Storie dei nostri veci |
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ANGELO MORAS |
Luglio 2010
Antonio Sacilotto, alpino del gruppo di Bibano-Godega, rovistando tra le sue carte ha trovato casualmente il foglio matricolare e degli appunti di guerra di suo zio Terzo, uno degli ultimi reduci delle campagne militari di Francia e Grecia, e scomparso una decina d’anni fa. Rivivendone le tribolazioni e le sofferenze patite, ne vuole ricordare brevemente la figura affinché il suo sacrificio, come quello di tanti suoi coetanei, non venga dimenticato.
Terzo Sacilotto, classe 1917, dopo l’infanzia trascorsa a Cordignano,
a seguito della divisione della grande famiglia patriarcale, nel 1937 si
trasferì a coltivare un nuovo podere mezzadrile a Colle Umberto.
Allo scoppio della II guerra mondiale viene reclutato nella divisione alpina
“Pusteria” e inquadrato nel btg “Pieve di Cadore” del 7°, sotto il comando del
mitico col. Perico.
Nel giugno del 1940 partecipa ai primi scontri nelle Alpi occidentali, entrando
in territorio francese.
A fine novembre dello stesso anno, dopo la resa della Francia, la Pusteria viene
trasferita in Albania assieme alla Julia. Tra il dicembre 1940 e l’aprile 1941
sostiene violenti combattimenti per respingere la violenta controffensiva greca
sul Tomori, nella valle dell’Ossumit e della Vojussa. Dopo il decisivo
intervento tedesco e la conseguente capitolazione della Grecia, i reparti del 7°
vengono dislocati in Montenegro con compiti di contro guerriglia partigiana
slava sostenendo sanguinose battaglie contro un nemico molto agguerrito e
motivato, tra cui quella di Plevljie.
Nell’agosto del 1942, mentre la Julia parte per la tragica campagna di Russia,
la Pusteria viene inviata ancora a presidiare il territorio della Provenza e
della Francia meridionale.
L’Armistizio dell’8 settembre 1943 coglie la divisione impreparata ai tragici
eventi e anche Terzo, come i suoi commilitoni, abbandonato dai superiori e allo
sbando, con ogni mezzo di fortuna cerca la salvezza prendendo la strada di casa.
A Como, però, viene intercettato da reparti tedeschi e internato in un lager
della Germania centrale dove patì ogni forma di vessazione e prostrazione fisica
e morale. Liberato dagli Alleati e rientrato in patria nell’estate del 1945, di
fronte alla distruzione e alla miseria dei nostri paesi, fu costretto a cercare
lavoro nelle miniere del Belgio. Rientrato in patria, partecipò attivamente alle
attività alpine di volontariato, tra cui quella di alfiere del gruppo di San
Giacomo per molti anni.
In seguito, per la sua partecipazione agli eventi bellici e per le conseguenze
della prigionia, egli nel 1967 venne insignito della “Croce di merito di Guerra”
e nel 1984 il ministro Giovanni Spadolini gli conferì il “Diploma d’onore”
riservato a tutti i combattenti per la libertà d’Italia nell’infausto periodo
1943-45.
Questa è la sintesi della storia di un alpino, di un italiano qualunque
costretto, come tanti della sua generazione, a pagare un prezzo altissimo alla
Storia per l’emancipazione politica, sociale ed economica della nostra Nazione.
Un sacrificio che non deve essere sottaciuto né dimenticato, mai!
Giorgio Visentin