ALPINI SEMPRE 1925-2015 - I 90 anni della Sezione di Conegliano

1925-2015

GLI ANNI DELLA GENESI

Le ferite della Grande Guerra

Ed è proprio in questa peculiare connotazione storica che si vuole far emergere dalle brume dell’immane tragedia che, dal novembre 1917 al novembre successivo, sconvolse la città e i borghi vicini il ruolo che la popolazione civile dovette affrontare, con spirito incrollabile, il più nefasto periodo che la terra trevigiana, e in particolare il coneglianese, abbia mai conosciuto da almeno cinque secoli a questa parte, ossia dalla Lega di Cambrai in funzione antiveneziana (1509-14) e le ripetute vessazioni degli Imperiali.
Nei dodici mesi di occupazione, la mortalità mediamente aumentò in modo esponenziale, passando dal fisiologico 2% al 7%, ma nelle zone a ridosso della prima linea toccò punte drammatiche come il 14% nel Quartier del Piave o addirittura il 20% nella zona di Tezze e davanti le Grave di Papadopoli. Si calcola che nei territori occupati siano deceduti di stenti, di spossatezza, di spagnola quasi 30 mila persone.
Cantine, granai e stalle vennero svuotati, venne perduto oltre l’80% del patrimonio zootecnico e il 50% di quello abitativo. Stessa sorte toccò a molti archivi comunali e parrocchiali. Quello di Conegliano fu salvato dallo storico don Vincenzo Botteon che lo nascose in alcune case di campagna.
Una doverosa comparazione con lo stato attuale che fa capire quanto le nostre comunità siano riuscite ad occultare, sanare e guarire in fretta, attingendo alla straordinaria e genetica forza di volontà tipica di questa terra, tutte le profonde ferite causate dalla Grande Guerra. Tracce ancora presenti nel territorio, anche se ormai quasi cancellate o mascherate dal tempo e dal progresso, esperibili perciò solo da occhi allenati ad individuarle nello sconvolgimento antropico ed urbanistico, a volte necessariamente frettoloso, disordinato ed irrispettoso, avvenuto nella tenace ricostruzione dell’immediato dopoguerra. E forse è stato giusto così perché la vita doveva continuare. Prerogative che saranno poi compendiate nel motto Razza Piave a coniare la specificità di questo territorio e il carattere indomito della sua gente, anche in presenza delle prove più calamitose.
Tale premessa va contestualizzata, pertanto, entro un contenitore storico-sociale ben definito e circoscritto. A tal proposito, nella prefazione di una recente pubblicazione inglese sulla Grande Guerra, vi è una considerazione che deve far riflettere: “Nel fango delle trincee e nei paesi martoriati, fra il 1914 e il ’18, sono morti 9 milioni di soldati e 5 di civili inermi mentre altre decine di milioni di profughi hanno patito duramente. Oggi, a nemmeno un secolo di distanza, chi si ricorda ancora di loro? Anche quelli con una tomba e un nome sulla lapide sono ormai dei militi ignoti o dei cittadini sconosciuti”.
Ma con gli Alpini no, nessuna Penna Mozza è mai stata dimenticata, anzi, come dice Giuseppe Ungaretti, il poeta soldato, “nel cuore nessuna croce manca”. Ecco perché è nata l’ANA e si è ramificata nelle Sezioni e Gruppi con un solo proposito: onorare e ricordare coloro che sono andati avanti. Gli Alpini del passato sono uomini che con gesta ardite ed eroiche hanno trasformato la loro storia in leggenda; gli Alpini d’oggi sono uomini che mantengono viva questa leggenda con opere di impegno civile e solidale.
Attualmente l’Associazione Nazionale Alpini presenta un organico di circa 365.000 soci, con 81 Sezioni in Italia, 30 Sezioni nelle varie nazioni del mondo, più 6 Gruppi autonomi: quattro in Canada e due in Colombia. Le Sezioni si articolano in 4.402 Gruppi. Il Labaro nazionale porta ben 215 Medaglie d’Oro di cui 208 al Valor Militare (16 collettive e 192 individuali) e le rimanenti al Valor Civile.


Conegliano. Viale della Stazione.


Conegliano. Distruzioni in Via Cavour


Conegliano. Macerie del centro.


Sernaglia


Susegana. Resti dell’antico castello di San Salvatore.


Fontigo


Nervesa


Fronte del Piave. Falzè


Fronte del Piave. Il borgo di San Michele.

 

(segue)