ricordato come il Padre dei Poveri per la sua proverbiale generosità, ha festeggiato l’inizio del secondo Centenario delle truppe alpine e il 15° Anniversario di fondazione. Il Gruppo non ha tante pretese; è modesto, tranquillo, ma quando suona l’adunata non scherza. Dal Capogruppo ai Consiglieri e fino all’ultimo alpino (in ordine alfabetico s’intende) sono tutti presenti; si rimboccano le maniche e fanno le cose sul serio, con bravura, serietà e impegno. Così è avvenuto domenica 27 maggio.”

1974

• il comm. Guido Curto, fiaccato da una grave malattia che lo costringeva sempre più all’immobilità, rassegna le dimissioni da Presidente. Il Consiglio Direttivo, convocato d’urgenza, elegge in sua vece il prof. Giacomo Vallomy nominando nel contempo Curto Presidente onorario.

La determinata azione di Curto ha dato i frutti sperati: la Sezione ora conta 27 Gruppi e oltre 3 mila soci.

Per l’ampiezza del suo mandato, per l’energia profusa in operazioni propedeutiche e promozionali nel territorio e nei Gruppi, per gli straordinari risultati ottenuti in numeri e fatti, per l’ottica programmatica lungimirante e razionale, Curto può essere considerato il vero innovatore della Sezione. Con lui, infatti, nascono ben 15 nuovi Gruppi (Colfosco, Falzè, Refrontolo, Santa Maria-San Michele, Mareno, Santa Lucia, Barbisano, Sernaglia, Orsago, Corbanese, Pianzano, Bibano-Godega, Fontigo, Collalto e Parè); 3 si ricostituiscono (San Vendemiano, San Pietro di Feletto e Pieve di Soligo); 1 si aggiunge da Pordenone (Gaiarine) e 1 si affranca (Città): di fatto, due terzi dell’attuale organico sezionale!

Forse un solo rammarico: la mancata costituzione del Gruppo di Codognè come aveva auspicato e caldeggiato nel 1962. Un uomo che, tra le altre doti, seppe circondarsi non solo di esperti e fidati collaboratori (Vallomy, Battistella, Daccò, Travaini, Pansolin, Piasenti, Citron, Altarui, Brunello…) che lo affiancassero nella diffusione dell’alpinità, ma anche di guardare in avanti con il reclutamento di giovani dinamici e motivati come Lino Chies, per sistemare la nuova sede, o Battista Bozzoli appena sceso dal treno, il giorno del congedo, per impiegarlo in Sezione come segretario. Ecco un’altra significativa testimonianza che ne spiega la determinata vitalità: “Eravamo nel lontano 1967 quando, in occasione dell’acquisto di una partita di barbatelle di viti,- racconta Antonio Pagotto, in quel periodo direttore della cantina sociale di Codognè -l’allora presidente della Sezione Alpini di Conegliano, il vivaista comm. Guido Curto, sentito che ero un ex ufficiale alpino, mi apostrofò con il suo caratteristico tono perentorio che ti metteva sull’attenti: ehi bocia, còssa spètitu a fondàr el Gruppo de alpini, là nel tó paese de Pianzhàn? Per me questo fu come un comando. Ero da pochi anni cittadino pianzanese, ma conoscevo alcuni alpini paesani che erano iscritti al gruppo di San Fior. Bastò un giro di parole, un solo incontro e nell’osteria Freschét, verso le Quattro Strade, con un giro di ombre di buon prosecco e due pacche sulle spalle, venne generato un nuovo gruppo: il gruppo Alpini di Pianzano, che infatti nacque pochi mesi dopo, nel febbraio 1968” e Toni Pagotto, additato come padre putativo, ne sarà giustamente il primo capogruppo.

 

Giacomo Vallomy (1974-1991)

 

 

Vallomy a Soligo.

 

Il prof. Giacomo Vallomy nacque a Lilliannes, nella provincia alpina per antonomasia di Aosta, nel 1903. Si laureò in lettere e filosofia presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano nel 1932 e l’anno dopo giunse a Conegliano essendogli assegnata la titolarità di una cattedra al Cerletti. Quella che doveva essere, secondo le sue confidenze, una semplice parentesi temporale divenne, invece, la ragione di tutta sua vita. Insegnò lettere e storia nella più antica e prestigiosa Scuola Enologica italiana fino al 1960 quando ottenne la nomina di Preside del nuovo Istituto Tecnico Industriale Galilei, sempre a Conegliano, che contribuì a fondare staccandolo dalla sede centrale di Mestre. Per i suoi straordinari meriti di insegnante e di educatore l’Amministrazione Comunale nel 1970 gli conferì una Medaglia d’Oro di benemerenza e nominato Commendatore della Repubblica su proposta del Ministero della Pubblica Istruzione.

