I 40 ANNI DI FIAMME VERDI


Giugno 2001

Fiamme Verdi, compie 40 anni. La prima edizione, infatti, è datata maggio 1961 e fu il frutto della passione e dell'attaccamento allo spirito alpino di quell'alpino speciale che era Mario Altarui.
In questi quarant'anni è cambiato il mondo ed inevitabilmente sono cambiati anche gli Alpini. Confrontando le pagine ingiallite dalla patina del tempo di un Fiamme Verdi di quarant'anni fa con quelle attuali, scopriremmo che le Penne Nere, oggetto delle sollecitazioni più disparate che provengono da una società in cui tutto si consuma rapidamente, ne hanno fatto di strada. E così oggi possiamo contare sull'efficiente organizzazione della nostra Protezione Civile, ovunque i nostri Gruppi sono un punto di riferimento associativo e logistico. E non scopriamo certo noi la vocazione alpina alla solidarietà, con la miriade di iniziative in favore di chi è colpito dal disagio, dalla sofferenza o dalla catastrofe, o le innumerevoli opere finalizzate di recupero del nostro patrimonio storico, culturale ed ambientale.

Se è cambiato il loro raggio di azione ed il loro modo di porsi nel consesso civile, lo spirito alpino è però rimasto lo stesso.

Mario Altarui possedeva un'esatta cognizione della vita che apprezzava enormemente, ed aveva una profonda concezione del valore della pace. Ma era altresì convinto che il bene prezioso della pace su cui si può costruire la ricchezza del presente, godere del bene del lavoro e godere e capire la bellezza della nostra terra, aveva avuto un costo.
E questo costo era rappresentato dal sacrificio di chi per la pace di questa nostra terra aveva combattuto e dato la vita.
Ai caduti, al loro ricordo, alla paziente e diligente ricerca storica delle vicende delle truppe alpine e delle loro "Penne Mozze" Mario dedicò la sua vicenda terrena, fino a concepire e realizzare, assieme ad altri amici alpini, la meravigliosa ed originale opera, che è il bosco di Cison. Un memoriale dove si potessero onorare con la fede del cuore gli alpini trevigiani che avevano immolato la loro esistenza per dovere ed amor di patria; un memoriale dal cui silenzio partisse un monito verso la valle e la pianura: il monito a non intraprendere mai, mai più, la strada della guerra.

Ecco allora che in qualcosa Fiamme Verdi non è mai cambiato: nel nostro giornale infatti abbiamo sempre raccolto le storie e le voci dei nostri reduci, dei nostri veci, di coloro che sono passati avanti dopo aver dato tanto all'Italia ed agli Alpini. Per custodirne la memoria del sacrificio, nella consapevolezza che nessuna civiltà è mai sopravvissuta all'indifferenza per ciò che è stato, e che mai devono spezzarsi quei fili invisibili che legano le passate generazioni alla presente.
E ci ha confortato la commozione di una signora che ringraziava per le righe dedicate al padre nella nostra anagrafe: quelle righe rappresentavano l'unica voce a ricordare la vicenda del sacrificio del padre alpino, che aveva vissuto la brutalità della guerra e sperimentato poi le sofferenze di una durissima prigionia.

Ma in Fiamme Verdi si innova anche il nostro orgoglio di appartenere all'Associazione Alpini, una associazione unica anche per le sue splendide contraddizioni, una associazione d'arma le cui molteplici attività hanno come fine ultimo la pace. Uomini che vivono con impegno il presente ma che nella confusione creata dalle suggestioni di fine millennio, che vorrebbero la cancellazione di ogni passato, sono attaccati alle proprie tradizioni, alle proprie cerimonie agli incontri rituali e conviviali; uomini protagonisti di piccoli e grandi gesti, di imprese silenziose come di adunate chiassose, uomini che dove vanno portano sempre il loro contagioso buonumore, e la loro coinvolgente festosità. Amici affratellati da un unico spirito che riesce ad armonizzare il loro sentire, i loro ideali ed i loro principi, accomunati nel loro stile e nella presenza da quello straordinario distintivo di cui vanno fieri ed orgogliosi che è il cappello

Tutto questo è e vuole essere Fiamme Verdi.
Ma, oltre che voce degli Alpini, Fiamme Verdi è la voce degli alpini di Conegliano. E ne interpreta quindi la fisionomia e lo spirito.
Questa responsabilità ci pesa più della produzione e dell'impaginazione degli articoli e delle mille pastoie burocratiche con cui deve oggi confrontarsi la diffusione della stampa. Anche perché sappiamo che il nostro giornale è letto fuori Sezione e da persone che non vivono la vita dell'Associazione.
In tale ottica vorremmo ricevere consigli, osservazioni, anche critiche, allo scopo di migliorarci ed interpretare al meglio lo spirito delle Sezione di Conegliano. Una sezione sempre più viva e vitale di cui tutti siamo orgogliosi di appartenere.

Il direttore