Storie dei nostri veci |
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FRANCESCO BUFFON |
Aprile 2005
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Mi è particolarmente gradito rivedere Francesco Buffon, una persona che si è sempre distinta per intelligenza e capacità
abbinate alla più sobria umiltà. Egli, a seguito di cronici problemi di diabete, è stato sul punto di morire e qualche
anno fa gli è stata amputata una gamba. Amorevolmente assistito dalla moglie Silva Zanilla, Francesco Buffon non ha mai
perso il suo spirito, che è tipico di chi ha passato esperienze dure che hanno forgiato la propria tempra.
Francesco Buffon è nato a Sarano di Santa Lucia di Piave il 18 febbraio 1921. Crebbe ingegnoso e dedito allo studio,
conseguendo il diploma al termine dei 5 anni alla scuola per l'avviamento al lavoro (l'odierno IPSIA). Il 21 gennaio
1941 venne arruolato con l'incarico di marconista nel corpo della Guardia di Frontiera ( che poi diventeranno Alpini
d'arresto). Venne mandato a San Pietro del Carso, allora Italia e ora Slovenia. Il 4 aprile 1941 fu aggregato con il suo
reparto al 3° Gruppo Alpini Valle che si mosse dalla Venezia Giulia verso il confine inquadrato nella 2^ Armata, aprendo
il fronte nell'alta Jugoslavia. Fu una campagna di guerra dura e piena d'insidie, che vide dopo una rapida conquista del
territorio, l'intensificarsi della guerriglia da parte dei partigiani "Cetnici" comandati dal colonnello Draga
Mihailovic, di ispirazione monarchica e la falange di Josip Broz, detto "Tito" di ispirazione comunista.
Il nostro Francesco, ricorda i buoni rapporti che i nostri soldati avevano con la popolazione e la spietatezza della
guerriglia che riuscì ad un certo punto a coalizzarsi per combattere gli invasori, nonostante fosse composta da gente
diversissima per etnia, credo religioso e politico. Al giovane caporale Buffon non restò che adattarsi alla situazione
dovendo talvolta piangere la morte di qualche commilitone. Terminata l'esperienza in Jugoslavia, Francesco Buffon,
promosso nel frattempo caporal maggiore, fu inviato nei pressi di Crotone nell'operazione di guerra del così detto
"Scacchiere Mediterraneo", inserito nella 534^ Compagnia mitraglieri della Guardia Costiera.
Erano gli ultimi mesi del 1942, quando nei pressi di Francavilla Largitola (Golfo di S. Eufemia) Francesco venne colpito
dalla malaria. Ben curato, tornò al suo nuovo incarico di furiere contabile, ricevendo i gradi di sergente. Rimangono
nella memoria del nostro associato, i brividi provati alla vista delle "fortezze volanti" alleate, inesorabili nei
bombardamenti e anche nella caccia all'uomo. Giunse l'8 settembre con gli americani praticamente sul posto. Il reparto
del sergente Buffon depose le armi e scelse di aderire alla guerra di liberazione, passando prima per i campi di
riordinamento che servivano a far integrare i soldati italiani con quelli alleati.
Si costituì così la 1^ Compagnia del 1° Reggimento "Re".
Gli italiani, divenuti a tutti gli effetti dei volontari, avevano il compito di affiancare gli americani. Durante gli
spostamenti da una località all'altra, i nostri connazionali marciavano davanti, concedendo agli Yankees di entrare
trionfanti per le vie principali delle città liberate. Francesco Buffon, avanzato al grado di Sergente Maggiore, ricorda
di essere sempre stato trattato con estrema dignità dagli americani, nel segno della collaborazione più sincera e leale.
Gli furono assegnati compiti importanti, come quando giunti a Firenze, con 30 uomini collaborò con la Military Police
inglese, per 4 mesi, garantendo l'ordine pubblico. Durante il passaggio della "Linea Gotica" si dovettero purtroppo
registrare alcune perdite umane. Giunse infine il 25 aprile 1945 e con esso la libertà mentre si trovavano nei pressi
di Livorno. Il congedo vero e proprio avvenne solo il 31 marzo 1946 e nel 1957 venne richiamato in servizio per 15
giorni.
Nella vita civile, Francesco tornò al suo impiego presso la Zoppas di Conegliano, prima come tornitore e fresatore, poi
come progettista e capo modellista. Le sue capacità e creatività vennero premiate nel 1976 quando gli venne assegnato il
titolo di "Mastro del Lavoro".
Per diversi anni, prima dell'aggravarsi della malattia, fu Presidente dei combattenti e reduci. Sotto la sua presidenza
fu colmata una grande lacuna presso la facciata del municipio di S. Lucia. Nel 1998, infatti, venne impressa una lapide
commemorativa di tutti i Caduti santalucesi del 1940-45, accanto a quella già esistente dei Caduti del 1915-18.
Da molto tempo, egli sentiva il bisogno di veder ricordato l'estremo sacrificio di quei ragazzi di vent'anni o poco più.
In tal senso volle anche commemorare il 25 aprile alla stregua del 4 novembre. Nel 1997 fu promosso al grado di
Maresciallo Ordinario.
Recentemente ha sofferto il dolore di perdere un fraterno amico, Dante Zanardo, che con lui aveva collaborato
nell'associazione dei combattenti e reduci e come Francesco Buffon aveva quella signorilità e quella pulizia morale
d'altri tempi.
La speranza è che il seme della civiltà e del rispetto di queste esemplari persone, non sia stato gettato invano.
Renzo Sossai