La presenza a Conegliano non si limitò solo all’insegnamento ma anche all’amministrazione pubblica che onorò sempre con la sua innata onestà. Un’azione contrassegnata, come testimoniato da chi l’ha conosciuto da vicino, da “profonda spiritualità, inflessibilità sui principi sociali, umani e religiosi.” Vallomy, nelle fila della D.C., sedette sui banchi del Consiglio Comunale di Conegliano per diverse legislature per un totale di 16 anni e fu eletto più volte anche nel Consiglio Provinciale. Sempre in ambito provinciale fu chiamato a presiedere l’Ente per il Turismo, dando deciso impulso alla valorizzazione e alla conoscenza dei tesori culturali, enogastronomici e naturalistici della Marca gioiosa. A lui si deve l’allestimento a Treviso nel 1962 della prima grande mostra sulle opere del Cima da Conegliano, inaugurata dal Presidente della Repubblica Antonio Segni, che grande risonanza ebbe a livello mondiale. Di lui, il noto storico trevigiano Ernesto Brunetta, pur di opposto orientamento politico, ebbe a scrivere: “Uomo di rigidi e fermi costumi morali, a diverse riprese consigliere provinciale e comunale democristiano ed esponente di prestigio del mondo cattolico.”

 

   

Vallomy, Giacomelli e Travaini sul fronte francese.                                    Vallomy preside dell’ITIS Galilei di Conegliano.

 

Ma egli fu anche alpino combattente nella seconda guerra mondiale. Fu arruolato nella 67ª compagnia del btg Pieve di Cadore della divisione alpina Pusteria.

Allo scoppio delle ostilità, il reparto fu destinato alla Francia meridionale e vi rimase fino al nefasto 8 settembre 1943 quando l’Esercito Regio si dissolse e per ogni soldato, senza ordini e abbandonato alla mercé del nemico, valse il “si salvi chi può.”

Così Vallomy rammenta, in modo schivo, quei tragici anni: “Ricordo il nostro collaudo alpino al campo invernale del 1940: Pian dei Buoi, Forcella San Lorenzo, Auronzo, Tre Cime, Misurina, Passo Tre Croci, San Vito e Pieve di Cadore. Periodo lieto, quasi goliardico, rallegrato dalla gioia settimanale del ritorno in famiglia. Venne ahimè l’entrata in guerra dell’Italia, il 10 giugno 1940, e in seguito la nostra destinazione ad una divisione costiera nel sud della Francia. Là ci sorprese il fatale 8 settembre e avvenne il triste ma ordinato ritorno in Italia da Nizza, Sospello, Limone Piemonte, Roccavione. Non cedemmo all’invito dei nostri ex alleati tedeschi di continuare a combattere con loro e ritornammo in Patria con dignità, cercando di opporci allo sfacelo in cui Badoglio aveva abbandonato il nostro esercito.”

 

                                                                                  

1975. Ristrutturazione della Sede alla presenza del Presidente nazionale Vittorio Trentini.

 

Venne eletto Presidente della Sezione durante l’Assemblea del 1974 e fin da subito si erse in tutta la sua statura umana. La sua carica carismatica, con un’oratoria travolgente, trasmetteva fremiti di orgogliosa alpinità. Nel 1991, dopo il suo lungo e fecondo mandato, fu nominato per ovazione Presidente Onorario della Sezione. Il prof. Giacomo Vallomy si spense nel 1999. Le solenni esequie furono celebrate nella sua chiesa di San Rocco che egli frequentava con assiduità e convinta fede.

 

Subito dopo l’elezione egli provvide a formare il suo primo governo con questi uomini:

Presidente      comm. prof. Giacomo Vallomy       Presidente onorario    comm. enot. Guido Curto

Vice Presidenti              Francesco Travaini e Alberto Piasenti

Segretario                      Giovanni Battista Bozzoli

Tesoriere                        Renato Brunello

Consiglieri:                  Luigino Basso - Alfredo Battistella - Olindo Battistuzzi - Gianfranco Buosi -

                                     Emilio Barzotto - Giovanni Carlet - Lino Chies - Igino Citron - Attilio De

                                    Vecchi - Giovanni Mason - Vittorio Padovan - Francesco Salvador -

                                    Desiderio Viezzer - Giuliano Zanin

Cappellano                 don Giuseppe Tonon

Revisori dei conti        Renzo Maraga - Antonio Cais - Giampietro De Marchi

Cerimoniere                Mario Maset e successivamente Nino Geronazzo

Molti sono gli avvenimenti legati al suo lungo mandato, tra cui ricordiamo:

1974

• festa alpina a Tezze di Vazzola, Gruppo guidato dal cav. Ernesto Visentin. “Con viva sorpresa,- ci fa sapere la cronaca -all’ingresso della chiesa ci accoglieva Monsignor Parroco (don Raffaele Pivetta che concelebrerà assieme al cappellano sezionale don Bepi Tonon), alpino anche lui, che aveva concesso all’organo il permesso di darci il benvenuto con la canzone: Sul cappello che noi portiamo.” Altri tempi o… altri preti?

