Erano le 9 circa di sera, quando una tremenda scossa di terremoto sconvolse e distrusse parte del Friuli, provocando numerose vittime. Non fu necessario precettare gli Alpini: di fronte a tale calamità essi furono più solerti a correre in aiuto dei fratelli friulani. Le penne nere offrirono immediatamente il loro contributo materiale e morale, in una gara di immensa umana solidarietà. Numerosi soci della nostra sezione parteciparono ai lavori nel 10° cantiere di Pinzano al Tagliamento, istituito dalla nostra Associazione Nazionale; e attraverso una sottoscrizione fu raccolta una discreta somma di denaro, mentre le giornate lavorative - come lo possiamo rilevare dalla storia dei singoli gruppi - furono 360 circa. Il disegno riprodotto sulla cartolina del 10° cantiere, raffigura un “Dumper” portato dalla nostra sezione, tramite l’ing. Luigi Pollastri, che ne fu il conduttore per quasi un mese. Altri interventi compirono i nostri soci l’anno successivo, in varie altre località colpite.
L’anno successivo e precisamente
il 26 settembre 1977 don Giuseppe Tonon - cavaliere di Vittorio Veneto e cappellano della nostra Sezione - decedette
dopo pochi giorni di malattia. Quando ci ritrovammo nel piccolo camposanto di Scomigo di Conegliano, le parole di
commemorazione e di estremo saluto espresse dal nostro presidente Vallomy ci sembravano
irreali, in quanto “don Bepi” anche poco tempo prima di morire era intervenuto ai nostri raduni con la consueta
composta allegria che lo distingueva nonostante il già notevole peso dei suoi anni. Alpino dal
15 gennaio 1915 al 2 novembre 1919 - prima al battaglione “Cadore”, poi al “M. Argentera”
del 2° reggimento e infine nuovamente al “Cadore” de 7°. Don Giuseppe divenne sacerdote nel 1930 e, dopo
esser stato cappellano a Moriago, Ceggia, Codognè, a Rua di
Feletto, e curato ad Arfanta, fu parroco apprezzatissimo di
Tovena dove seppe pure dimostrare il suo coraggio nel duro periodo dell’occupazione
tedesca. Don Giuseppe si era ritirato nella mansioneria di
Orsago nel 1969, e alla scomparsa dell’indimenticato mons. Sartor venne chiamato dal consiglio alla funzione di
cappellano della Sezione.
La sua presenza tra noi - nelle cerimonie ufficiali e negli incontri con i nostri soci - è stata utilissima, sempre
gradita e meritevole di perenne riconoscenza.
Dopo la dipartita di don Giuseppe Tonon, a fungere da cappellano della nostra sezione è stato
chiamato mons. Raffaele Pivetta, che ci ha seguiti fino al 1983. Purtroppo per le
sue precarie condizioni di salute, si è dovuto ritirare nella casa mansionaria di Gai di
Cison di Valmarino. Ricordiamo dell’amato mons. Pivetta, la
pubblicazione del pregevole fascicolo che raccoglie le notizie sui caduti Alpini - dell’area in cui opera la nostra
sezione - della guerra 1915-18. Il lavoro - che sicuramente è costato non poca dedizione e diligenza, per desumere e
classificare i dati contenuti nel libro di Mario Altarui “Penne Nere Trevigiane nella
guerra 1915- 18 è altresì prezioso perchè l’accennata opera di Altarui è da poco
esaurita. La pubblicazione contiene, oltre al quadro delle cariche sezionali, una piccola raccolta di testi di
canzoni della prima guerra mondiale. Attualmente il cappellano
della nostra sezione è mons. Raffaele Lot, mansionario presso la parrocchia di Godega S.
Urbano.
Il 13 marzo 1978 è deceduto Giuseppe Gasparre Bacinello - Cavaliere di Vittorio, classe 1898 - il fedelissimo alfiere del vessillo sezionale e per vario tempo consigliere della sezione e del gruppo di Collalbrigo. Baccinello era stato promosso maresciallo per merito di Guerra. Dopo la vittoriosa conclusione del conflitto 1915- 18 si stabilì in Romania ove aveva creato una fiorente attività artigianale che dovette abbandonare dopo la seconda guerra mondiale. Simpaticissimo, di una singolarità esemplare, sempre premuroso, per ogni incombenza associativa; lascia un ricordo indimenticabile in tutti gli Alpini coneglianesi.
A Milano il 16 aprile 1978 il geom. Lino Chies, già vice presidente della nostra sezione, attualmente membro del Comitato nazionale dell’A.N.A. per gli interventi straordinari nel sud-terremotato, presidente della Commissione per l’assegnazione del premio fedeltà della montagna e membro dei Comitato dei Bosco delle Penne Mozze, veniva eletto Consigliere Nazionale e dopo tre anni riconfermato per un altro mandato. Egli è stato il più giovane dei consiglieri, ma ha dimostrato larga esperienza associativa presso i gruppi e le sezioni. Prestò servizio militare presso I’R.C.R. del 6° Reggimento di Artiglieria da Montagna a Belluno tra il 1963 e il 1964. Lavorò come tecnico ed anche come muratore nella restaurazione della nostra sede, e la stessa generosità la profuse nel 1974 nei lavori ai “sentieri della Pace” e soprattutto nelle operazioni di soccorso e in quelle di pronto intervento nel Friuli e a Pescopagano. Nel momento in cui va alla stampa questo volume, Lino Chies si trova generosamente impegnato alla edificazione dei laboratorio per gli handicappati offerto a “La Nostra Famiglia” dalla nostra Sezione.
