60° DELLA SEZIONE DI CONEGLIANO |
Dicembre 1985 |
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Da «Il Quindicinale». Una mattinata carica di pioggia era quella che salutava le migliaia di alpini che parcheggiando auto e pullman in ogni parte della città, arrivavano a piedi sui piazzali della chiesa della Madonna delle Grazie da dove - dopo la S. Messa celebrata al campo - sarebbe partita la sfilata conclusiva delle manifestazioni del 60° della Sezione coneglianese. Dieci-quindicimila alpini avrebbero sfilato in rappresentanza delle Tre Venezie nelle vie centrali di Conegliano. Altre 30-40 mila persone avrebbero fatto ala al loro passaggio. Un piccolo giallo aveva colpito la sezione Ana di Conegliano qualche giorno prima della manifestazione. Beghe di tipo politico - militare avevano fatto si che la fanfara della brigata alpina «Julia» venisse dirottata in altra città nella mattinata di domenica. A nulla erano valse le proteste di Vallomy, di Bozzoli e di altri dirigenti dell’Associazione alpini di Conegliano, come nulla servivano i calendari nazionali delle manifestazioni paramilitari stilati da tempo immemorabile e nei quali risultava la rassegna alpina di Conegliano. Così la sfilata partita dai piazzali di Monticella, è arrivata al centro della città dove erano state allestite le tribune delle autorità e poi al Cavallino senza la prestigiosa apertura della fanfara della «Julia». La sfilata è stata accompagnata dalle note del «trentatrè» suonate sulla Gradinata degli alpini dalla fanfara degli alpini di S. Pietro di Feletto. Ha iniziato a sfilare il gruppo artiglieria da montagna «Conegliano» seguito da tutte le sezioni del Triveneto. La sfilata, durata oltre un’ora, è stata chiusa da brevi indirizzi di saluto dal dr. Caprioli presidente nazionale Ana, del prof. Vallomy presidente degli alpini di Conegliano e del sindaco della città Pietro Giubilato. Al termine della manifestazione è stato preparato un rancio alpino nel chiostro del convento delle scuole di San Francesco. |
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Gli alpini contro la droga. Gli alpini per far votare all’estero chi è costretto a emigrare. Gli alpini per la
patria, la famiglia, la pace. Queste ed altre scritte su fondo tricolore sono state fatte sfilare in testa ai gruppi
alpini che hanno partecipato al raduno triveneto di Conegliano. C’erano oltre diecimila persone e sarebbero state di più
se il cielo non fosse sempre stato minaccioso e se non ci fossero state altre manifestazioni concomitanti come il
giuramento solenne delle reclute della brigata Cado- re a Belluno. Anche la fanfara della Julia, pur prenotata da tempo
ha dovuto suonare in un’ altra città veneta, ma la si è potuta applaudire nuovamente nel pomeriggio. Gli «onori
musicali» sono stati affidati alla banda di San Pietro di Feletto guidata dal maestro Zorgno e alla banda di Mareno con
il maestro Gobbo. Sul palco delle autorità, con il sindaco Giubilato c’erano il presidente dell’ANA Caprioli e l'ex
presidente Trentini (entrambi reduci di Russia), il presidente di Conegliano Vallomy, mentre i militari erano
rappresentati al vertice dal gen. Federici, comandante della Brigata Julia, dai tenenti colonnelli Barbera e Calò,
rispettivamente comandanti del «Conegliano» e del «Vicenza» ed altri ufficiali,
il primo segretario fondatore della sezione cap. Giacomo
Soravia, e i veterani Travaini
e Daccò, l'on. Donazzon, il viceprefetto, il sindaco di Pieve di Soligo Padoin ed altre
autorità civili.
