ALPINI SEMPRE 1925-2015 - I 90 anni della Sezione di Conegliano

1925-2015

GIACOMO VALLOMY (1974-1991)

Il prof. Giacomo Vallomy nacque a Lilliannes, nella provincia alpina per antonomasia di Aosta, nel 1903. Si laureò in lettere e filosofia presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano nel 1932 e l’anno dopo giunse a Conegliano essendogli assegnata la titolarità di una cattedra al Cerletti. Quella che doveva essere, secondo le sue confidenze, una semplice parentesi temporale divenne, invece, la ragione di tutta sua vita. Insegnò lettere e storia nella più antica e prestigiosa Scuola Enologica italiana fino al 1960 quando ottenne la nomina di Preside del nuovo Istituto Tecnico Industriale Galilei, sempre a Conegliano, che contribuì a fondare staccandolo dalla sede centrale di Mestre. Per i suoi straordinari meriti di insegnante e di educatore l’Amministrazione Comunale nel 1970 gli conferì una Medaglia d’Oro di benemerenza e nominato Commendatore della Repubblica su proposta del Ministero della Pubblica Istruzione.

La presenza a Conegliano non si limitò solo all’insegnamento ma anche all’amministrazione pubblica che onorò sempre con la sua innata onestà. Un’azione contrassegnata, come testimoniato da chi l’ha conosciuto da vicino, da “profonda spiritualità, inflessibilità sui principi sociali, umani e religiosi.” Vallomy, nelle fila della D.C., sedette sui banchi del Consiglio Comunale di Conegliano per diverse legislature per un totale di 16 anni e fu eletto più volte anche nel Consiglio Provinciale. Sempre in ambito provinciale fu chiamato a presiedere l’Ente per il Turismo, dando deciso impulso alla valorizzazione e alla conoscenza dei tesori culturali, enogastronomici e naturalistici della Marca gioiosa. A lui si deve l’allestimento a Treviso nel 1962 della prima grande mostra sulle opere del Cima da Conegliano, inaugurata dal Presidente della Repubblica Antonio Segni, che grande risonanza ebbe a livello mondiale. Di lui, il noto storico trevigiano Ernesto Brunetta, pur di opposto orientamento politico, ebbe a scrivere: “Uomo di rigidi e fermi costumi morali, a diverse riprese consigliere provinciale e comunale democristiano ed esponente di prestigio del mondo cattolico.”


Vallomy a Soligo.

Vallomy preside dell’ITIS Galilei di Conegliano.

Vallomy, Giacomelli e Travaini sul fronte francese. 

Ma egli fu anche alpino combattente nella seconda guerra mondiale. Fu arruolato nella 67ª compagnia del btg Pieve di Cadore della divisione alpina Pusteria.

Allo scoppio delle ostilità, il reparto fu destinato alla Francia meridionale e vi rimase fino al nefasto 8 settembre 1943 quando l’Esercito Regio si dissolse e per ogni soldato, senza ordini e abbandonato alla mercé del nemico, valse il “si salvi chi può.”

Così Vallomy rammenta, in modo schivo, quei tragici anni: “Ricordo il nostro collaudo alpino al campo invernale del 1940: Pian dei Buoi, Forcella San Lorenzo, Auronzo, Tre Cime, Misurina, Passo Tre Croci, San Vito e Pieve di Cadore. Periodo lieto, quasi goliardico, rallegrato dalla gioia settimanale del ritorno in famiglia. Venne ahimè l’entrata in guerra dell’Italia, il 10 giugno 1940, e in seguito la nostra destinazione ad una divisione costiera nel sud della Francia. Là ci sorprese il fatale 8 settembre e avvenne il triste ma ordinato ritorno in Italia da Nizza, Sospello, Limone Piemonte, Roccavione. Non cedemmo all’invito dei nostri ex alleati tedeschi di continuare a combattere con loro e ritornammo in Patria con dignità, cercando di opporci allo sfacelo in cui Badoglio aveva abbandonato il nostro esercito.”

 

Venne eletto Presidente della Sezione durante l’Assemblea del 1974 e fin da subito si erse in tutta la sua statura umana. La sua carica carismatica, con un’oratoria travolgente, trasmetteva fremiti di orgogliosa alpinità. Nel 1991, dopo il suo lungo e fecondo mandato, fu nominato per ovazione Presidente Onorario della Sezione. Il prof. Giacomo Vallomy si spense nel 1999. Le solenni esequie furono celebrate nella sua chiesa di San Rocco che egli frequentava con assiduità e convinta fede.

