ROSSOSCH |
Dicembre 1994 |
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Presso la sede del gruppo di Soligo, si sono ritrovati gli alpini che hanno prestato la
loro opera alla realizzazione dell'asilo in Russia e le autorità civili di
Rossosch, con le quali si è creato un rapporto di sincera amicizia. Presenti il
sindaco I.M. Ivanov, l'assessore ai lavori pubblici ing. Tamara F. Jakusheva, il
prof. A. Ja Morozov e un reduce di Russia medaglia d'argento v.m. Ampelio Rossi,
il vice presidente vicario nazionale geom. Lino Chies componente della
Commissione "Operazione Sorriso", il presidente della sezione Luigi
Basso ed altri dirigenti sezionali, il sindaco di Farra di Soligo geom.
Francesco Arman, il vice sindaco e capogruppo di Pozzuolo del Friuli Giovanni
Jacuzzo e il capogruppo di Soligo arch. Gianfranco Calderari, Callegaro della
Tribuna di Treviso.
L’incontro si è svolto in un clima di grande giovialità e cordialità. Lino Chies e la simpatica interprete Vittoria
Rubino sono stati i personaggi più impegnati della serata. Chies, dopo aver dato il benvenuto agli ospiti, li ha
presentati; così ha fatto degli alpini della sezione, che, con grande spirito di solidarietà, hanno offerto la loro
opera alla costruzione dell’asilo. Poi ha invitato il presidente sezionale Luigi Basso a parlare.
Basso, dopo aver ringraziato gli ospiti russi per aver accettato l’invito, il capogruppo Calderari per l’ospitalità, il
sindaco Arman e i rappresentanti della stampa per la loro presenza, ha espresso la sua profonda gratitudine e quella
della sezione a coloro che volontariamente hanno prestato la loro opera, rammaricandosi di non aver avuto la fortuna di
essere presente. Si è dichiarato felice e onorato di avere ospiti taluni personaggi prestigiosi ed espansivi,
rappresentanti di un popolo che riteniamo nostri amici, ora e speriamo per sempre; nel ricordo di quelli che, loro
malgrado, un tempo si sono scontrati con le tragiche conseguenze che tutti sappiamo.
Poi il sindaco Ivanov, attraverso l’interprete, così si è espresso: “Lasciatemi ringraziare tutti. Per noi è un onore incontrare quelli che hanno lavorato a Rossosch. Siamo qui in Italia
grazie agli amici di Pozzuolo del Friuli. Con gioia abbiamo potuto conoscere questa bella Regione del nord Italia.
Vorrei sottolineare che l’asilo che avete costruito oggi funziona bene. Ivanov ha proseguito con un sorriso: “Gli alpini
sono stupendi, sono umani, auguriamoci che possano tornare anche il prossimo anno, poiché si dice che i lavori e i
controlli dureranno cinque anni... Ancora una volta vogliamo ringraziarvi per questo stupendo monumento a ricordo di
quelli che sacrificarono la giovane vita. Bisogna visitare questi luoghi con lo spirito di vera amicizia, e con l’animo
alimentato di sentimenti di pace. Ivanov concludendo ha detto con convinzione: “Abbiamo capito che gli alpini vogliono
costruire e non distruggere”.
Il sindaco di Farra di Soligo Arman, rivolgendosi agli ospiti russi, ha detto: “Voi avete potuto vedere qual’è il
comportamento degli alpini. Essi sono interpreti della missione della solidarietà. Avete potuto constatare qual’è lo
spirito del vero italiano, e... non quello della guerra. Molti sono quelli che persero la vita in paesi lontani, alcune
loro spoglie sono tornate, confortando così spiritualmente i loro cari. Arman ha finito dicendo con commozione: “Gli
Alpini d’Italia vi sono amici!”
Interessante e curioso è stato l’intervento del prof. Morozov, responsabile del museo, che raccoglie i cimeli e
documentazioni della guerra: “Pensavamo di arrivare stanchi per riposare - egli ha detto - invece ci siamo trovati tra
gli alpini che tante volte avevamo incontrato durante i lavori dell’asilo; così la stanchezza se ne è andata. Mi è parso
di essere là a Rossosch. Questo fa pensare che l’amicizia tra gli alpini e la popolazione di Rossosch è una gradita
realtà, e non scritta in una carta. Ricordo l’anno 1993, quando vidi tanti Alpini morti:
oggi ho visto il loro spirito risorgere per costruire un’opera di pace. Stupendi sono coloro che hanno costruito questo
complesso per i bambini, esso durerà per decenni... per secoli!”
Successivamente Lino Chies ha invitato la signora Tamara - colei che è stata la responsabile tecnica russa che faceva da
unione, cioè teneva i contatti con la commissione alpina - a dire due parole. Tamara ha detto che le donne fanno lavori
duri, ma anche... gli uomini. Gli alpini quando sono venuti a conoscenza di ciò che fa la donna russa sono rimasti
perplessi. Ma gli uomini-alpini lavorano sodo, e le loro mani tese verso il popolo russo è una concretezza.
Sorridendo ha soggiunto di essere fortunata di trovarsi in Italia, sempre con gli alpini, come in questa circostanza,
anche se la distanza è molta. Si è dichiarata felice di essere tra le penne nere, poiché le hanno insegnato come si
lavora e qual’è il vero spirito di aggregazione. Ha concluso affermando che all’inizio è stato difficile e duro per
entrambi, ma poi ha capito i nostri problemi. Infine ha mandato un bacio a tutti gli alpini italiani.
Il maestro Giorgio Visentin - alpino che è stato a Rossosch durante i primi turni - sensibilmente emozionato, dopo aver
ringraziato Lino Chies per avergli dato l'opportunità di vivere uno dei momenti più significativi della sua vita, ha
dichiarato di essere onorato per aver partecipato a quella impresa, che porterà nel cuore per sempre. Questo è un gesto
di pace - ha soggiunto - tra il popolo italiano e quello russo; e, in un clima ideologico diverso, abbiamo conosciuto la
vera anima del popolo russo.
Il capogruppo Calderari, chiudendo gli interventi, ha dichiarato che è un grande onore ospitare nella sede degli
alpinisti solighesi i rappresentanti civili della città di Rossosch. Quindi ha consegnato al sindaco Ivanov una targa
ricordo, così pure l’ha fatto il sindaco di Farra di Soligo Arman. Sono seguiti altri scambi di medaglie commemorative e
di ceramiche simboliche.
Anche ai reduci di Russia Ampelio Rossi e Giovanni Rosolen sono state donate dei distintivi
commemorativi.
Tra quelli che sono stati in Russia a lavorare, il più festeggiato è stato, senza dubbio, il capocantiere Sante Cietto,
per aver lasciato in quella terra e tra la gente il “marchio” dell’esperto e tenace lavoratore italiano, e dell’alpino
indomito.
Non bisogna giudicare gli uomini come si farebbe di un quadro e di una statua, a prima vista; bisogna approfondire
l’anima e il cuore; il viso della modestia copre il merito.
La semplicità e la modestia degli alpini che hanno lavorato a Rossosch, sono virtù che hanno attirato la simpatia,
l’affetto e la stima della gente.
Renato Brunello