1975

Cinquantesimo

La grande celebrazione del 50° anniversario della Sezione si tiene nei giorni 20 e 21 settembre alla presenza del Presidente nazionale Franco Bertagnolli. Questo il suo saluto: “Gli Alpini di Conegliano pura Razza Piave celebrano il 50° di fondazione della loro bella Sezione. Dei fondatori della Sezione ne è rimasto con voi soltanto uno (Giacomo Soravia), al quale si stringono gli oltre 2700 alpini coneglianesi. Gli altri rimangono nel cuore di quanti li hanno conosciuti, con il rimpianto di avervi lasciato. (…) Gli Alpini sentono però anche il piacere di lavorare volontariamente e gratuitamente e voi, in occasione del vostro cinquantesimo compleanno, riconsacrerete al culto la Chiesetta della Madonna della Neve, da voi riparata e ripristinata; in Sezione verrà altresì inaugurata la sala dei ricordi storici. La nostra forza associativa, più che dal numero, è data dall’affratellamento di quanti hanno avuto l’onore di portare la penna sul cappello, nel senso di italianità, di solidarietà, di serietà d’intenti. Cerchiamo di essere sempre migliori perché questa è la sola condizione perché la nostra Italia stabilisca i presupposti per essere migliore, come gli Alpini la vogliono.”

Questi gli appuntamenti principali:

- al Teatro Accademia rassegna di cori alpini;

- consegna di una targa al vecio Giacomo Soravia, unico socio fondatore ancora vivente;

- alzabandiera e deposizione di corona d’alloro al Monumento ai Caduti;

- sfilata per le vie cittadine aperta da un gruppo di 50 bandiere tricolori, seguito dal vessillo sezionale scortato dai decorati di guerra. A renderne gli onori, un picchetto armato del 7° e la fanfara della Cadore. A seguire la Messa officiata dal cappellano alpino don Giuseppe Tonon e quindi, dopo i saluti portati da Vallomy e dal sindaco Giubilato, l’orazione ufficiale da parte di Guido Nobile, Vicepresidente Nazionale.

Così scrive il Gazzettino: “…la popolazione rispose con tributo d’omaggio e di applauso agli Alpini intervenuti da tutto il Veneto e da altre parti d’Italia. Gli Alpini non si smentiscono mai, sono sempre gli stessi, con il loro spirito di corpo innato, radicato, sentito, accumunano il brio, l’allegria della coscienza tranquilla e serena che trova il commilitone degli anni passati, l’amico col quale ha diviso tragedie di guerra, fatiche di naja e prodezze di conquiste. L’Alpino è un uomo, ha sottolineato il Presidente Nazionale, paziente, semplice, cordiale, ben disposto verso tutti, ma ha la testa dura, è cocciuto, sa quello che vuole, è un giudice severo ed è anche, se occorre, ribelle. Un ribelle ordinato e silenzioso contro tutto quello che marcisce in Italia.”

Il Comitato organizzatore era presieduto dal col. Alberto Piasenti.

1976

6 maggio tragico, un violentissimo sisma sconvolge il Friuli. Sotto le macerie della caserma Goi di Gemona muoiono 29 militari, tra cui anche due nostri giovani artiglieri: Guido Da Re di Godega e Pierantonio Mutti di Vazzola. La Sezione, con molti volontari guidati dall’ing. Pollastri e dal geom. Chies, partecipa alla ricostruzione operando nel cantiere n. 10, allestito a Pinzano.

• a Susegana viene scoperto il cippo intitolato alle Penne Mozze.

• nella sua tenuta di Jesolo, si spegne Guido Curto, grande Presidente della Sezione per un ventennio. Tutta la Sezione partecipa ai funerali che si tengono a Domanins.

1977

50° del Gruppo di Ogliano guidato da Stefano Masut.

• viene aperta la taverna della sede con al banco Batocio Mario De Marchi.

 

Chies, Vallomy, Soravia.