Subito dopo l’elezione egli provvide a formare il suo primo governo con questi uomini:

Presidente comm. prof. Giacomo Vallomy
Presidente onorario comm. enot. Guido Curto
Vice Presidenti: Francesco Travaini e Alberto Piasenti
Segretario Giovanni Battista Bozzoli
Tesoriere Renato Brunello
Consiglieri: Luigino Basso - Alfredo Battistella - Olindo Battistuzzi - Gianfranco Buosi - Emilio Barzotto - Giovanni Carlet - Lino Chies - Igino Citron - Attilio De Vecchi - Giovanni Mason - Vittorio Padovan - Francesco Salvador - Desiderio Viezzer - Giuliano Zanin
Cappellano don Giuseppe Tonon
Revisori dei conti: Renzo Maraga - Antonio Cais - Giampietro De Marchi
Cerimoniere: Mario Maset e successivamente Nino Geronazzo

Molti sono gli avvenimenti legati al suo lungo mandato, tra cui ricordiamo:

1974

• festa alpina a Tezze di Vazzola, Gruppo guidato dal cav. Ernesto Visentin. “Con viva sorpresa, - ci fa sapere la cronaca - all’ingresso della chiesa ci accoglieva Monsignor Parroco (don Raffaele Pivetta che concelebrerà assieme al cappellano sezionale don Bepi Tonon), alpino anche lui, che aveva concesso all’organo il permesso di darci il benvenuto con la canzone: Sul cappello che noi portiamo.” Altri tempi o… altri preti?


1975. Ristrutturazione della Sede alla presenza del Presidente nazionale Vittorio Trentini

1975

Cinquantesimo

La grande celebrazione del 50° anniversario della Sezione si tiene nei giorni 20 e 21 settembre alla presenza del Presidente nazionale Franco Bertagnolli. Questo il suo saluto: “Gli Alpini di Conegliano pura Razza Piave celebrano il 50° di fondazione della loro bella Sezione. Dei fondatori della Sezione ne è rimasto con voi soltanto uno (Giacomo Soravia), al quale si stringono gli oltre 2700 alpini coneglianesi. Gli altri rimangono nel cuore di quanti li hanno conosciuti, con il rimpianto di avervi lasciato. (…) Gli Alpini sentono però anche il piacere di lavorare volontariamente e gratuitamente e voi, in occasione del vostro cinquantesimo compleanno, riconsacrerete al culto la Chiesetta della Madonna della Neve, da voi riparata e ripristinata; in Sezione verrà altresì inaugurata la sala dei ricordi storici. La nostra forza associativa, più che dal numero, è data dall’affratellamento di quanti hanno avuto l’onore di portare la penna sul cappello, nel senso di italianità, di solidarietà, di serietà d’intenti. Cerchiamo di essere sempre migliori perché questa è la sola condizione perché la nostra Italia stabilisca i presupposti per essere migliore, come gli Alpini la vogliono.”

Questi gli appuntamenti principali:
- al Teatro Accademia rassegna di cori alpini;
-c onsegna di una targa al vecio Giacomo Soravia, unico socio fondatore ancora vivente;
- alzabandiera e deposizione di corona d’alloro al Monumento ai Caduti;
- sfilata per le vie cittadine aperta da un gruppo di 50 bandiere tricolori, seguito dal vessillo sezionale scortato dai decorati di guerra. A renderne gli onori, un picchetto armato del 7° e la fanfara della Cadore. A seguire la Messa officiata dal cappellano alpino don Giuseppe Tonon e quindi, dopo i saluti portati da Vallomy e dal sindaco Giubilato, l’orazione ufficiale da parte di Guido Nobile, Vicepresidente Nazionale.

Così scrive il Gazzettino: “…la popolazione rispose con tributo d’omaggio e di applauso agli Alpini intervenuti da tutto il Veneto e da altre parti d’Italia. Gli Alpini non si smentiscono mai, sono sempre gli stessi, con il loro spirito di corpo innato, radicato, sentito, accumunano il brio, l’allegria della coscienza tranquilla e serena che trova il commilitone degli anni passati, l’amico col quale ha diviso tragedie di guerra, fatiche di naja e prodezze di conquiste. L’Alpino è un uomo, ha sottolineato il Presidente Nazionale, paziente, semplice, cordiale, ben disposto verso tutti, ma ha la testa dura, è cocciuto, sa quello che vuole, è un giudice severo ed è anche, se occorre, ribelle. Un ribelle ordinato e silenzioso contro tutto quello che marcisce in Italia.”

Il Comitato organizzatore era presieduto dal col. Alberto Piasenti.

1976

6 maggio tragico, un violentissimo sisma sconvolge il Friuli. Sotto le macerie della caserma Goi di Gemona muoiono 29 militari, tra cui anche due nostri giovani artiglieri: Guido Da Re di Godega e Pierantonio Mutti di Vazzola. La Sezione, con molti volontari guidati dall’ing. Pollastri e dal geom. Chies, partecipa alla ricostruzione operando nel cantiere n. 10, allestito a Pinzano.

• a Susegana viene scoperto il cippo intitolato alle Penne Mozze.

• nella sua tenuta di Jesolo, si spegne Guido Curto, grande Presidente della Sezione per un ventennio. Tutta la Sezione partecipa ai funerali che si tengono a Domanins.

1977

50° del Gruppo di Ogliano guidato da Stefano Masut.

• viene aperta la taverna della sede con al banco Batocio Mario De Marchi.


Chies, Vallomy, Soravia. Alle loro spalle il taverniere Mario De Marchi.

