Fiamme Verdi, compie 40 anni. La prima
edizione, infatti, è datata maggio 1961 e fu il frutto della passione e
dell'attaccamento allo spirito alpino di quell'alpino speciale che era
Mario Altarui.
In questi quarant'anni è cambiato il mondo ed inevitabilmente sono cambiati
anche gli Alpini. Confrontando le pagine ingiallite dalla patina del tempo di un
Fiamme Verdi di quarant'anni fa con quelle attuali, scopriremmo che le Penne
Nere, oggetto delle sollecitazioni più disparate che provengono da una società
in cui tutto si consuma rapidamente, ne hanno fatto di strada. E così oggi
possiamo contare sull'efficiente organizzazione della nostra Protezione Civile,
ovunque i nostri Gruppi sono un punto di riferimento associativo e logistico. E
non scopriamo certo noi la vocazione alpina alla solidarietà, con la miriade di
iniziative in favore di chi è colpito dal disagio, dalla sofferenza o dalla
catastrofe, o le innumerevoli opere finalizzate di recupero del nostro
patrimonio storico, culturale ed ambientale.
Se è cambiato il loro raggio
di azione ed il loro modo di porsi nel consesso civile, lo spirito alpino è
però rimasto lo stesso.
Mario Altarui possedeva
un'esatta cognizione della vita che apprezzava enormemente, ed aveva una
profonda concezione del valore della pace. Ma era altresì convinto che il bene
prezioso della pace su cui si può costruire la ricchezza del presente, godere
del bene del lavoro e godere e capire la bellezza della nostra terra, aveva
avuto un costo.
E questo costo era rappresentato dal sacrificio di chi per la pace di questa
nostra terra aveva combattuto e dato la vita.
Ai caduti, al loro ricordo, alla paziente e diligente ricerca storica delle
vicende delle truppe alpine e delle loro "Penne Mozze" Mario dedicò
la sua vicenda terrena, fino a concepire e realizzare, assieme ad altri amici
alpini, la meravigliosa ed originale opera, che è il bosco di Cison. Un
memoriale dove si potessero onorare con la fede del cuore gli alpini trevigiani
che avevano immolato la loro esistenza per dovere ed amor di patria; un
memoriale dal cui silenzio partisse un monito verso la valle e la pianura: il
monito a non intraprendere mai, mai più, la strada della guerra.
Ecco allora che in qualcosa
Fiamme Verdi non è mai cambiato: nel nostro giornale infatti abbiamo sempre
raccolto le storie e le voci dei nostri reduci, dei nostri veci, di coloro che
sono passati avanti dopo aver dato tanto all'Italia ed agli Alpini. Per
custodirne la memoria del sacrificio, nella consapevolezza che nessuna civiltà
è mai sopravvissuta all'indifferenza per ciò che è stato, e che mai devono
spezzarsi quei fili invisibili che legano le passate generazioni alla presente.
E ci ha confortato la commozione di una signora che ringraziava per le righe
dedicate al padre nella nostra anagrafe: quelle righe rappresentavano l'unica
voce a ricordare la vicenda del sacrificio del padre alpino, che aveva vissuto
la brutalità della guerra e sperimentato poi le sofferenze di una durissima
prigionia.
Ma in Fiamme Verdi si innova
anche il nostro orgoglio di appartenere all'Associazione Alpini, una
associazione unica anche per le sue splendide contraddizioni, una associazione
d'arma le cui molteplici attività hanno come fine ultimo la pace. Uomini che
vivono con impegno il presente ma che nella confusione creata dalle suggestioni
di fine millennio, che vorrebbero la cancellazione di ogni passato, sono
attaccati alle proprie tradizioni, alle proprie cerimonie agli incontri rituali
e conviviali; uomini protagonisti di piccoli e grandi gesti, di imprese
silenziose come di adunate chiassose, uomini che dove vanno portano sempre il
loro contagioso buonumore, e la loro coinvolgente festosità. Amici affratellati
da un unico spirito che riesce ad armonizzare il loro sentire, i loro ideali ed
i loro principi, accomunati nel loro stile e nella presenza da quello
straordinario distintivo di cui vanno fieri ed orgogliosi che è il cappello
Tutto questo è e vuole essere
Fiamme Verdi.
Ma, oltre che voce degli Alpini, Fiamme Verdi è la voce degli alpini di
Conegliano. E ne interpreta quindi la fisionomia e lo spirito.
Questa responsabilità ci pesa più della produzione e dell'impaginazione degli
articoli e delle mille pastoie burocratiche con cui deve oggi confrontarsi la
diffusione della stampa. Anche perché sappiamo che il nostro giornale è letto
fuori Sezione e da persone che non vivono la vita dell'Associazione.
In tale ottica vorremmo ricevere consigli, osservazioni, anche critiche, allo
scopo di migliorarci ed interpretare al meglio lo spirito delle Sezione di
Conegliano. Una sezione sempre più viva e vitale di cui tutti siamo orgogliosi
di appartenere.
Il direttore
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