Operazione "SORRISO"
Gli
alpini (anche la sez. di Conegliano era presente) hanno costruito un asilo per ospitare 120 bambini in
terra di Russia e precisamente a Rossosch, a ricordo dei nostri soldati che da
quel suolo non sono più tornati.
Uno degli
scopi principali dell'A.N.A., sancito nello statuto, è "ricordare i caduti
tramandandone le gesta degli avi". Ciò viene perseguito, non con la
costruzione di monumenti, ma con l'esecuzione di opere che possano essere di
utilità per le popolazioni: "Ricordare i morti pensando ai vivi".
Con questo spirito si volle celebrare la ricorrenza del 50° anniversario della
battaglia di Nikolajewka, che cadeva nel 1993, con la costruzione di qualcosa
che rimanesse e beneficio delle popolazioni Russe e a ricordo di tanti caduti di
entrambi le parti.
dal libro ROSSOSCH "OPERAZIONE SORRISO"
testi di Leonardo Caprioli, Bortolo Busnardo, Lino Chies,
Sebastiano Favero, Cesare Poncato
QUELLA
PAZZA IDEA
L'idea "Potremo fare qualcosa in
Russia" dell'allora vice presidente Ferruccio Panazza, proposta al
consiglio direttivo nazionale, dopo aver preso contatto con il sindaco di
Rossosch, di ristrutturare l'edificio che ospitò a Rossosch il Comando del
Corpo d'Armata Alpino, con lo scopo di farne un asilo o scuola come simbolo di
una nuova volontà di pace, fu subito accolta con fervore e si passò immediatamente all'azione.
Costruire un asilo, perchè là, dove cinquant'anni
prima echeggiavano ordini di morte, salissero invece al cielo le grida gioiose
dei bambini, segno della vita che continua.
E' possibile che alcuni di quei bimbi siano nipotini dei nostri avversari di
allora.
L'idea ASILO è nata
subito vincente; un sì unanime, propiziato da quel pizzico di follia che affascina gli alpini e
che li ha trascinati, in guerra e in pace, in altre difficili imprese, definite
talvolta persino deliranti da qualche malevolo commentatore.
Un sì che ha dato il via alla metamorfosi della pazza idea in concreta azione
esecutiva, e alla frenetica corsa contro il tempo.
Dopo appena due settimane (ottobre '91) il primo sopralluogo e la prima
sorpresa: il fabbricato, che ha ospitato nel '42 il corpo d'armata alpino, e che doveva
essere l'oggetto della ristrutturazione è stato completamente raso al suolo
dalle autorità locali, evidentemente decise a tagliare i ponti con il passato e
a puntare sul nuovo: un edificio che contemperi, nel rispetto della normativa
italiana, le diverse esigenze e abitudini locali della popolazione
infantile. In sintesi: un Asilo - con sezioni di Scuola materna, per 100-150 bambini.
Viene velocemente allestito il progetto base,
con possibilità di dilatazione, condizionata alla risposta delle Sezioni e
dei gruppi. E la risposta è stata superiore ad ogni più rosea aspettativa.
Dopo l'attimo di iniziale riflessione, l'entusiasmo ha finito per contagiare gli
alpini: dai vecchi reduci dell'Armir (i cinquant'anni passati non hanno
scalfito la vivacità dei ricordi, né risanate antiche ferite), ai molti
giovani di fresca naia, particolarmente sensibili ad iniziative che coniugano
voglia di solidarietà, desiderio di conoscenza e spirito d'avventura.
Un carosello di episodi degni della penna di De Amicis.
La risposta dei volontari (in termini di quantità e qualità) cancella le
iniziali tachicardie; il supporto economico-finanziario delle sezioni e dei
singoli riaccende gli entusiasmi e induce... in tentazione. Tentazione che
diventa ampliamento e razionalizzazione della struttura, con l'aggiunta di altre
due Sezioni (la capacità viene portata a quota 140), la realizzazione di una
sala convegno al piano primo, la completa utilizzazione del piano interrato,
distinto in tre frazioni autonome e indipendenti: una per la scuola (servizi
generali) - una per il museo del prof. Morozov (reperti e memorie della tragedia
russa) ed una per l' A.N.A. Quest'ultima, certamente una scelta oculata, considerata l'opportunità di una
nostra presenza in tempi successivi per opere di manutenzione di tecnologie ed
impianti ancora sconosciuti dai nostri interlocutori.