Alle loro spalle il taverniere Mario De Marchi.

 

Renato Brunello è il nuovo presidente del comitato di redazione di Fiamme Verdi. Per molti anni sarà testimone e cronista, assieme all’amico Steno Bellotto, della vita sezionale. Il periodico, con le sue puntuali cronache dei Gruppi, diventa la memoria storica della Sezione.

• muore don Giuseppe Tonon, il cappellano della Sezione. Alpino combattente nella Grande Guerra nel 7°, btg Cadore, e nel 2°, btg Monte Argentera. Viene sepolto nel camposanto di Scomigo commemorato da Vallomy e da tutti i Gruppi. In sua vece viene chiamato mons. Raffaele Pivetta.

• il Gruppo di Parè organizza una marcia competitiva in memoria del compianto presidente Guido Curto.

1978

• a San Vendemiano si disputa il 4° trofeo ANA, gara ciclistica per cicloamatori alpini.

• nell’Assemblea dei Delegati, tenutasi come di consueto a Milano, Lino Chies è eletto Consigliere Nazionale dell’ANA. e nel 1981 sarà riconfermato per un secondo mandato. È il più giovane del consesso, ma alle spalle vanta già una grande esperienza associativa per cui gli verranno assegnati incarichi rilevanti e nel contempo si distingue per nuove ed interessanti proposte.

• si spegne Giuseppe Bacinello, classe 1898, cav. di Vittorio Veneto, per molti anni fedelissimo alfiere sezionale.

• raduno delle Penne Nere a Pieve di Soligo per il 50°. Dalla cronaca dell’evento si legge che “Nell’occasione il Consigliere Nazionale Lino Chies ha poi appuntato sul vessillo della Sezione il fac-simile della Medaglia d’Oro al Valor Civile concessa all’ANA per l’aiuto prestato ai fratelli friulani colpiti dall’immane tragedia che ha sconvolto il Friuli, medaglia questa che va ad unirsi alle altre quattro al valore militare con cui il vessillo è fregiato.”

• porgendo gli auguri di Buon Natale attraverso Fiamme Verdi, il presidente Vallomy si esprime così: “È un fatto che suscita ammirazione e conforto nel cuore di tanti Italiani il constatare che la vita dell’ANA, sia in campo nazionale che nell’ambito più ristretto delle sezioni, procede sicura, senza cedimenti, immune da corruzione e da inquinamenti, in un’Italia minata da malattie morali gravissime, frustrata da sciagure e disordini delittuosi quasi quotidiani, dissestata nell’economia, nell’ordine pubblico, nell’educazione, screditata agli occhi delle Nazioni civili.- Il forte richiamo è riferito alla drammatica situazione nazionale sull’orlo della guerra civile, minata dagli attentati delle Brigate Rosse che porteranno un colpo mortale allo Stato con il rapimento e l’uccisione di Aldo Moro, e profondamente scossa dalle tangenti del caso Lokeed. -Un po’ di prestigio e di credito all’estero per questa nostra Patria vilipesa e mal governata, li hanno salvati gli Alpini: ricordate a chi sono stati affidati i milioni di dollari offerti dagli Stati Uniti d’America per la ricostruzione del Friuli? Agli Alpini che ne hanno fatto buon uso.” Monito che, ancor oggi a distanza di quasi 40 anni, non ha perso l’amaro sapore della condanna.

1979

decennale del Gruppo di Fontigo, commemorazione onorata dal saluto del presidente Giacomo Vallomy. Il cronista di Fiamme Verdi, Steno Bellotto, scrive: “Non sto scoprendo certo l’uovo di Colombo, muovendo un ennesimo elogio al nostro Presidente, se dico che nella sua oratoria trascinante alterna la pacatezza a dei toni alti, a volte duri, specie se rivolti nei confronti di quanti stanno minando la nostra libertà e la Costituzione, per poi ritornare ad una scorrevolezza quasi rilassante, che può essere interrotta solo da fragorosi applausi. Se condiamo il tutto con una cornice di folla entusiasta e plaudente, l’opera è completa.”

• il Gruppo di Mareno inaugura il cippo-monumento, opera dello scultore Bruno Polat di Sacile, costituito da due speroni di roccia col fregio del cappello alpino, e dominati dalla statua della Madonna con la dicitura: “La Vergine delle Cime e delle Nevi protettrice degli Alpini”. Alla base, oltre alla targa di dedica degli alpini di Mareno ai loro Caduti, la riproduzione dell’intero testo della Preghiera dell’Alpino. Il presidente Vallomy ha colto motivo del contenuto figurativo del monumento per dire che “la devozione alla Vergine non deve andare in crisi, perché è Lei che guida verso le vette della verità, che salva dal male ed insegna fraternità.”

