Storie dei nostri veci |
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CARLO BASEI |
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Riccardo
Basei per tutti “Carlo” nacque a Santa Lucia di Piave il 28 aprile 1915. Fu
arruolato per la leva presso il Battaglione Alpini “Pieve di Cadore” nel
1936. Sposatosi il 29 ottobre 1938 con la signorina Maria Zanardo, fu richiamato
per la guerra assieme ad alcuni paesani tra i quali Giuseppe Ciprian, nel
gennaio 1940. Nel frattempo un figlio, Luciano, era giunto ad allietare
l’atmosfera familiare.
Inserito nel 2° Gruppo Alpini Valle come conducente, partecipò alla Campagna
nelle Alpi Occidentali in Francia. A parte una breve licenza concessagli per il
matrimonio del fratello Pietro, solo dopo un anno Carlo tornò a Santa Lucia. Il
suo pensiero era però rivolto costantemente all’amata famiglia, a cui
spediva, curiosamente incartate con sopra scritto “fragole”, le sigarette
che gli venivano date giornalmente al fronte. Queste sigarette, vendute ad una
nobildonna santalucese, servivano per racimolare qualcosa per integrare, in quei
tempi di carestia e povertà, il modesto bilancio familiare.
Di lì a pochi giorni ci fu la partenza per la Campagna di Grecia-Albania, ove
un terribile equivoco, assommato ad una temporanea mancanza di corrispondenza da
parte di Carlo, gettò nello sconforto più profondo la moglie ed i parenti.
Un’imbarcazione partita da Brindisi per Durazzo, nei primi giorni del 1941,
trasportante alcuni reperti alpini verso il fronte greco/albanese era stata
affondata. Notizie confuse, suffragate da un commilitone paesano di Carlo,
avevano erroneamente fatto pensare ch’egli fosse tra i morti e i dispersi di
quella sciagura. Nel cuore della moglie Maria vi era la convinzione che non
fosse così e che Carlo, una volta finita questa guerra terribile e cruenta,
sarebbe tornato. Infatti, non solo Carlo era vivo, ma finita la campagna di
Grecia/Albania, venne mandato in Montenegro ed infine nuovamente in Francia
sulla Costa Azzurra. Lì si ritrovò con il fraterno commilitone Giuseppe
Ciprian.
L’8 settembre 1943 lo colse a Cannes ove dovette separarsi dalla sua Compagnia
per fuggire dagli arresti dei nazi-fascisti. Assieme ad un certo Gallo da
Sarmede, ritornò a casa a piedi, camminando di giorno nutrendosi di castagne
cotte e crude e di radici. La notte si fermava nelle stalle dei contadini
ospitali e solidali, che a questi due figli di una Italia martoriata davano un
piatto caldo di minestra e tanto conforto. Passo dopo passo, arrivarono a
Nervesa il 12 ottobre ove, con l’aiuto di qualcuno, con una zattera
attraversarono il Piave giungendo sulla sponda santalucese. Per qualche giorno
Carlo rimase a letto con i muscoli delle gambe induriti dalla fatica, i suoi
piedi erano sfigurati dai calli e dalle vesciche, per le centinaia e centinaia
di chilometri fatti. Il ritorno a casa di Carlo portò una gioia infinita.
Lentamente finì la guerra, non finirono certamente i problemi per gli italiani
che vissero la povertà dei primi anni della ricostruzione. La scarsità di
lavoro indusse la famiglia di Carlo Basei ad emigrare in Francia, passando mesi
nei lugubri campi di smistamento d’oltralpe.
Lavorarono sodo per quasi vent’anni, con regolare contratto di lavoro, in
varie fattorie della Francia. Intanto erano arrivate a “rafforzare” la
famiglia Anna e Lidia.
Il desiderio di riabbracciare la propria patria era grande e finalmente dopo
aver racimolato un sufficiente gruzzolo, nella seconda metà degli anni sessanta
tornarono a Santa Lucia comprando un terreno e costruendo la propria dimora.
Fin d’allora Carlo si iscrisse al Gruppo ANA, orgoglioso della propria alpinità.
Diceva spesso, tra il commosso ed il fiero, che con un po’ di fortuna
nonostante avesse visto cumuli di cadaveri in guerra, egli non aveva ucciso
nessuno.
Dopo una lunga malattia assistito amorevolmente dai suoi cari, Carlo si è
spento il 16 Maggio 2001.
Renzo Sossai