Il 2 luglio 1980 è morto a Conegliano il Capitano degli Alpini comm. Mario Salvador nato a Fontanelle nel 1910,
per parecchi anni apprezzato insegnante nelle scuole elementari; dove dal 1945 al 1950 ricoprì l’incarico di ispettore
scolastico.
La seconda guerra mondiale io vide partecipe tra le file del 30 e poi del 7°
Alpini, coi grado di capitano, e fin dal settembre del 1943 ebbe parte di rilievo nella lotta di liberazione della
Sinistra Piave, con l’incarico di vice comandante della brigata C. L. “Fratelli
d’Italia”. Decorato di medaglia di bronzo al valor militare e di croce al merito di guerra, dopo il conflitto
partecipò alla vita pubblica, nel 1956 venne eletto nei Consiglio Comunale di Conegliano,
Assessore alle finanze nel 1957-60, Consigliere e Vice presidente dell’Istituto Autonomo per le Case Popolari di
Conegliano, Consigliere e poi Presidente dei Consiglio di Amministrazione dell’ospedale Civile, il comm. Salvador
fu, dal 1965 ai 1970, sindaco di Conegliano.
Nel 1981 più di cinque milioni sono stati raccolti dalla nostra sezione per le iniziative assistenziali ai terremotati del Sud. L’interessamento è stato immediato - ancor prima che venissero rese note le pure tempestive istruzioni della Sede Nazionale - da parte di tutti i gruppi.
Conegliano territorio di reclutamento prettamente alpino, ha accolto, pure festante -10 e 11 ottobre 1981 - Bersaglieri per il loro Raduno Nazionale e le Penne Nere della nostra sezione hanno assicurato una fraterna ed apprezzata collaborazione in sintonia con lo spirito che li contraddistingue. A dimostrazione della nostra cortese ospitalità presso la sede sezionale, alla presenza del presidente prof. Vallomy e dello staff dirigenziale, è stato offerto al Consiglio Nazionale dei Bersaglieri un gradito rinfresco e sono stati consegnati in omaggio alcuni libri.
Serata eccezionale sabato 4 dicembre 1983 all’annuale cena, sia per il numero di partecipanti, sia, soprattutto, per la presenza di un illustre ospite, il presidente nazionale della nostra Associazione. L’avvocato Trentini, giunto a Conegliano alle ore 18 da Bologna, è stato accolto nella nostra sede dal presidente della sezione prof. Vallomy, dal consigliere nazionale geom. Chies, dal vice presidente Brunello, dal segretario Bellotto, da Bozzoli consigliere-tesoriere, dal consiglio della sezione e numerosi Alpini. Dopo i convenevoli e le presentazioni di rito, il presidente Nazionale ha inaugurato la taverna rinnovata ed arredata con gusto genuinamente alpino, non disgiunto da una certa grazia che rende accogliente l’ambiente frequentato da “veci” e “bocia” e dagli amici degli Alpini che, con un boccaletto di bianco vengono, dopo le fatiche della giornata, a cercare un po’ di quiete e di riposo nella nostra “fresca baita”. Superfluo aggiungere che la cerimonia inaugurale è stata bagnata con ottimo “Prosecco” generosamente offerto dal cav. Visentin capogruppo di Vazzola. Successivamente ci siamo recati tutti alla “Colomba” di Pieve di Soligo per l’annuale cena sezionale. Oltre al Presidente Nazionale sedevano al tavolo i sindaci di Conegliano dott. Giubilato e di Pieve di Soligo dott. Padoin, il consigliere nazionale comm. rag. Zanetti, altre autorità e gli ufficiali comandanti delle truppe alpine della “Julia” e della “Cadore”. Il presidente Trentini porgendo il suo saluto si è felicitato per la vitalità e concordia che distingue anche gli Alpini di Conegliano.
Con una semplice ma alquanto suggestiva cerimonia si è voluto ricordare a distanza di sette anni, anche a Pinzano (come negli altri cantieri), quanto è stato fatto con generosa disponibilità dagli Alpini per la ricostruzione, prontamente seguita, al terribile sisma del 6 maggio 1976. La gente friulana ha voluto ancora una volta esternare la sua gratitudine, anticipando gli applausi che avrebbe ripetuti il giorno seguente durante la sfilata a Udine; gli Alpini convenuti hanno potuto riabbracciare gli amici di lassù e rivedere quanto hanno fatto. Oltre al vice presidente Renato Brunello, con Vessillo portato dalla M. A. Olindo Battistuzzi ed alcuni gagliardetti, erano presenti diversi nostri soci tra i quali Alfredo Battistella, Tullio De Vido, Ernesto Visentin, Giuliano Zanin. In rappresentanza del Presidente Nazionale è intervenuto il consigliere nazionale Lino Chies, a nome del quale ha consegnato al sindaco di Pinzano una medaglia ricordo.