1980

ventennale di San Vendemiano. Per cementare la collaborazione sinergica con il Comune di San Vendemiano, il Gruppo dona all’Amministrazione comunale una statua di ceramica, pregevole opera di Augusto Murer, raffigurante un alpino.

• 25° di Santa Maria-San Michele. Così dice Vallomy: “Ringrazio tutti gli alpini presenti, specie il capogruppo Virgilio Da Dalto e i suoi collaboratori, che hanno messo anima e cuore per la buona riuscita della cerimonia. Il nostro impegno va al di là di ogni sospetto e di ogni interesse, e cerchiamo solo il bene di Abele e non la malvagità di Caino.”

1981

• per il 25° di fondazione, il Gruppo di Refrontolo guidato da Ferdinando Bortolotto dona alla cittadinanza il monumento intitolato Il ritorno dell’Alpino, pregevole scultura del rinomato laboratorio Possamai-Zanoni.

• a Giovanni Daccò viene conferita la Commenda dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana per sua lunga e feconda dedizione alle svariate attività associative, assistenziali e culturali di Conegliano. “Dopo il ritorno dalla guerra, durante la quale combatté col 7° Alpini, e nonostante i suoi impegni nell’importante industria di cui è contitolare, Giovanni- si legge su Fiamme Verdi -ha contribuito efficacemente, ricoprendo numerosi incarichi, tra cui quello di vice presidente dal 1945 al 1970, allo sviluppo della Sezione, alla quale tuttora si dedica quale responsabile della sede.”

1982

• Raduno intersezionale a San Vendemiano con scoprimento di un pregevole gruppo monumentale in bronzo. Sempre profondo il pensiero di Vallomy, soprattutto quando si rivolge agli scolari: “Ho in testa un cappello alpino e molti capelli bianchi. Vi assicuro però che quando avevo i capelli neri come i vostri io vivevo nella scuola, che è stata la palestra della mia vita; ringrazio la giovinezza con cui ho avuto contatto e ringrazio voi che mi fate tornare alla mente quei giorni. Come non commuoversi a quei ricordi. Il bocia che ha suonato il Silenzio, lo chiamo bocia (puntualizza serio), ma è un trombettiere meraviglioso, ha diffuso le note di una grande musica, non so se voi ne avete dimestichezza. Il Silenzio fuori ordinanza si suonava alla festa, però era un silenzio breve e bisognava tacere ed andar a nanna sulla paglia. Queste note indicano anche il riposo di tutti Coloro che sono morti per la Patria: ed è questo che mi fa tremare il cuore. Ed in questa circostanza è bene che voi sentiate, in modo particolare, questa musica che non è funebre, ma che è una musica come la voce della mamma, che dice al proprio figlio: riposa in pace, ti sono grata di quello che hai fatto per me; questo dice la Patria attraverso queste note, ricordatelo sempre.”

Vittorio Trentini, Presidente Nazionale, fa visita alla Sezione.

• il Gruppo di Pianzano inaugura la sua sede, allocata nel Palazzo Carniel, decorata per l’occasione da un significativo dipinto di pura tematica alpina, opera dell’artista locale Odorino Brunetta. Il palazzo nell’Ottocento era l’abitazione dell’abate Felice Benedetti che fu uno dei fondatori della Scuola di Enologia di Conegliano. Sopra il timpano d’entrata vi era la scritta Diligamus Patriam operis, con cui esortava ad amare la Patria con le azioni: motto che contraddistinse tutta la sua vita e che, di fatto, è il compendio dell’alpinità.

1983

• il Gruppo di Refrontolo, guidato da Antonio Lorenzon, sistema con centinaia di ore lavorative tutta la piazza della chiesa parrocchiale.

• in memoria dei Caduti splende una croce, dono degli alpini di Parè, sulla chiesa parrocchiale, fino ad allora sprovvista. Sempre nella stessa chiesa, l’altare della Madonna è donato dal capogruppo Giovanni Zanella.

• 25° di fondazione dei Gruppi di Mareno, con il restauro di un antico capitello, e Santa Lucia, con inaugurazione della Via degli Alpini.

1984

• Vallomy tiene a battesimo il 28° figlio della Sezione, il Gruppo M.O. Pietro Maset guidato da uno dei suoi più convinti fondatori, Giovanni Carlet.

