Storie dei nostri veci |
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DANTE ZANARDO |
Dicembre 2004
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La ricchezza morale delle nostre comunità è data, oltre che dal bagaglio storico e dall’attivismo
a sfondo sociale e benefico, anche da qualche persona “speciale” che senza impadronirsi a tutti i
costi della scena offre spontaneamente il suo apporto. Sono persone che si fanno apprezzare, senza
imporre le proprie capacità, facendosi benvolere per la modestia ed l’umiltà.
Nella comunità di
Santa Lucia di Piave esiste un omino arzillo, ormai ottantaseienne, anche se d’anni ne dimostra
parecchi di meno, che materializza tutto ciò.
Dante Zanardo, un “vecchio” ragazzo santalucese, nato
il 14 agosto 1918, figlio di Egidio (Piero) Zanardo (soprannome “Cucet”) fante della Grande Guerra,
mutilato all’avambraccio sinistro sul Carso, d’idee repubblicane ed antifascista convinto, tanto da
dover subire più volte l’arresto e la reclusione durante il ventennio.
Da un padre come questo non
potevano nascere che 4 maschi, tra cui Dante e 3 femmine, rispettosi della democrazia, amanti delle
arti, fedeli alla Patria. Dante Zanardo è un fante reduce della campagna di Jugoslavia.
Da vent’anni
il Gruppo ANA di Santa Lucia si onora di averlo associato come amico degli Alpini. Da vent’anni,
infatti, il gruppo ANA assieme agli “Amici della musica” organizza un pullman per una serata
all’Arena di Verona.
Degli Amici della musica Dante Zanardo è stato il fondatore, lui violinista e
fisarmonicista autodidatta, ammiratore della grande Toti Dal Monte.
Presidente dei combattenti e
reduci, ne è in pratica anche il segretario essendo tra gli over ottanta santalucesi il più lucido,
il più colto ed il più disponibile. Non a caso è uno dei pionieri dell’Università delle Tre età le
cui lezioni si tengono presso il Centro Anziani A. Messina.
Fino a poco tempo fa, interpretava tra i
figuranti dell’Antica Fiera, il ruolo del “Meringa”, il sindaco del paese nei tempi medioevali.
Del
resto, Dante, attore di teatro dilettante, spesso assieme a quel grande santalucese che risponde al
nome di Innocente Soligon, possiede quella flemma e quell’ironia che ne fa un sagace barzellettiere.
Le varie arti lo hanno sempre affascinato e nel lungo periodo in cui operò all’interno della Pro
Loco santalucese si fece promotore di alcune edizioni della mostra di pittura, che suscitò
entusiastici consensi.
Chi scrive, vent’anni fa lo apprezzò come collaboratore del “Tre acque”, periodico paesano.
Scoprimmo la sua vena inesauribile d’autore tra la poesia e la prosa, quella sua spigliata verve dai
tratti semplici ed immediati. Proprio per questa sua verve fu lo speaker per decenni delle corse
ciclistiche.
A questo punto, dopo aver elencato forse in maniera incompleta, ciò che Dante Zanardo ha fatto e ciò
che fa nell’ambito sociale, potrebbe passare quasi in secondo piano l’attività lavorativa svolta
nella sua lunga vita. Dante il 15 agosto 1985 andò in pensione ufficialmente, dopo 53 anni di
lavoro.
Terminò nella stessa stanza dove aveva cominciato come
garzone di barberia. Dopo aver frequentato con profitto a Conegliano la scuola per l’avviamento al
lavoro (l’odierna IPSIA) iniziò come apprendista barbiere a Santa Lucia presso il salone di Leone Lovati
situato in Piazza 28 Ottobre.
Lì tornò nell’autunno del 1963 al termine dell’emigrazione in Cadore ed in Svizzera prima e dopo la
guerra in cui assolse il suo dovere come fante della divisione “Sassari”.
