Il 2 e 3 settembre 1972, con una imponente adunata triveneta la nostra sezione ricordò e festeggiò il primo centenario
della costituzione del Corpo Alpino. Molto sarebbe a dire sull’esito di quella grande
manifestazione, ma ci limitiamo ad affermare che riuscì come si voleva e come si desiderava. Conegliano rispose con
fierezza, spontanea simpatia all’introduzione degli Alpini. La stampa fu unanime nel riconoscere nelle penne nere
uomini cristallini, soliti al sacrificio ovunque ed in ogni tempo, fedeli all’amicizia che, tra oro, non
conoscono diversità di posizioni sociali e politiche. Conegliano, la perla del Veneto, la
terra bagnata dal Sacro Piave, patria di innumerevoli Alpini, di cui quattro medaglie
d’oro, senza contare quelle d’Argento di cui si fregiano tutt’ora molti nostri soci, ha ricordato i suoi caduti con
compostezza e serietà. Sono arrivati alla spicciolata la sera del due settembre mentre il
cielo andava coprendosi di nuvolaglia poco simpatica. Verso il tramonto si sono susseguite le varie cerimonie
ufficiali con i primi incontri tra maestri ed alunni di quella antica scuola che è la
montagna. Si sono ritrovati davanti alla lapide che ricorda la fondazione del 7° a Conegliano, e si sono ritrovati a
sera inoltrata a tagliare il nastro di quella sede che gli Alpini hanno voluto. Lì nella frenesia della vigilia,
nella simpatica confusione di una grande famiglia che raduna una volta tanto i suoi
rampolli sparsi per il mondo, si è levata al cielo la preghiera e il canto del Corocastel.
Nel variopinto bivacco della tettoia della nostra sede e dal cortile del convento di S. Francesco, una piccola
folla, di giovani ed anziani ascoltava le storie della naja e della dura guerra alpina.
Questi sono i momenti migliori dei nostri incontri perchè i più spontanei
e fraterni.
Il mattino seguente ammassamento in viale M. O. Spellanzon, per iniziare poi lo sfilamento.
La banda musicale di Conegliano, ha scandito il passo per tutta la sfilata.
Nel porticato del Duomo, il Vicario Generale dei cappellani mons. Giovanni
Corazza ha celebrato la S. Messa. Poi in Piazza Cima si è voluto rendere omaggio doveroso
della città di Conegliano a tutti gli Alpini convenuti; e successivamente con cerimonia
senza fronzoli, tipica della gente semplice della montagna, si è reso ossequio alle spose, alle madri ed alle figlie
che negli anni passati avevano tenuto a battesimo i vari gruppi della sezione. Per non far torto a nessuno, non
abbiamo citato nomi delle personalità presenti. Crediamo anche che quel pizzico di retorica che ispira la cronaca di
queste giornate, sia ampiamente giustificato dalle situazioni e dagli avvenimenti. Gli Alpini hanno fatto capire con
la loro presenza, con la loro vita, soprattutto la grandezza della Patria.
Dal 10 al 29 giugno 1917 si combatté la battaglia dell’Altipiano di Asiago, nota come la Battaglia dell’Ortigara e che costò, ai nostri Alpini e ai nostri Fanti, ventiquattromila tra morti e feriti. A ricordo dei Morti riportiamo la seguente poesia di Arturo Rossato da Vicenza, tratta dal suo volume «Nuvole» pubblicato dalle Edizioni Orobiche di Bergamo.
Desto el ninzolo che gavea
cusio
per la nostra cucieta de nogara
quando, tornando zo da l’Ortigara,
te gavariìa ciamà solo marìo.
El gera de tre teli: sora a
quelo
de drita te dovevi dormir ti;
su quel de zanca, cussì bianco e belo,
dovea per sempre starte a rente
mi
e in quel de meso, mètàrghe el
putelo
che sognavimo aver squasi ogni dì.
Desso lo desfo. In quel de drita,
un zorno
i meterà a dormir soto la neve
me poro pare, de la testa bianca
Povaro vecio!... Da quel dì el va
atorno
tremando de la pena e de la freve
senza parlare...
Sora a quel de zanca
a fin de otobre i metarà me mare.
Povara vecia!... Da quel dì la
speta
credendo sempre che te torni indrio,
e la dise pian pian la coroneta
pianzendo solo come lo sa Dio.
Povara vecia!... In quel de
meso invesse
co tornerà la primavera bela
e i prà xe verdi e ‘l bel formento
cresse
vogio che i me meta mi, mi, ne la cassa,
perchè, oramai, mi morirò putela.
Desto el ninzolo che gavea
cusìo
zer la nostra cucieta de nogara:
lo desfo adasio
co’ la testa bassa
pianzendo solo come lo sa Dio.
o bell’Alpin restà su
l’Ortigara!...
Arturo Rossato