Storie dei nostri veci

MAGGIORINO DE LOZZO

LA PICCOLA STORIA DI UNA ALPINO


Giugno 1993

L’alpino DE LOZZO MAGGIORINO classe 1916, attualmente con il grado di Maresciallo Ord., ex combattente ed internato in Germania per due lunghi anni, ci ha raccontato la sua storia.
Le sue peripezie hanno avuto inizio con il servizio di leva avvenuto il 24 maggio 1937 alla fine del quale è stato trattenuto in quanto il suo battaglione, il Cadore, veniva mobilitato per la Francia.
Il primo contatto, se così si può dire, è avvenuto il 17 giugno del 1940 presso il Col di Nava, prima, ed in seguito presso il Lago Losagne, il Colle Argentera ed il Col di Maddalena.
“Sulla tradotta che da Bra porta il Btg. Cadore al Col di Nava - racconta Maggiorino - fui testimone di un episodio particolare: durante il tragitto e nei pressi di Cuneo, a sorvegliare la strada ferrata erano le milizie fasciste alle quali alcuni alpini del Comelico, nel loro tipico  dialetto, si rivolsero accusandoli di aver voluto la guerra rimanendo di guardia ai sassi e mandando gli altri al fronte.
Un miliziano rispose con un gesto eloquente e beffardo che si usa fare con le braccia.
Come risposta un alpino del gruppo sparò un colpo di fucile verso terra, ma la pallottola che aveva colpito le rotaie nel rimbalzo ferì ad una gamba il miliziano.”
In seguito a ciò il Btg. Cadore fu punito e per alcuni mesi gli venne tolta la Bandiera e mandato direttamente al fronte.
Terminati i combattimenti sul fronte occidentale il battaglione, via Dobbiaco, Pescara e Brindisi fu imbarcato per il fronte greco-albanese.
Sbarcati a Vallona, e atteso l’arrivo delle salmerie, la partenza fu immediata in direzione di Perati per poi raggiungere il fronte a Ciaf Gallina il 2 e 3 dicembre del 1941.
In quell’occasione transitarono per diverse località, quali, Ceravoda e Spadarit per poi raggiungere il monte Tomori.
Bisognava conquistare “quota 1508” ed il nostro Maggiorino fu comandato in avanscoperta per scoprire la postazione di tre mitragliatrici nemiche.
Individuatele fece un rilievo topografico sotto il continuo fuoco nemico; rilievo che sarebbe servito per il giorno successivo allorché il plotone degli Arditi del Cadore avrebbe sferrato l’attacco decisivo per la conquista della famosa “Q. 1508” che avrebbe loro permesso di proseguire per Erzeca e continuare l’avanzata nel territorio greco fino al giorno dell’armistizio, giungendo così nelle vicinanze di Gianina. In conseguenza dell’armistizio arrivarono al lago di Scutari. vicino a Petrelle. in attesa dell’imbarco per il rientro in Italia.
Purtroppo questo non fu possibile e l’autocolonna venne spostata in Jugoslavia ed a Arieca, combattendo accanitamente, si aprirono la strada verso Belgrado, passando per il Montenegro e la Serbia.
Giunti a Priopolie il battaglione fu inviato in soccorso ad una compagnia del Btg Belluno che per raggiungere Plevia fu attaccata dai partigiani al Passo Ihabuca che, dietro loro, lasciarono i nostri alpini trucidati e seviziati orribilmente (mutilati degli organi genitali ed ancora in vita), un’ecatombe con circa un centinaio di morti.
Proseguendo per Plevia il battaglione partecipò solo in parte ad una cruenta battaglia quasi all’arma bianca che durò due giorni dove i morti, fra i civili, si contarono a migliaia.
Giunti nei pressi di Belgrado l’odissea del battaglione finì e finalmente furono rimpatriati a Rivoli Torinese.
Dopo alcuni giorni di permanenza furono mandati in zona di occupazione in territorio francese e dopo l’armistizio il nostro Maggiorino si avviò a piedi verso Limone in Piemonte dove, lasciate le armi e cercati vestiti civili, con il fratello Arrigo ed altri due alpini si diressero con un mulo verso le montagne cercando scampo ai rastrellamenti tedeschi, trovando rifugio per la notte presso una baita.
La vecchietta che li ospitò, con la scusa di andar a prendere il latte, avvertì i tedeschi che con due carabinieri li fecero prigionieri (il compenso per la vecchietta era di 500 lire per ogni militare denunciato).
Dopo essere stati legati e percossi furono ricondotti alla stazione di Limone e da lì a Cuneo dove, dopo un giorno, internati in Germania nel campo di smistamento generale HB nell’alta Slesia orientale, quindi per due anni a Dresda fino al termine della guerra.
Liberato in un primo tempo dalle truppe russe fu preso in consegna dagli americani in quanto le truppe russe non s’interessavano a loro perchè in fase d’avanzata verso Berlino.
Portato per un mese a Chermeniz e quindi a Plaune. da dove il nostro Maggiorino fu rimpatriato nel settembre del 1945 e portato con la tradotta fino a Pescantina, raggiunge poi con mezzi di fortuna Refrontolo.
“- In queste lunghe peripezie - ci raccontata Maggiorino - ebbi molta fortuna, durante la guerra solo due ferite, e non gravi, una delle quali ricordo in modo particolare.
Una pallottola mi forò la camicia sotto il braccio sinistro conficcandosi nello zainetto che conteneva dieci bombe a mano che vennero sì scalfite. ma inspiegabilmente non esplosero.
Con circa otto anni di servizio militare sono stato decorato con Una Croce al Valor Militare e tre Croci di Guerra.
Devo precisare che i nomi delle località menzionate sono stati riportati così come li avevo imparati e tenuti in niente.
Durante il servizio militare in Grecia ebbi modo di conoscere Leopoldo Pirelli, Gerosa, Lucio Pirovano, Bertoli, Pisoni, Alfieri e Bovio.
Nel dicembre del ‘46 fui assunto al comune di Refrontolo con la qualifica di messo scrivano, poi con quella di Vigile comunale e, con la legge 336 dei combattenti, nel 1972 andai in pensione".
Maggiorino De Lozzo fu anche fondatore della Sezione Ex-Internati di Refrontolo di cui ne è stato sempre presidente.
Ha disponibili, previa assoluta restituzione, foto che lo ritrae con Umberto di Savoia ed una foto con un azione di guerra dove si vede un Alpino morto e del quale si sa anche il nome ed il suo paese di origine (Longarone).
Antoniazzi e Zaccaron