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Quando cadde Luigi Spellanzon non aveva ancora compiuto 25 anni. Però,
almeno fino a quando dura l'Italia, Spellanzon sarà ricordato ad ogni
generazione attraverso la seguente motivazione della Medaglia
d'Oro al V.M. conferita alla sua memoria: "Già
volontario in parecchie azioni di guerra, durante un combattimento
guidava più volte la sua banda in un susseguirsi di aspri e sanguinosi
episodi. Gravemente ferito all'addome, sebbene conscio del suo grave
stato non abbandonava i gregari, che continuavano l'azione infiammati
dal suo ardimentoso contegno. Due giorni dopo, nuovamente attaccato,
mentre barellato e scortato da gregari armati, si trasferiva in
località sede di ospedale, tra gli spasimi della carne, con sublime
eroismo, impegnava nuovo cruento combattimento, rimanendo ancora ferito
al torace.
Caduti ad uno ad uno i vicini, pressato da ogni parte, trovava ancora la forza di
impugnare la pistola, uccidendo parecchi avversari, finché, colpito alla
fronte cadeva travolto dalla selvaggia irruenza nemica. Fulgido esempio di
virtù militari - Angodegò, 31 maggio 1938".
Luigi Spellanzon, nato l'11 agosto 1913 a Conegliano, dimostrò una vivace intelligenza fin dai
primi anni di studio, conseguendo la licenza di terza media complementare a
soli 12 anni. Il 23 settembre 1933 si arruolò volontario, con la ferma di due
anni, nel 9° Reggimento alpini, venendo assegnato a Tolmino; il 23 febbraio
1934 venne nominato caporale e quattro mesi dopo caporale maggiore per
conseguire poi la promozione a sergente il 23 settembre 1934. Come
sottufficiale particolarmente preparato alla vita amministrativa, Spellanzon
ricoprì per oltre un anno vari incarichi di fiducia presso il proprio
battaglione, fino al trasferimento alla 5° compagnia dell'11° Rgt Alpini di
nuova costituzione facente parte della Divisione "Pusteria".
Col nuovo Reggimento, Spellanzon si imbarcò a Napoli il 12 gennaio 1936
giungendo a Massaua otto giorni più tardi e partecipando poi a diversi
combattimenti; l'11° Alpini si distinse infatti nelle battaglie Adi-Gul_Nrgus
il 12 febbraio 1936, di Amba Aradam tra il 15 e il 16 febbraio, al Passo Mecan (Amba Bohorà) il 31
marzo ed infine a Saeftì il 3 aprile 1936.
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La conclusione di combattimenti in Etiopia non coincise con l'ufficiale
proclamazione della vittoria e i nostri soldati dovettero sopportare per anni
un'accanita lotta contro le bande ribelli dei vari ras. Il terrorismo delle
bande composte da migliaia di agguerriti combattenti era particolarmente
esercitato ai danni delle stesse popolazioni etiopiche, il più delle volte,
anche gli attacchi ai reparti italiani erano determinati da fini tutt'altro
che "patriottici".
Il nostro esercito aveva costituito, soprattutto nelle zona più isolate, dei
reparti di colore che raccoglievano spesso degli elementi non arruolati
regolarmente ma che offrivano volentieri la propria preziosa collaborazione
nella convinzione della reale utilità che il popolo abissino poteva trarre
dalla presenza italiana; questi reparti definiti "bande irregolari"
erano comandati dai nostri ufficiali e sottufficiali coadiuvati dagli ascari.
Ad una di queste organizzazioni del Corpo Truppe Coloniali, Spellanzon venne
assegnato il 7 agosto 1936 con residenza a Batié, nella zona di Dessié,
unitamente al ten. Giuseppe Pennasi.
Ai vari scontri con i ribelli seguirono periodi di relativa calma.
Il comportamento di Spellanzon fu sempre ammirevole e, dopo il conseguimento
del grado di sergente maggiore (23 settembre 1937) venne proposto per la
promozione a maresciallo per merito di guerra a seguito delle operazioni di
polizia a Uoldia del marzo 1938. Il 31 maggio dello stesso anno, Luigi
Spellanzon comandava oltre quattrocento gregari della "Banda Galla"
in avanguardia ad Angodegò, occupando diverse posizioni accanitamente difese
dai ribelli. Verso le 18, quando il nemico stava definitivamente cedendo e i
reparti italiani si apprestavano all'inseguimento, una pallottola
(probabilmente di fucile Mauser) colpì Spellanzon all'addome da fianco a
fianco. Immediatamente avvertito il comandante, questi si recò sul posto con
ten. medico Dr. Mantello, trovando Spellanzon ancora in piedi e che incitava i
suoi uomini a proseguire nell'azione; lo stesso comandante scrisse: "lo
trovai disinvolto e con una sigaretta accesa tra le labbra". Il medico
accertò la gravità della ferita, curato e fasciato, deposto su di una
barella improvvisata, venne trasportato in una vicina posizione difendibile;
per la notevole perdita di sangue perdette i sensi dopo un quarto d'ora
dall'arrivo. Trascorsa la notte, la colonna giunse l'1 giugno nel territori
odi Agoat, sostando per cercare di individuare l'abitato di Mermereifià.