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Negli anni antecedenti la seconda guerra mondiale si guadagnò da vivere lavorando presso
il Salone Alverà a Cortina che si fregiava d’essere “Fornitore della Real Casa Savoia” e a Misurina.
Erano anni di relativa tranquillità l’elite artistica, aristocratica, politico- borghese soggiornava
in montagna in inverno ed in estate facendo sfoggio della propria priorità sociale.
Il nostro
giovane barbiere fra Cortina e Misurina “servì di barba e capelli” i registi cinematografici:
Luchino Visconti di Modrone, Goffredo Alessandrini, Mario Camerini; gli attori: Otello Toso, Raf
Vallone; i musicisti: Illuminato Gullotta, Eldo Di Lazzaro, il pittore Squittieri, l’industriale
Gaetano Marzotto, il conte Giorgio Cini, il Re dell’Afghanistan, il Conte di Torino Savoia, il
Ministro dell’Educazione Nazionale Giuseppe Bottai, il Duca Amedeo d’Aosta, Italo Balbo.
Di
quest’ultimo rimase affascinato dall’eleganza negli atteggiamenti e per la sostanziale semplicità.
Italo Balbo, già ufficiale alpino dell’8° Reggimento, decorato durante la Grande Guerra, fondatore
della rivista “L’Alpino”, poi quadrunviro della marcia su Roma, Ministro e Maresciallo dell’Aria,
era il Governatore della Libia.
Dante, di lui aveva una smisurata stima, non certo per simpatie
politiche, bensì perchè per gli adolescenti di allora Balbo era “l’Eroe delle Trasvolate
Atlantiche”. All’indomani della crociera aerea Roma-Rio de Janeiro-Roma del 1930, in tutte le scuole
superiori d’Italia, era stato indetto un concorso individuale a carattere provinciale sull’impresa
di Balbo.
La prova consisteva in un tema scritto e al vincitore sarebbe spettato un idrovolante d’argento in miniatura.
Il dodicenne Dante si impegnò allo spasimo ed il suo elaborato
risultò vincente sugli altri. Ma il Preside dopo avergli fatto mille complimenti decise di tenere
l’idrovolante d’argento e di metterlo assieme agli altri trofei e attestati assegnati alla scuola.
Per Dante fu una grande delusione mai del tutto cancellata e qualche anno fa, passando per
Conegliano, entrò nella segreteria dell’IPSIA “Pittoni” per chiedere se il suo idrovolante d’argento
fosse ancora al suo posto e se magari poteva riaverlo. La risposta fu negativa ed una successiva
ulteriore ricerca fatta dal personale dell’IPSIA la confermò.
Balbo si trovava a Misurina
nell’estate del 1938 per soddisfare la sua passione per la caccia ai camosci. Proprio in quel tempo
era stato scoperto un ingente numero di bombe inesplose calibro 75 mm, scaricate chissà per quale
motivo sul fondo del lago. Italo Balbo, impavido, ne maneggiò alcune con una certa noncuranza,
suscitando la meraviglia e lo stupore dei presenti.
Quando Dante durante la guerra tornò a casa in
licenza e scoprì che Balbo ed il Duca d’Aosta erano morti, provò un grosso dispiacere.
Verso la fine
degli anni quaranta Dante per la scarsità di lavoro emigrò in Svizzera. Nel frattempo conobbe Maria
e la sposò. Dal loro matrimonio sono nati Laura ed Andrea.
Nel 1953 tornò nuovamente in Cadore
precisamente a Domegge ove trovò il tempo di fondare la locale associazione Donatori Sangue
Bellunesi l’antenata dell’AVIS. Adesso possiede 11 tessere d’appartenenza alle associazioni
santalucesi e comprensoriali e in diverse di queste entità è uno dei principali fautori. Dante
Zanardo a novembre 2004, ha ricevuto dal Comitato Dama Castellana il premio “Civilitas” e dal Comune
di Santa Lucia la seconda edizione del premio “Sub Silva”. Noi diciamo che sono ben meritati.
Renzo Sossai