BOSCO DELLE PENNE MOZZE |
Dicembre 2019 |
Anche quest’anno, nella valle di San Daniele, sopra Cison di Valmarino, nella prima domenica di settembre tanti alpini sono accorsi per il tradizionale raduno al Bosco delle Penne Mozze: il quarantottesimo. “Riviviamo sempre gli stessi sentimenti e le grandi emozioni che hanno onorato i nostri Caduti - ha esordito il presidente del Bosco Claudio Trampetti - e la nostra presenza lo testimonia, come lo testimoniano le numerose visite, soprattutto scolaresche che si succedono”.
Quest’anno è toccato alla Sezione Liguria scoprire la propria foglia sull’Albero della Memoria, che ogni anno si va ingrandendo con la presenza di sempre nuove Sezioni ANA nel Memoriale di Cison di Valmarino. La messa, accompagnata dai canti del Coro Sezionale ANA di Vittorio Veneto, diretto dal maestro Carlo Berlese, è stata celebrata dal vicario generale della Diocesi vittoriese monsignor Martino Zagonel, che ha voluto ricordare la presenza di molte donne degli alpini, accostando il memoriale delle penne nere "andate avanti" con la funzione religiosa nella quale si celebra il memoriale della Pasqua.
Nel suo intervento ufficiale, il bergamasco Giorgio Sonzogni, già vice presidente nazionale ANA e grande amico della Sezione di Conegliano, ha salutato e ringraziato i numerosi sindaci e autorità presenti che hanno onorato la cerimonia per il loro impegno quotidiano sul territorio "I sindaci sono la spina dorsale dell’Italia - ha spiegato Sonzogni - come le forze armate a tutela delle istituzioni democratiche. Senza il vostro impegno qualche scricchiolio le nostre Istituzioni lo avrebbero di sicuro”. Dopo i ringraziamenti alle autorità e agli alpini presenti, Sonzogni ha lanciato un vigoroso appello alla reintroduzione del servizio civile/militare per i giovani: “Questo luogo sacro è patrimonio mondiale per gli alpini come la meravigliosa terra e le colline che ci circondano e qui trova dimora il cittadino italiano caduto adempiendo al proprio dovere. Un dovere che ormai da 15 anni sciagurate decisioni hanno sospeso per i nostri giovani, che non vengono più chiamati a fare il sacro servizio descritto nell’articolo 52 della Costituzione. Stiamo ingannando da anni i nostri giovani perché bisogna far capire loro che come la scuola e la patente deve esistere anche la chiamata alla naja, civile o militare che sia, per far capire loro che prima vengono i doveri e poi i diritti. Quindi noi non stanchiamoci di essere alpini e cocciuti come i muli che abbiano governato durante la naja, continuiamo portare con semplicità il nostro cappello sulla testa, che non significa stupidità, ma abnegazione, solidarietà e cuore, cioè la bussola che ci guida”.
Come da tradizione la cerimonia si è caratterizzata per sobrietà e compostezza a testimonianza del rispetto che tutte le penne nere hanno per il “memoriale verde” che è il Bosco delle Penne Mozze. Al termine della cerimonia non è, comunque, mancato il brindisi offerto dagli alpini di Cison di Valmarino.