1985

Sessantesimo

60° anniversario di fondazione. A corollario dell’importante ricorrenza, la Sezione vuole, come sempre, lasciare la sua impronta indelebile nel territorio, nei cuori dei bisognosi e nella memoria di tutti con tre giornate, dal 31 maggio al 2 giugno, dense di contenuti:

- a Mareno di Piave, inaugurazione e consegna a La Nostra famiglia di un fabbricato da adibire a laboratorio di lavoro guidato per giovani svantaggiati. Lavori seguiti dai geom. Lino Chies e Gilberto Loschi.

- al chiostro di San Francesco, esposizione degli elaborati e premiazione degli alunni che hanno partecipato al concorso sul tema, impegnativo ma alquanto stimolante: “Gli alpini ieri a difesa della Patria, oggi a tutela della bellezza e della purezza dell’ambiente della montagna.” Questo il giudizio di Renato Brunello, colonna di Fiamme Verdi e allora vicepresidente: “Gli elaborati palesano un senso di ricerca storica con contenuti lusinghieri nei confronti degli alpini. Alcuni di essi hanno sorpreso positivamente, in altri vengono espressi sentimenti commoventi, accompagnati da illustrazioni che mettono in risalto l’impegno serio e responsabile dell’alunno. Apprezzate l’originalità e la genialità dei disegni.”

 

 

Vallomy con gli alunni del San Francesco.

 

- al cinema San Martino, presente il Presidente nazionale Leonardo Caprioli, Vallomy presenta il libro celebrativo della Sezione: 1925-1985, 60 anni di vita alpina a Conegliano. “…questo volume ha le caratteristiche di un album di famiglia,- spiega -l’album della grande Famiglia Alpina di Conegliano: libro di memorie, senza pretese di artistiche e letterarie, ma ricchissimo di civiche e patriottiche testimonianze, segno di gratitudine per tutti gli Alpini che in questi 60 anni hanno tenuto fede ai nobili ideali che sono la ragione d’essere dell’ANA, soprattutto a quelli che per questi ultimi ideali hanno donato la vita: incitamento e monito per noi e per le future generazioni.”

- il giuramento solenne del btg Vicenza e il conferimento da parte del sindaco Pietro Giubilato della Cittadinanza Onoraria al Gruppo Conegliano del 3° Art. da Montagna. “Oltre 10 mila Penne Nere sfilano per le vie centrali della Città,- narra un quotidiano locale -e altre 30 mila persone fanno ala al loro passaggio. Grande commozione, durante la sfilata, al passaggio dei reduci del Gruppo Conegliano, guidati dal leggendario novantenne col. Domenico Rossotto.”

 

 

Il giuramento del Vicenza.

 

Così ebbe poi a dire il Presidente Nardo Caprioli a Giacomo Vallomy: “Sono stati tre giorni pieni e bellissimi, e te ne sono vivamente grato. Sono rimasto toccato dall’accoglienza fraterna dei tuoi Alpini e ti prego di porgere a tutti loro il mio più cordiale saluto.”

Il Comitato organizzatore era coordinato da Battista Bozzoli.

 

• inaugurazione prima sede del Gruppo di Susegana in una casa colonica concessa in comodato d’uso gratuito dai conti Collalto.

• in dicembre la Sezione piange la scomparsa di Giacomo Soravia, classe 1902, originario di Venas, capitano del btg Cadore, pioniere e cofondatore, primo segretario e ultima memoria storica della Sezione. Donò alla Sezione il primo vessillo. Svolse il servizio militare prima a Lucca e poi a Tai di Cadore. Per due anni fu podestà di San Fior, come da urgente telegramma prefettizio del 10 luglio 1926: “Vossignoria nominato Podestà di San Fior. Assumendo domani funzioni dovrà immancabilmente domattina presentarsi giuramento davanti pretore Conegliano. F.to Prefetto Dentice.” Nel 1929 dovette emigrare all’estero per seguire l’attività commerciale di famiglia: Francia, Polonia e Germania da cui rimpatrierà nel 1940 per lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale. Pochi mesi prima di incontrarsi con Cantore, il cap. Soravia non aveva mancato di partecipare all’Adunata di La Spezia.

• 50° di fondazione di Collalbrigo con inaugurazione della sala ricreativa parrocchiale, ristrutturata dagli alpini locali.

• 50° anche per il Gruppo di San Pietro di Feletto, con celebrazioni presso l’antico eremo camaldolese di Rua e dono alle scuole medie del pennone per la bandiera.

• 25° di Fiamme Verdi. Così il direttore Mario Altarui nei ringraziamenti: “…abbraccio il Comitato di Redazione presieduto dal fraterno amico e collega cav. Renato Brunello.- per poi aggiungere con un pizzico di autoironia -Grazie a loro mi è pertanto consentito di fare tranquillamente il lavativo.”