La sfilata ha visto in testa gli artiglieri in armi del Gruppo "Conegliano" in perfetto tenuta da combattimento,i
gonfaloni dei comuni, accompagnati dai sindaci. Subito dopo gli alpini in armi ed i reduci di Albania, Grecia e Russia,
guidati dal col. Domenico Rossotto, meraviglioso esempio di attaccamento tra ufficiali e artiglieri, come ha detto lo
speaker della manifestazione Geronazzo Quindi le crocerossine (in tribuna c’era la signora Teresa Vascellari, medaglia
d’argento della Croce rossa, che ha partecipato alla Campagna d’Africa), il labaro del Nastro Azzurro che idealmente
raccoglie tutti i decorati d’Italia, artiglieri, autieri, arditi, avieri, marinai, bersaglieri, finanzieri, carabinieri,
cavalleria, famiglie Caduti, Internati vittime civili di guerra, partigiani, perseguitati politici, volontari della
libertà, paracadutisti.
Tra i gruppi di alpini, quelli provenienti da più lontano erano di Casale Monferrato, Monte Parasano Pescina,
Salsomaggiore e Peschici. Hanno preceduto le rappresentanze di Belluno, Bolzano, Cadore, Cividale, Feltre, Gemona,
Gorizia, Marostica, Padova, Palmanova, Pordenone, Tolmezzo, Trento, Treviso, Udine, Valdobbiadene, Venezia, Verona,
Vicenza, Vittorio Veneto. Poi la sfilata di tutti i gruppi della sezione di Conegliano, con il vessillo scortato dal
vicepresidente Bozzoli, dai dirigenti ed ex-dirigenti della sezione, tra i quali il cap. Giacomo Soravia, l’avv.
Travaini, Giovanni Daccò. Lo schieramento è stato chiuso da un blocco di 60 tricolori che volevano identificare i 60
anni di attività della sezione coneglianese.
Un saluto è stato portato alla fine dal sindaco Giubilato, dal presidente Caprioli e dal prof. Vallomy. Non poteva non
essere ricordato l’impegno degli alpini per contribuire a risolvere problemi sociali. In questo senso un plauso è stato
rivolto a quanti hanno collaborato alla realizzazione dell’ampliamento del Centro di lavoro guidato a Bocca di Strada,
gestito da «La Nostra Famiglia». L’opera era stata inaugurata il venerdì prima alla presenza del vescovo di Vittorio
Veneto, mons. Eugenio Ravignani.
Vogliamo concludere questa interessante cronistoria riportando la lettera che il
presidente nazionale dr. Nardo Caprioli inviò al nostro presidente prof.
Giacomo Vallomy:
"Sono stati tre giorni pieni e bellissimi, altamente significativi, e te ne sono
vivamente grato. Sono rimasto toccato dall'accoglienza fraterna dei tuoi Alpini
e ti prego di porgere a tutti loro il mio più cordiale saluto.
La realizzazione dell'ampliamento del laboratorio per il lavoro guidato per gli
handicappati ha fatto da stupenda cornice al 60° della Vostra Sezione e
l'entusiasmo con cui hanno lavorato tutti coloro che hanno dato il loro
contributo, ha sicuramente ed in misura ancor maggiore esaltato quei valori nei
quali noi tutti fermamente crediamo. Sono inoltre convinto che in questi
incontri "lavorativi" le distanze che fino a qualche anno fa
inevitabilmente separavano giovani e anziani, siano annullate dalla comune
soddisfazione e gioia di poter fare, insieme, qualcosa di utile e di
bello".
Un posto particolare nell’ambito delle manifestazioni è stato riservato ai reduci di Albania, Grecia e Russia del
Gruppo Conegliano del 3° Reggimento Artiglieria Alpina «Julia».
Essi hanno avuto un posto di riguardo durante il giuramento, ed hanno sfilato preceduti dai reparti in armi,
accompagnati dalla fanfara di Mareno di Piave.
Provenienti da molte regioni d’Italia i reduci si sono ritrovati, a Conegliano come l’anno scorso, nel loro terzo
incontro; assieme al loro comandante col. Domenico Rossotto, il quale amava definire si suoi artiglieri con orgoglio «i
miei leoni» ed era ricambiato con un affettuoso «Papà Rossotto».
