Storie dei nostri veci |
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I FRATELLI DE LOZZO |
Al termine della campagna
Greco Albanese alla quale partecipammo, il nostro Btg. Cadore fu impiegato in
Francia come truppe di occupazione. Al momento dell'armistizio dell'8
settembre, ci trovavamo a Mentone, e per non arrenderci ai tedeschi ci fu un
tentativo di rientro in Italia. Riuscimmo ad arrivare fino al Col di Tenda
dove privo di qualsiasi collegamento con i comandi superiori il Ten. Col.
Perico lasciava libera iniziativa a tutti i suoi alpini. Sul posto si decide
di disfarsi delle armi, rendendole però inservibili. Da quel momento tutti
cercavano abiti borghesi per evitare la cattura. Così anche i fratelli DE
LOZZO Maggiorino ed Arrigo assieme ad altri due commilitoni, uno di Padova e
uno di Auronzo, non avendo trovato niente per cambiarsi, dovendo evitare i
grossi centri abitati e le linee ferroviarie, decisero di risalire al Col di
Tenda per recuperare un mulo, una arma leggera ed almeno una parte del
vettovagliamento.
Percorrendo vari sentieri
di montagna in direzione di Torino decidemmo di pernottare in una piccola
baita dove verso le 5,30, un'anziana donna ci rassicurò e promise di portarci
del latte mentre invece si è ripresentata dopo circa due ore con quattro
carabinieri e altrettanti tedeschi che con una fune provvista di morsetti ci
legarono ai polsi e ci portarono fino a Limone Piemonte e poi con la tradotta
fino a Cuneo. Per la cattura uno dei carabinieri ci disse che il compenso per
ogni sbandato denunciato era di 500 lire.
Verso i primi di Ottobre
io e mio fratello fummo fatti salire su un treno con destinazione Germania.
Arrivammo a Leopoli in Alta Slesia dopo circa 20 giorni di viaggio in
condizioni terribili (per ironia della sorte il treno si fermò anche a
Conegliano, e grande fu lo sgomento poiché dopo tre anni eravamo tanto vicini
a casa ma con una destinazione tanto lontana ed incerta). Da Leopoli dopo un
mese fummo trasferiti nella grande città industriale di Dresda per lavorare
alla Siemens come meccanici.
Durante lo smistamento,
per l'assegnazione dei posti in gruppi di dieci, io e mio fratello fummo
separati ed in italiano cercai di far capire che volevamo restare uniti, così
sentendomi insistere un anziano ufficiale austriaco che capiva un po’ in
quanto impegnato a Caporetto durante la Grande Guerra convinse l'altro
ufficiale tedesco a lasciarci insieme.
Con nostra grande sorpresa
lo stesso ufficiale austriaco lo ritrovammo in fabbrica e così ci raccontò
che ebbe modo di conoscere i paesi di Sacile, Conegliano ed altri ancora fra i
quali anche Refrontolo dove a villa Margherita ora “SPADA” c'era il
comando delle truppe che combattevano sul Piave. Questo austriaco ogni giorno
di nascosto generosamente e rischiando molto ci portava qualcosa da mangiare.
Durante il terribile bombardamento di Dresda dopo la metà di Aprile del ‘45
restammo tre giorni rifugiati in un fosso poiché i rifugi erano per i
tedeschi e alla fine con degli stracci cucimmo una bandiera tricolore, con
questa ci incamminammo sulla strada che da “CHEMNITZ” porta a “PLAVEN”
con la speranza di incontrare gli alleati. Quando incontrammo finalmente gli
americani ci diedero modo di ripulirci e sfamarci egregiamente ed in breve
tempo con il treno giungemmo a Pescantina, finalmente “Italia”. Da
Pescantina a Treviso in corriera e per arrivare a Conegliano con un camion
carico di ferraglia, che all'altezza di Susegana, per una brusca frenata il
carico rischiò di schiacciarci, mio fratello rimase seriamente ferito. Dopo
tanti pericoli corsi in guerra a poca distanza da casa la fortuna ci stava
voltando le spalle.
“Due fratelli per una lunga storia che nonostante tutto possono ancora oggi raccontare!
Luigi Zaccaron
Antoniazzi Sergio