1986

Fiamme Verdi rivolge un pensiero riconoscente ai Segretari e ai Tesorieri della Sezione: “Personaggi di rilievo che determinano il buon funzionamento della Sezione sono, senza dubbio, i segretari e i tesorieri. Ed è doveroso ricordarli, poiché i pochi avvicendandosi in questi 60 anni di vita associativa, hanno svolto le proprie mansioni con encomiabile dedizione. E se una volta il disbrigo delle pratiche occupava poco spazio, oggi comporta invece un grande impegno; sia per i molti problemi inseriti nel contesto di innumerevoli attività, che per l’importanza che la pratica burocratica assume. Il primo segretario della nostra sezione, come è noto, è stato il cap. Giacomo Soravia, (qui vengono dimenticati Ruggero Casellato e Otello Marin) quindi Ruggero Colussi, seguiti nell’immediato dopoguerra da Guerriero Vascellari, da Catullo Cremonesi, da Raimondo Piaia, da Virginio Gibin, coadiuvati dai tesorieri Mario Altarui, Romano Thomas e Renato Brunello. Ma soprattutto chi ha dato una svolta al delicato servizio di segreteria sono stati Battista Bozzoli e Steno Bellotto: ottimi segretari per molti anni, i quali si sono dimostrati diligenti e precisi, anche per una loro naturale predisposizione.”

Prezioso lavoro, a volte poco considerato ma indispensabile, continuato nel tempo da Mirco Cadorin e Claudio Lorenzet ed attualmente da Omar Gatti e Lucio Zago.

il Gruppo di Colfosco apre la nuova sede presso il Parco dell’Amicizia.

• a Fontigo, inaugurazione lavori di restauro della chiesetta-monumento ai caduti di San Rocco.

1987

Operazione Valtellina, da Conegliano partono 30 volontari in soccorso di quelle popolazioni colpite da violenta alluvione.

• celebrazioni del Centenario del 7° Alpini alla presenza del Presidente nazionale Leonardo Caprioli. Scoprimento e benedizione, impartita dal cappellano sezionale don Raffaele Lot, della ristrutturata lapide commemorativa. Per l’occasione vengono donate alcune casettine alla Nostra Famiglia di Costa e viene completato un percorso-vita adatto a bambini disabili e svantaggiati.

• a Colfosco, in occasione del 30°, scoprimento Monumento agli Alpini, Vallomy tuona: “Cosa stiamo a fare noi alpini se non ci sono più nemici? I nemici ci sono, qui all’interno del nostro Paese, proprio qui in Italia. Sono tutti coloro che compromettono il bene della comunità, della società. Dobbiamo vincere queste battaglie, disperdere i nemici del bene comune e dell’ecologia. L’associazione Alpini deve trasformarsi in scuola di civismo.”

• il Gruppo di Sernaglia, per il 25°, inaugura la sua prima sede ricavata in alcuni locali messi a disposizione gratuitamente da un socio.

1988

• nasce la Fanfara Alpina di Conegliano su iniziativa di Giobatta Zorgno e Giovanni Carlet.

 

Al centro, Giovanni Carlet e Giobatta Zorgno nel 25° di fondazione.

 

• il periodico sezionale Fiamme Verdi, a conferma dei livelli qualitativi raggiunti, si classifica al secondo posto nel concorso nazionale stampa alpina dopo il foglio Tüc un di Biella.

• 20° del Gruppo di Bibano-Godega con l’inaugurazione nuova sede, ricavata da un prefabbricato ligneo giunto da Pinzano e restauro della chiesetta seicentesca dedicata alla Madonna della Salute di Salvatoronda.

• viene costituito il Gruppo Sportivo Alpini. Primo responsabile del GSA è nominato Pietro Dottor.

• in occasione del 20°, il Gruppo di Parè pone una targa ricordo ai Caduti al Passo della Sentinella.

• a Pieve, inaugurazione del Viale degli Alpini a suggello delle celebrazioni del 60°.

• il Gruppo di Susegana accoglie il grande scrittore Mario Rigoni Stern, reduce di Russia e autore del capolavoro della letteratura alpina Il sergente nella neve.

1989

muore Mario Altarui, scrittore, storico e giornalista, fondatore nel 1955 del periodico Fameja Alpina della sezione di Treviso e nel 1961 del nostro Fiamme Verdi. Nel 1972-73 fu anche Consigliere nazionale. Fu il primo ad avere l’idea matta di costruire il memoriale delle Penne Mozze di Cison. La direzione del giornale è assunta da Renato Brunello, capo redattore è Steno Bellotto coadiuvato poi da grandi firme come Gianfranco Dal Mas, Nicola Stefani, Roberto Zava, Renzo Sossai…

Lino Chies viene eletto per la seconda volta al Consiglio Nazionale. Sarà riconfermato nel 1992 per altri tre anni.