Tra quegli anziani combattenti ... ormai con i capelli brizzolati o bianchi, con volti coperti di rughe, ma con gli
occhi scintillanti, con il sorriso aperto, è mancato un caro amico il prof. Mario Candotti - Presidente della Sezione di
Pordenone - che tragicamente ci ha preceduti nel paradiso di Cantore. MANDI MARIO e arrivederci!
Il capitano Pietro Marchisio, luogotenente nella guerra di Grecia, Albania e Russia, alla presenza dell’ex Presidente
Nazionale avv. Trentini, del dr. Rondinella e di Pietro De Zan, appunta al petto del co1. Domenico Rossotto la medaglia
d’oro ricordo, donata dai suoi vecchi «leoni», durante l’incontro conviviale.
Da «Il Messaggero» di Udine - J. G. Cautero:
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Steno Bellotto, ex battaglione « Tolmezzo » telegrafisti, responsabile dei collegamenti e del servizio, coadiuvato da
un numeroso gruppo di alpini, ha dato il via al corteo alle ore 10.30 guardando preoccupato in alto, dove di nuvole ce
n’erano in abbondanza. Davanti all’albergo Cristallo c’era un gruppetto di veci, ma proprio veci, attorno a un penna
bianca che abbracciava tutti, man mano che arrivavano: lui era il generale Domenico Rossotto, classe 1893, che fa 92
anni di età, comandante in Russia, Grecia e Albania del terzo artiglieria alpina Conegliano. Come va, come non va, in
breve, mentre il corteo spunta in fondo al vialone, il generale chiama Ettore Venier, classe 1912, capo- rai maggiore,
oggi macellaio in Valcellina, cuoco ai tempi di guerra, e presentandolo in giro ai pochi che non lo conoscevano già, gli
fa raccontare di « quella volta; prima di Nikolajewka », che gli portò al comando un paio di scarpe nuove, ma proprio
nuove, che Venier aveva preso a un altro ufficiale di altra arma, non sapendo far altro per «far bella figura»
all’indomani al suo comandante, chiamato da qualche parte per un colloquio ai quartier generale.
Piemontese, anzi «cuneese di Limone Piemonte» (come si definisce), il vivace generale ha atteso la testa del suo terzo
artiglieri in congedo e ha fatto la sua bella figura risultando, alla fine, il personaggio più applaudito della giornata
alpina di Conegliano. Una giornata cominciata con qualche preoccupazione per i dirigenti dell’Ana veneta:
«Un giorno manda piova, un giorno manda sol ...» diceva poco prima delle 8 di ieri il vicepresidente coneglianese Renato
Brunello. Le previsioni erano poco ottimistiche; ma alla fine tutto si è svolto nel migliore dei modi, senza pioggia e
con un afflusso davvero rilevante di penne nere.
Più o meno le previsioni indicavano in cinquemila i probabili partecipanti alla festa di Conegliano. Alla fine, grazie
anche al massiccio afflusso di gente in congedo di varie associazioni combattentistiche e d’arma (era, dopotutto, la
festa nazionale), si è andati ben oltre le seimila unità, con la grande presenza, quasi totalità, dei 28 gruppi e 3.965
soci dell’Associazione alpini che ospitava, quella di Conegliano, applauditi quando hanno chiuso il corteo avviato quasi
puntualmente alle 10.30 e conclusosi poco dopo mezzogiorno fra due ali di folla legatissima, come si è visto, alla
tradizione alpina veneta.
Per Ottorino Masarotti, incontrato dal cronista a festa finita ai piedi della Scalinata degli Alpini accanto alle
tribune, « è stata una giornata molto ben organizzata, assistita dal buon Dio, che ha visto la partecipazione di gran
parte di coloro che avevano aderito, per quanto riguarda Udine e gruppi dei dintorni. Conegliano ha fatto proprio un
buon lavoro».