Non va dimenticato il grosso contributo di
aziende industriali e (quasi sempre presente l'elemento alpino) con materiali
scelti e tecniche tradizionali e d'avanguardia.
Si raccolgono le adesioni e nel giugno 1992 parte la prima squadra per l'inizio
dei lavori: dopo 10 giorni, la raggiunge il Presidente Nazionale perla cerimonia
della posa della prima pietra.
Avviata la macchina organizzativa, tutto prosegue alacremente,
"all'Alpina" con gli invitabili disguidi ed imprevisti. Lo scantinato
del costruendo edificio viene adibito ad alloggio dei volontari: sono stati
ricavati dormitori, cucina e refettorio.
L'entusiasmo è eccezionale: i russi, inizialmente perplessi e forse
inconsciamente diffidenti si fanno sempre più vicini a questi uomini che anche
quando lavorano non mollano mai quel loro strano cappello. Cominciano a
fraternizzare, imparano a volersi bene e a stimarsi.
Infaticabili e sempre presenti il Sindaco, il prof. Morozov, Tamara, e poi gli
interpreti, i cappellani, e gli alpini, questi meravigliosi alpini, che quando
c'è da offrire il meglio di se stessi alla solidarietà, non si tirano mai
indietro.
Ogni squadra porta il suo omaggio, silenzioso e riverente, sul Don, sui
capisaldi da noi tenacemente tenuti nonostante il ridicolo equipaggiamento
(ridicolo perché inadeguato) e l'ancor più ridicolo arma mento.
La base logistica dislocata a Bergamo coordinata dalla sede nazionale con
l'aiuto dei volontari della sezione di Bergamo provvedeva a tutte le operazioni
necessarie per l'invio di uomini e materiali.
Il
1992 si chiude al passo con le previsioni, nonostante emergenti difficoltà
locali. Ad aprile 1993 di ricomincia. I provvidenziali
e generosi G 222 dell'Aeronautica militare riprendono il loro ponte aereo per
nostri volontari, forzatamente bloccati dal lungo inverno russo. Non si è
bloccato e lavoro delle retrovie, impegnate nella messa a punto degli esecutivi
degli impianti, nelle opere di finitura, nella raccolta di materiali e
di fondi, nella organizzazione di turni e dei trasporti.
Un impegno coinvolgente, ricco di emozioni e fibrillazioni che ha messo a dura
prova le capacità operative della commissione, fortunatamente composta da
elementi di collaudata esperienza , ma soprattutto, di incondizionata
disponibilità
Due anni di lavoro, 9 turni bisettimanali nel 1992, altri 12 nel 1993: e in quei due anni, proprio là dove 50 anni prima ci si
uccideva, sbocciano episodi di amore: 3 o 4 degli alpini che sono stati a
lavorare a Rossosch, trovano l'anima gemella, se la portano in Italia e se la
sposano.
Alla solenne inaugurazione dell'asilo (Domenica 19 settembre 1993) ci sono, oltre a tutta
la popolazione di Rossosch, anche 1500 alpini venuti dall'Italia per dire, ai
russi, agli italiani, al mondo intero, che la generosità dell'uomo prima o poi,
supera e vince ogni orrore di guerra e di ogni forma di violenza.
L'asilo di Rossosch è più che un edificio dedicato ai bambini: è un documento
della solidarietà umana.
Nel
1994 una squadra ritorna per la manutenzione. L'ultimo gruppo di lavoro è rientrato da Rossosch il 12 agosto 1995: si è così
conclusa l'iniziativa dell'Associazione Nazionale Alpini, che a partire dal
1992, ha visto volontari alpini impegnati nella costruzione di un asilo
infantile, in quella che è stata denominata "OPERAZIONE SORRISO"
Possiamo sicuramente affermare che l'impresa di
costruzione dell'asilo a 3.000 chilometri dall'Italia, per la qualità del
lavoro profuso e la quantità di energie totalmente offerte, non ha eguali in
tutti i sensi.
Da sempre l'Associazione Nazionale Alpini ha cercato di ricordare degnamente
quanti sono caduti, in nome della Patria, in terre desolate lontane dal suolo
Italiano, perché su di Loro non venga steso il velo dell'oblio.
