ALPINI SEMPRE 1925-2015 - I 90 anni della Sezione di Conegliano

1925-2015

GIOVANNI BATTISTA BIDASIO DEGLI IMBERTI (1937-1938)

Dopo Giovanni Piovesana, verso la fine del 1937 venne chiamato alla Presidenza il 65enne cap. Giobattista Bidasio degli Imberti. L’incarico fu però di breve durata: colpito da grave malattia, durante la quale fu sostituito dal suo vice Gerolamo Zava, morì pochi mesi dopo, il 28 giugno 1938. L’infermità e la prematura morte non gli permisero di attuare progetti di rilievo. Era nato a Conegliano nel 1872 da una nobile famiglia di ferventi patrioti risorgimentali. Il padre, Defendente (Conegliano 1833-1921), durante la dominazione austriaca fece parte di un comitato segreto cittadino che favoriva i renitenti alla leva a riparare in Piemonte. Alcuni di questi poi si arruoleranno con Garibaldi per la Campagna dei Mille: Giuseppe Cocolo, Giobatta Marin, Pietro Scarpis di Conegliano e Bonaventura Cipriani di Godega. Inoltre, dopo l’annessione del Veneto all’Italia, si adoperò con il col. Angelo Fonio affinché Conegliano fosse destinata, come effettivamente avvenne, a sede di reparti militari alpini.
Poco è rimasto di Giobatta Bidasio. Sposato con la feltrina Angelina Piccolotto (1886-1970), donna riservata e schiva, non ebbe figli. I discendenti dei rami paralleli oggi ricordano ben poco della sua figura. Era di famiglia benestante, proprietaria di alcune centinaia di ettari di campagna a Bidasio di Nervesa (da cui il nome del casato) e del palazzo signorile, ora Zoppas, al limitare della Salita Caprera, di stile liberty, ora restaurato che s’affaccia su Via Cavour e la fontana del Nettuno. Di bell’aspetto e di carattere aperto, coraggioso ed impavido in guerra quanto sensibile al fascino femminile, era noto per condurre quella che, genericamente, viene definita una bella vita. In ambito civile svolgeva l’incarico di alto funzionario del dazio, un ruolo a quei tempi molto rispettato e, per certi aspetti, temuto.
Colpito da infarto nella trattoria cittadina alla Bibi in zona Ferrera, che era solito frequentare con gli amici, nonostante il pronto ricovero nel vicino ospedale dei Battuti, morirà pochi giorni dopo.