• raduno sezionale a Mareno di Piave con inaugurazione della nuova sede.

• il Gruppo di San Pietro inizia i lavori di restauro di una vecchia cella camaldolese, gentilmente concessa dalla parrocchia di Rua, per trasformarla in sede sociale.

• nasce il nucleo di Protezione Civile, con Sandro Rui responsabile e Gabriele Mion all’unità medica. Il nucleo farà la prima uscita in assetto operativo nel giugno 1990 a Trento nell’ambito dell’esercitazione nazionale ANA 5.

• a Barbisano, inaugurazione fontana in centro paese con una targa in bronzo raffigurante un alpino in divisa d’altri tempi.

1990

• inizia il radicale restauro della chiesetta della Madonna della Neve sotto la direzione tecnica del geom. Silvano Armellin.

• 8 settembre 1990, inaugurazione sede di Orsago intitolata al fondatore Mario Ghirard. Il vice presidente sezionale Geronazzo legge il saluto inviato dal presidente Vallomy, assente per gravi motivi familiari: Cari alpini e in particolare carissimi alpini di Orsago, con grande rimpianto ho dovuto rinunciare ad essere in mezzo a voi e a partecipare oggi alla vostra festa a cui avevo promesso di intervenire e alla quale ero stato invitato con tanto affetto dal vostro bravo capogruppo e dal mio carissimo ex allievo Luigi Basso. Dai monti della Valle d’Aosta, dove sono trattenuto da indilazionabili impegni, vi giunga il mio fervido augurio con l’espressione delle mie felicitazioni per la volontà tenace con cui avete realizzato le opere che oggi inaugurate. Ho presente la vostra bella e comoda sede. Bravi alpini di Orsago, bravo capogruppo Battistuzzi! La vostra sede sia luogo di incontri di amicizia per gli alpini e per gli ospiti, sia luogo di sereni propositi e di civile conversare. La vostra sede sia soprattutto centro di cultura e scuola di tutti quelli che sono il nostro alimento spirituale e per i quali siamo stimati e ammirati in Italia e all’estero.”

• il prof. Giacomo Vallomy è presente a Codognè, in una delle sue ultime uscite ufficiali, dove si è appena costituito il 29° Gruppo della Sezione guidato da Giovanni Cisera.

“Consentite che io vi faccia non solo elogi, ma che vi faccia qualche raccomandazione, vale a dire una specie di testimonianza o di testamento spirituale poiché, fra pochi mesi, sta per scadere il mio mandato. Considero il discorso di oggi, non come il canto del cigno, perché non sono un cigno, ma come l’addio ufficiale del vecchio Vallomy agli alpini a cui ho voluto tanto bene e che mi hanno ricompensato con tanta fiducia attraverso tutti gli anni in cui ho presieduto la Sezione. Io ho sempre parlato con il cuore, con la sincerità di un vecchio alpino disceso dalle montagne della Valle d'Aosta.”

1991

gli Alpini di Refrontolo, guidati da Silvano De Luca, onorano il loro 35° arredando interamente un’aula della locale scuola materna.

• con tante ore di duro e impervio lavoro, gli alpini di Soligo riportano al giusto decoro l’alloggio detto dell’eremita, attiguo alla chiesetta di San Gallo.

• taglio del nastro della parte ristrutturata della sede sezionale, lavori seguiti da Giovanni Daccò, Adriano Moretti e Vittorio Dal Bo. È l’orazione di commiato di Vallomy, quasi un testamento etico e morale: “La nostra casa alpina- dice con la sua enfasi contagiosa, ricevendo dal col. Piasenti le chiavi della vecchia sede -dev’essere il luogo dell’amicizia, dell’incontro degli alpini giovani ed anziani, di boce e veci, ma soprattutto dev’essere una scuola di civismo, di buoni costumi e di patriottismo.”

 

 

Vallomy in una delle ultime sue partecipazioni alla Cena sezionale.

 

Grazie ad una capillare presenza nel territorio e ad una convinzione contagiosa nelle idealità alpine, il grande vecio valdostano lascia la Sezione ulteriormente ampliata e solida nelle fondamenta:

29 Gruppi e 4.602 soci effettivi.

 

2003. I reduci Zambon, Perin, Padoin, Stella, Santantonio, Dalla Cia.

 

(segue)