Il presidente Nazionale avv. Vittorio Trentini mentre firma album dei visitatori.
Il
presidente Trentini ala
nostra taverna.
Gentilezza, disponibilità,
naturale cordialità sono i traguardi che si prefigge ‘Associazione Alpini. A queste doti
corrisponde una adeguata preparazione organizzativa dimostrata appieno nell’accogliere
gli “stattettisti” al traguardo della 5L tappa, la
Vicenza-Conegliano di sabato 7 maggio 1983. Questa staffetta, promossa dal Nucleo del Gruppo Sportivo Alpini
di Genova, s’era prefisso lo scopo di raggiungere Udine, sede della nostra 56a
Adunata Nazionale. 518 chilometri in 52 ore, percorsi da 25 Alpini che si sono alternati col
“testimone”, e con sedi di tappa:
Bobbio, Cremona, Verona, Vicenza, Conegliano, Codroipo per
arrivare infine ad Udine.
Accolti calorosamente al loro
arrivo dalla cittadinanza, dal presidente della sezione Vallomy e dallo staff del
direttivo rimasto a Conegliano, ai cinque staffettisti capitanati da Vittorio Ferrante,
sì sono uniti quelli della tappa precedente tra le cui file emergeva
il presidente del Nucleo Mario Sossi, il non dimenticato magistrato sequestrato dalle
BR, il quale pochi giorni dopo inviò a Vallomy la seguente cortesissima lettera: Genova
9-5-1983 - Illustre Presidente, di ritorno dalla memorabile Adunata di Udine, sento il dovere di ringraziare di vero
cuore, così interpretando i sentimenti dell’intero «Gruppo Sportivo Alpino» di Genova, g[i
Alpini di Conegliano, e Lei in particolare, per la commovente fraterna accoglienza tributataci. Serberemo
sempre il caro ricordo del nostro incontro nella «baita», e non mancheremo di rivisitarVi, se ancora organizzeremo «peregrinazioni» nelle
Venezie. Le Vostre simpatiche figure di Alpini di antico e robusto stampo rimarranno
impresse nel nostro animo. Ci faremo vivi quanto prima, con un modesto «ricordo» degli Alpini e degli «amici degli
Alpini» liguri. Un abbraccio. Mario Sossi.
NIKOLAJEWKA: ultimo atto di eroica e
generosa immolazione delle Truppe Alpine per infrangere ferrei accerchiamenti ed aprire il varco
verso la libertà della Patria. Una delle pagine più grandiose e sublimi, ma bagnata da tanto sangue, è
senza dubbio, quella scritta a Nikolajewka; e la nostra sezione la ricorda con una
suggestiva cerimonia ed una Messa, nel mese di gennaio a Solighetto. I superstiti ricordano questa battaglia, chi
con chiarezza, chi un po’ confusamente, per l’inferno che si era scatenato, per l’infuocato ardore e senso di
disperazione che regnava, ed ogni atteggiamento era comprensibile. Pagine di sacrifici,
di eroismi, pagine indimenticabili di valore individuale e collettivo, di abnegazione, di
spirito di corpo, ma anche, per qualcuno di sconforto. Il nemico non potè reggere
all’accanimento e al disperato assalto e fuggì: Nikolajewka venne occupata, l’ultima più
difficile resistenza fu infranta, la via finalmente libera. Tutta la colonna che attendeva l’esito della battaglia -
quarantamila superstiti delle divisioni di fanteria, in mezzo ai quali c’erano ungheresi e tedeschi - passò urlando.
A Nikolajewka, alla testa dei loro Alpini, morirono in
combattimento più di quaranta ufficiali, fra i quali l’eroico Generale Martinat, Capo dì Stato Maggiore del Corpo
d’Armata Alpino, e il colonnello Migliorati Comandante del 2° Artiglieria da montagna e
tanti altri. I resti della “Julia”, già logorata a Novo kalitwa
e la cui odissea era iniziata il 24 dicembre dell’anno precedente, e i resti della “Cuneense” si sono infranti contro
i carri e le fanterie russe a Valujki il 27 e 28 gennaio generosamente immolandosi nella
morsa dei quaranta gradi sotto zero. Difficile valutare le perdite. Erano sessantamila: da Nikolajewka uscirono -
con le loro bandiere - solo poco più di seimila uomini della “Tridentina”; pochi i resti della “Julia”;
mentre la “Cuneense” fu quasi distrutta. Questi sono gli Alpini di ieri - degni figli di quelli
di Adua, di Libia, e della Grande Guerra e poi ancora di Africa - e sono come gli Alpini
di oggi, di domani e auguriamoci di sempre.