Quando, finalmente, il governo russo ha concesso di accedere ai luoghi, con le
stesse autorità sono stati allacciati rapporti per provvedere al rimpatrio di
resti dei Caduti; ove era possibile, sono state recuperate le salme, per dame
degna sepoltura in Italia e l'Associazione Nazionale Alpini si è fatta promotrice per erigere in loco un'opera degna a ricordo del sacrificio di
tante giovani vite.
Non sono mancate difficoltà di ogni genere, a cominciare dai trasporti, ma con caparbietà Alpina sono
stati scavalcati anche gli "steccati ideologici", riscoprendo
sentimenti di pace e concordia dove era logico supporre diffidenza e rancori.
Le difficoltà economiche potevano scoraggiare ma la disponibilità dei numerosi
volontari offertisi a prestare gratuitamente la propria opera ha spianato ogni
ostacolo.
Oltre duemila sono state le disponibilità individuali, per circa diecimila
giornate lavorative; oltre quaranta ditte hanno messo a disposizione i
materiali, e somme a sette zeri sono state spontaneamente offerte.
Pur tuttavia, il costo economico è secondario rispetto ai valori morali che si
è riusciti a trasfondere, anche se i mass media non hanno saputo (o voluto)
dare la giusta risonanza ad un'opera di solidarietà tanto grande quanto
lontana da influenze partitiche.
volume totale | mc 9.815 | volume fuori terra | mc 5.915 | ||
superficie utile | mc 3.900 | superficie coperta | mq 1.360 | ||
superficie utile totale | mq 3.900 | terrazzo praticabile | mq 1.020 | ||
superficie per museo | mq 400 | superficie a disp. ANA | mq 230 | ||
ASILO |
|||||
attività organizzate | mq 330 | riposo e speciali | mq 230 | ||
spogliatoi | mq 65 | servizi igienici | mq 80 | ||
attività collettive | mq 100 | servizi comuni (cucina, | |||
spazi comuni | mq 540 | personale, direz, ecc.) | mq 150 | ||
ballatoio | mq 40 | sala riunioni | mq 120 | ||
MATERIALI IMPIEGATI reperiti sul posto |
|||||
mattoni | n 150.000 | ghiaia | mc 1.500 | ||
cemento | qli 5.000 | granito pavimenti | mq 300 | ||
calce | qli 1.500 | pavimentaz. esterna | mq 4.500 | ||
sabbia | mc 2.500 | ||||
MATERIALI IMPIEGATI portati dall'Italia |
|||||
ferro | qli 250 | piastrelle | mq 3.500 | ||
vernici | qli 50 | tubi impianti idrici | m 2.000 | ||
colonne granito | qli 250 | coppi per tetto | n 8.500 | ||
rame | qli 35 | serramenti per interno | mq 480 | ||
filo impianto elettr. | m 15.000 | serramenti metallici | mq 380 | ||
tubi e serpentine impianto di riscladamento |
m 6.400 |
LA
SOTTOSCRIZIONE
La realizzazione di un tal progetto, a tremila chilometri
dall'Italia
e in un paese fino al!ora rimasto praticamente sconosciuto, comportava
difficoltà imprevedibili oltre che un onere finanziario difficilmente
ipotizzabile
Il
Presidente Caprioli, durante il CDN del 10 novembre 91, annunciò la
predisposizione di una campagna promozionale, utilizzando anche i mass media, di
sensibilizzazione al fine di reperire i necessari contributi in denaro.
offerte di materiali e giornate di lavoro
Qualche tempo dopo si esaminarono le proposte di finanziamento attraverso forme di pubblicità, visionando uno spot pubblicitario che la Fininvest aveva
elaborato e che venne messo in onda secondo accordi con la sede nazionale dell'ANA
Così, già il 12 gennaio 1992 era operativo un conto corrente bancario aperto
presso la Filiale del Credito Italiano, destinato a raccogliere le offerte che
già pervenivano.
Venne quindi trasmesso alle sezioni un depliant illustrativo
dell"Operazione Sorriso" e un congruo numero di biglietti divisibili in
tre sezioni la prima sezione "mattone" corrisponde a L 10.000, la
seconda
"pilastro" per un versamento di L. 50000, il biglietto intero
"trave" pari a L. 100.000
Lo Stato maggiore dell'aeronautica diede la disponibilità ad
effettuare i voli quindicinali per il trasporto dei dei nostri volontari con gli aerei (C130
- G222) della 46° brigata di Pisa. Così pure il 4° Corpo d'Armata si rese
disponibile a fornire alcune attrezzature occorrenti.