Spellanzon passò un'altra notte tra sofferenze terribili, perdendo la
sensibilità delle gambe e, al mattino, chiese di poter essere trasportato a
Dessié. La colonna avrebbe dovuto infatti compiere una lunga ed estenuante
marcia per la carovaniera Ighem-Aratmà per cui venne deciso di staccare dalla
colonna circa duecento uomini per cercare di portare il ferito al 23°
Cantiere "Puricelli" attraverso la mulattiera di Coot; le
informazioni assunte davano la zona libera da truppe ribelli e, al comando del
graduato Ottaviani, il gruppo partì alle 7,45 del 2 giugno. La piccola scorta
(costituita da 147 gregari armati di fucile e 50 disarmati in qualità di
portatori) raggiunse faticosamente verso mezzogiorno, senza avvistare ribelli,
il territorio di Angar in località Ciakalà. Nella zona di Cairali Maggheugua
(nell'Infranta), contornata da piccole alture dominanti, la colonna venne
improvvisamente attaccata sa tergo con scariche di fucileria, rendendo
impossibile retrocedere, erano le ore 12,15 circa e quasi contemporaneamente i
ribelli attaccarono anche dai fianchi; altri gruppi di armati impedivano il
proseguimento della marcia verso la piana del fiume Diarré.
Mentre Ottaviani si impegnava a contenere i ribelli, un gruppo di ascari e di
portatori al comando del B. Basci Mohamed Nur Hassen, tentò di proseguire
verso il Diarré, nel disperato tentativo di portare Luigi Spellanzon sulla
via della salvezza. Gli avversari serrarono però con azione rapidissima e
resero impossibile il proseguimento dell'azione del reparto all'ordine di
Ottaviani ; il gruppo con la barella di Spellanzon era arrivato fino a
duecento metri più a valle, quando i portatori si dispersero e la brandina
con il ferito venne deposta a terra mentre la lotta continuava furibonda.
Luigi Spellanzon si fece aiutare dal B. Basci a strascinarsi per alcuni metri
facendosi consegnare la rivoltella a rotazione ed impegnando con il proprio
attendente e due ascari l'ultima disperata difesa contro gli avversari.
Spellanzon sparava ripetutamente e con calma eccezionale (sono parole del
Comandante italiano) sui ribelli più vicini, rimanendo a sua volta ferito al
petto; proseguì la lotta con accanimento uccidendo diversi ribelli finché
una pallottola non lo colpì tra la fronte e la tempia.
Così morì Luigi Spellanzon, mentre il fedele B. Basci Mohamed Nur Hassen
rimase fino alla cattura accanto al suo superiore caduto; l'attendente di
Spellanzon venne catturato ed ucciso. Il B. Basci riuscì a fuggire dopo
quattro giorni di prigionia e a raggiungere il 23° Cantiere "Puricelli".
Luigi Spellanzon venne dapprima sepolto sul posto e sulla sua tomba fu eretto
un rudimentale "tucul" sormontato da una croce in legno; la notizia
della sua eroica morte portò molta costernazione tra la popolazione di Batié
e di Dessié, e i componenti dei reparti Galla eseguirono canzoni e fantasie
guerriere a ricordo dell'esemplare sottoufficiale alpino. Quando il comandante
Aldo Danieli giunse sul posto, Luigi Spellanzon venne dissotterrato per la
constatazione dell'identità e seppellito a Badò Uaha, a circa cinque ore da
Mermerefià e a tre ore e mezzo circa dal 23° cantiere "Puricelli".
Questa è la breve e gloriosa vita della Medaglia d'Oro Luigi Spellanzon, il
quale ha lasciato il segno del suo valore sul labaro della nostra Sezione e
nel riconoscente ricordo di tutta Conegliano, la città natale che volle
dedicato all'eroico Figlio il suo più bel viale per salutare al nome di
Spellanzon, il visitatore che giunge da lontano.
CONEGLIANO – L’ingresso secondario dell’Ospedale civile, occupato dalle truppe austriache. Gente di tutte le età e condizioni che attende la distribuzione degli “avanzi” del rancio militare. Il 4° bambino da sinistra è Luigi Spellanzon. Fotografia del cav. Luigi Cristofoli.