1938

• su L’Alpino del 1° settembre, il Comandante del 10° (Presidente Nazionale) Angelo Manaresi ribadisce categoricamente (probabilmente non tutti avevano adempiuto alle precedenti disposizioni) l’ordine a tutte le Sezioni di abbandonare tale denominazione per assumere quello più marziale di Battaglione. In un clima di forti tensioni politiche europee che preludono ad una nuova guerra, la disposizione, imposta dal regime fascista, ha lo scopo propagandistico di militarizzare ancora di più tutte le Associazioni Combattentistiche e d’Arma. La denominazione rimarrà in vigore fino alla conclusione della guerra, nel 1945, quando con la caduta del regime, si ritornerà alla primaria denominazione di Sezione ANA.
Tutti i responsabili ai vari livelli, nominati direttamente dal Comandante Manaresi o comunque su suo parere favorevole (le elezioni dirette da parte dei soci furono soppresse dal 1929), assumono tutti la denominazione di Comandante.
Per chiarire meglio e interpretare poi correttamente la nuova terminologia si specifica:
- Sezione: inizialmente sorge nei capoluoghi di Provincia o in centri periferici di una certa importanza. È la rappresentanza diretta della Sede Centrale dell’ANA, costituita a Milano l’8 luglio 1919, ed è retta da un Presidente di Sezione (in periodo fascista sostituito in Comandante) e da un Consiglio Direttivo.
- Sottosezione: nel 1933, la continua crescita numerica di Sezioni e Gruppi, suggerisce alla Sede Centrale, di costituire all’interno delle Sezioni le Sottosezioni con giurisdizione sui Gruppi della vallata, del distretto o del circondario. Sono elevati a Sottosezione i Gruppi più importanti sia come ubicazione logistica sia per la presenza di soci fiduciari. La Sottosezione è retta da un Comandante, e da un Consiglio Direttivo. Nel 1953 le Sottosezioni sono depennate dall’organico dell’Associazione Nazionale Alpini.
- Gruppo: per la continua espansione ed adesioni di nuovi soci, è prevista la possibilità di costituire, normalmente nei comuni, dei Gruppi con soci in numero non inferiore a 10, rappresentati da un Capogruppo. I Gruppi dipendono direttamente dalla Sezione che ne autorizza la costituzione.
- Patronessa: fin dalla nascita a Milano dell’ANA, molte sono le signore vedove, mogli, sorelle… che si offrono nella collaborazione ed organizzazione delle attività associative. Così nel 1921 la Sede Centrale delibera di istituire una nuova categoria di socio, un distintivo ed una tessera speciale con la stampigliatura di Patronessa. Questa particolare categoria femminile, rimarrà in essere fino alla fine degli anni ’60.
• il vessillo è presente alle inaugurazioni dei Sacrari del Montello il 10 giugno, di Redipuglia il 19 settembre e del Museo di Vittorio Veneto il I° novembre, nel ventesimo anniversario della Vittoria.
• 24 settembre, il Duce è a Conegliano dove, affacciandosi dalla stazione, è osannato da una grande folla che copre tutto il viale fino alla Scalinata della Pescheria.

Dopo Bidasio, e fino al 1945, la vita della Sezione entra in un cono d’ombra, in quanto non vi sono documentazioni certe. La successione può aver avuto, quindi, le seguenti ipotesi di sviluppo:
• nella pubblicazione del 60° si legge: “Fu rieletto Presidente il capitano Giovanni Piovesana e tale rimase sino alla sua morte, avvenuta il 28 febbraio 1941, a seguito ferite riportate in guerra.”
Questa seconda nomina di Piovesana, peraltro già oberato da gravosi impegni professionali prima e militari dopo, stride non poco con la decisionalità di Manaresi che voleva al comando delle Sezioni uomini a tempo pieno, sempre presenti nel territorio, motivati nella propedeutica alpina e di regime.
Il fatto che né fonti testimoniali attendibili e tantomeno scritte attestino chi lo abbia sostituito nella sua vacatio di belligerante in Albania ci conduce, per logica, al punto successivo: non c’era motivo di nominare un nuovo Presidente perché probabilmente c’era già.
• viene nominato alla presidenza Gerolamo Zava, già vice di Bidasio. L’Alpino, datato 15 aprile 1939, riporta chiaramente che il Comandante di Conegliano, confermando di fatto una situazione già consolidata ed in essere, è il cap. Gerolamo Zava. Ruolo avvalorato dalla dedica scritta sulla sua grande foto, conservata in sede: Gli alpini di Conegliano al loro Comandante che ci riporta inequivocabilmente agli anni anteguerra. Questa è la tesi più attendibile, suffragata poi dal fatto che sarà lo stesso Zava, in una sorta di latente continuità durante la parentesi bellica, a riprendere le redini della Sezione nell’immediato dopoguerra. Tra l’altro, Zava era imparentato con i Bidasio poiché una figlia era andata in sposa ad un nipote di Giobatta Bidasio, Ruggero.
• tra il 1938 e il 1941 può essersi verificata una ripetuta staffetta tra Piovesana e Zava.

Anche dal prezioso bagaglio di memorie di Giacomo Soravia, l’ultimo dei Padri costituenti deceduto nel 1985, si ricavano notizie lacunose di quel periodo in quanto egli nel 1929 era emigrato prima in Francia, quindi in Polonia e infine a Duisburg in Germania, da dove rimpatrierà solo nel 1940 allo scoppio del secondo conflitto mondiale, e quindi per molto tempo lontano dalla quotidianità sezionale.

 

(segue)