Dalle Sezioni affluiscono finanziamenti, mezzi, materiali. E' tutta una
frenesia. Anche chi non è alpino vuol contribuire. O direttamente o tramite le
sezioni vuole dare il proprio contributo.
Chies Lino | 5 turni | 1992-1993 | gr. Ogliano |
Visentin Giorgio | 1 turno | 1992 | gr. Bibano-Godega |
De Biasio Giampaolo | 2 turni | 1992-1993 | gr. Pieve di Soligo |
De Lucca Luigi | 3 turni | 1992-1993 |
gr. Ogliano |
Cietto Sante | 8 turni | 1992-1993 | gr. Soligo |
Mazzero Giovanni | 1 turno | 1993 | gr. Solighetto |
Fornasier Antonio | 1 turno | 1993 | gr. Colfosco |
Montesel Valerio | 1 turno | 1993 | gr. Colfosco |
Zecchella Giovanni | 2 turni | 1993 | gr. San Fior |
Marchioni Ezio | 2 turni | 1993 | gr. San Fior |
Cais Antonino | 1 turno | 1992 | gr. Città |
Zoppas Giancarlo | 1 turno | 1993 | gr. Città |
Da Lozzo Mario | 1 turno | 1993 | gr. San Fior |
Armellin Giuseppe | 1 turno | 1993 | gr. San Fior |
Tomasella Aldo | 1 turno | 1993 | gr. San Vendemiano |
1994 - Incontro con le autorità civili di Rossosch
Presso la sede del gruppo di Soligo, si sono ritrovati gli alpini che hanno prestato la
loro opera alla realizzazione dell'asilo in Russia e le autorità civili di
Rossosch, con le quali si è creato un rapporto di sincera amicizia. Presenti il
sindaco I.M. Ivanov, l'assessore ai lavori pubblici ing. Tamara F. Jakusheva, il
prof. A. Ja Morozov e un reduce di Russia medaglia d'argento v.m. Ampelio Rossi,
il vice presidente vicario nazionale geom. Lino Chies componente della
Commissione "Operazione Sorriso", il presidente della sezione Luigi
Basso ed altri dirigenti sezionali, il sindaco di Farra di Soligo geom.
Francesco Arman, il vice sindaco e capogruppo di Pozzuolo del Friuli Giovanni
Jacuzzo e il capogruppo di Soligo arch. Gianfranco Calderari, Callegaro della
Tribuna di Treviso.
Il
sindaco Ivanov si è così espresso: "E' per noi un onore incontrare quelli
che hanno lavorato a Rossosch. Gli alpini sono stupendi, sono umani, ci
auguriamo che possano tornare anche il prossimo anno per i lavori di
controllo".
Interessante
e curioso è stato l'intervento del prof. Morozov, responsabile del museo che
raccoglie cimeli e documentazioni di guerra: "Pensavamo di arrivare
stanchi per riposare, invece ci siamo trovati tra gli alpini che tante volte
avevamo incontrato durante i lavori dell'asilo. Mi è parso di essere là a
Rossosch. Questo fa pensare che l'amicizia tra gli alpini e la popolazione di
Rossosch è una gradita realtà, e non scritta su una carta. Stupendi sono
coloro che hanno costruito questo complesso per i bambini, esso durerà per
decenni... per secoli!"
La
signora Tamara, responsabile tecnica russa che teneva i contatti con la
commissione alpina ha detto che le donne fanno lavori duri, ma anche... gli
uomini. Gli alpini quando sono venuti a conoscenza di ciò che fa la donna russa
sono rimasti perplessi. Ma gli uomini-alpini lavorano sodo, e le loro mani tese
verso il popolo russo sono una concretezza.
Il
maestro Giorgio Visentin alpino che è stato a Rossosch durante i primi turni -
sensibilmente emozionato - ha dichiarato di essere onorato per aver partecipato
a quell'impresa che porterà nel cuore per sempre. Questo è un gesto di pace
tra il popolo italiano e quello russo.
Il
capogruppo Calderari, chiudendo gli interventi, ha dichiarato che è un grande
onore ospitare nella sede degli alpini solighesi i rappresentanti civili della
città di Rossosch. Quindi ha consegnato al sindaco Ivanov una targa ricordo,
così pure il sindaco di Farra di Soligo Arman. Sono seguiti altri scambi di
medaglie commemorative e di ceramiche simboliche.
Anche ai
reduci di Russia Ampelio Rossi e Giovanni Rosolen sono state donati dei
distintivi commemorativi. Tra quelli che sono stati in Russia a lavorare, il
più festeggiato è stato, senza dubbio, il capocantiere Sante Cietto, per aver
lasciato in quella terra e tra la gente il "marchio" dell'esperto e
tenace lavoratore italiano, e dell'alpino indomito. Non bisogna giudicare gli
uomini come si farebbe di un quadro e di una statua, a prima vista; bisogna
approfondire l'anima e il cuore; il viso della modestia copre il merito.
L'asilo di Rossosch è
ultimato
Celestino Costacurta (che ormai possiamo considerare “coneglianese” a tutti gli effetti) a passeggio in terra russa durante la sua permanenza a Rossosch per i lavori di periodica manutenzione dell’asilo. |
LA MIA PARTECIPAZIONE
A ROSSOSCH
Sono da 30 anni iscritto
all'A.N.A. e mi ritengo un alpino fortunato per avere partecipato all' "Operazione Sorriso" in
Russia.
La mia
avventura in terra di Russia è incominciata così: ero molto giù di morale per
aver perso, in poco tempo, per un male incurabile, sia mia moglie sia il
fratello, anche lui alpino.
Membro del consiglio direttivo della sezione di
Vittorio Veneto, mi venne chiesto dal presidente, dott, Daniele Lorenzo, se
fossi disponibile a partecipare alla costruzione di un asilo in Russia. Chiesi
qualche giorno di riflessione poiché avevo un duplice problema: come sistemare
i miei figli minori e avere il permesso dal mio datore di lavoro. L'amico
alpino geom. Piccin, consigliere sezionale, accettò di fare da tutore ai miei
figli, la ditta mi accordò il permesso, quindi comunicata la mia disponibilità
alla presidenza sezionale, fu inoltrata la domanda
alla sede nazionale. Il consigliere nazionale Lino Chies mi comunicò, entro
breve, l'accettazione della domanda e mi chiese subito se mi era possibile dare
una mano alla ditta De Lucca Luigi nella costruzione dei serramenti. Diedi la
mia disponibilità per il tempo libero, assolti gli impegni quotidiani di lavoro
e famiglia,
Mi presentai alla ditta De Lucca, che non conoscevo, e cominciai a dare la mia
opera per l' "Operazione Sorriso"
Familiarizzare fra noi alpini è cosa immediata e facile, così fra me e Luigi
iniziò un'amicizia che tutt'oggi continua, Lavorando Luigi di giorno, e di sera
con il mio aiuto, fu preparato il primo carico che puntualmente, secondo il
programma stabilito, partì per Rossosch.
Arrivò anche per noi il giorno della partenza per il montaggio dei serramenti.
Con armi di pace, attrezzature e bagagli saliamo in macchina diretti a Bergamo
punto d'incontro dei volontari. Si parte, siamo quaranta, con un aereo militare
per Mosca e Voronez, poi da Voronez a Rossosch in pullman, se così si può
chiamare.
Lavoriamo 10 ore al giorno: ho visto giusto. Come nella "naia"; ma
sono felice, spensierato e pieno di vigore, mi sembra di essere tornato indietro
di 30 anni. Contribuiscono al cambiamento quegli scherzi di camerata, le battute
sotto la doccia, i canti serali con un buon bicchiere di vino, le trasgressioni
al regolamento del cantiere alla sera e i puntuali rimproveri mattutini del
"maresciallo" Orio. Terminato il nostro turno di lavoro, quindici
giorni, siamo tornati con un po' di nostalgia in Italia. Ma il lavoro non era finito,
mancavano ancora dei serramenti, così con Luigi continuò la collaborazione serale
e quando tutto fu pronto e spedito, ritornai a Rossosch per un altro turno di
lavoro.
Celestino Costacurta
L'edificio dove era ospitato il Comando Italiano |
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Rossosch: cippo ai soldati morti nel vicino lager |
monumento a tutti i caduti italiani |
Kamenskovo: cippo a commemorazione 1.346 prigionieri di guerra italiani morti dal 1943 al 1945 |
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Spassk Zavodsk: cippo a ricordo dei 158 soldati italiani morti nel vicino campo di prigionia |
Operazione compiuta
10° Anniversario dell'inaugurazione e gemellaggio tra Conegliano e Rossoch