Sullo sfondo G.Battista Bozzoli

Renato Brunello è il nuovo presidente del comitato di redazione di Fiamme Verdi. Per molti anni sarà testimone e cronista, assieme all’amico Steno Bellotto, della vita sezionale. Il periodico, con le sue puntuali cronache dei Gruppi, diventa la memoria storica della Sezione.

• muore don Giuseppe Tonon, il cappellano della Sezione. Alpino combattente nella Grande Guerra nel 7°, btg Cadore, e nel 2°, btg Monte Argentera. Viene sepolto nel camposanto di Scomigo commemorato da Vallomy e da tutti i Gruppi. In sua vece viene chiamato mons. Raffaele Pivetta.

• il Gruppo di Parè organizza una marcia competitiva in memoria del compianto presidente Guido Curto.

1978

• a San Vendemiano si disputa il 4° trofeo ANA, gara ciclistica per cicloamatori alpini.

• nell’Assemblea dei Delegati, tenutasi come di consueto a Milano, Lino Chies è eletto Consigliere Nazionale dell’ANA. e nel 1981 sarà riconfermato per un secondo mandato. È il più giovane del consesso, ma alle spalle vanta già una grande esperienza associativa per cui gli verranno assegnati incarichi rilevanti e nel contempo si distingue per nuove ed interessanti proposte.

• si spegne Giuseppe Bacinello, classe 1898, cav. di Vittorio Veneto, per molti anni fedelissimo alfiere sezionale.

• raduno delle Penne Nere a Pieve di Soligo per il 50°. Dalla cronaca dell’evento si legge che “Nell’occasione il Consigliere Nazionale Lino Chies ha poi appuntato sul vessillo della Sezione il fac-simile della Medaglia d’Oro al Valor Civile concessa all’ANA per l’aiuto prestato ai fratelli friulani colpiti dall’immane tragedia che ha sconvolto il Friuli, medaglia questa che va ad unirsi alle altre quattro al valore militare con cui il vessillo è fregiato.”

• porgendo gli auguri di Buon Natale attraverso Fiamme Verdi, il presidente Vallomy si esprime così: “È un fatto che suscita ammirazione e conforto nel cuore di tanti Italiani il constatare che la vita dell’ANA, sia in campo nazionale che nell’ambito più ristretto delle sezioni, procede sicura, senza cedimenti, immune da corruzione e da inquinamenti, in un’Italia minata da malattie morali gravissime, frustrata da sciagure e disordini delittuosi quasi quotidiani, dissestata nell’economia, nell’ordine pubblico, nell’educazione, screditata agli occhi delle Nazioni civili.- Il forte richiamo è riferito alla drammatica situazione nazionale sull’orlo della guerra civile, minata dagli attentati delle Brigate Rosse che porteranno un colpo mortale allo Stato con il rapimento e l’uccisione di Aldo Moro, e profondamente scossa dalle tangenti del caso Lokeed. -Un po’ di prestigio e di credito all’estero per questa nostra Patria vilipesa e mal governata, li hanno salvati gli Alpini: ricordate a chi sono stati affidati i milioni di dollari offerti dagli Stati Uniti d’America per la ricostruzione del Friuli? Agli Alpini che ne hanno fatto buon uso.” Monito che, ancor oggi a distanza di quasi 40 anni, non ha perso l’amaro sapore della condanna.

1979

decennale del Gruppo di Fontigo, commemorazione onorata dal saluto del presidente Giacomo Vallomy. Il cronista di Fiamme Verdi, Steno Bellotto, scrive: “Non sto scoprendo certo l’uovo di Colombo, muovendo un ennesimo elogio al nostro Presidente, se dico che nella sua oratoria trascinante alterna la pacatezza a dei toni alti, a volte duri, specie se rivolti nei confronti di quanti stanno minando la nostra libertà e la Costituzione, per poi ritornare ad una scorrevolezza quasi rilassante, che può essere interrotta solo da fragorosi applausi. Se condiamo il tutto con una cornice di folla entusiasta e plaudente, l’opera è completa.”

• il Gruppo di Mareno inaugura il cippo-monumento, opera dello scultore Bruno Polat di Sacile, costituito da due speroni di roccia col fregio del cappello alpino, e dominati dalla statua della Madonna con la dicitura: “La Vergine delle Cime e delle Nevi protettrice degli Alpini”. Alla base, oltre alla targa di dedica degli alpini di Mareno ai loro Caduti, la riproduzione dell’intero testo della Preghiera dell’Alpino. Il presidente Vallomy ha colto motivo del contenuto figurativo del monumento per dire che “la devozione alla Vergine non deve andare in crisi, perché è Lei che guida verso le vette della verità, che salva dal male ed insegna fraternità.”

1980

ventennale di San Vendemiano. Per cementare la collaborazione sinergica con il Comune di San Vendemiano, il Gruppo dona all’Amministrazione comunale una statua di ceramica, pregevole opera di Augusto Murer, raffigurante un alpino.

• 25° di Santa Maria-San Michele. Così dice Vallomy: “Ringrazio tutti gli alpini presenti, specie il capogruppo Virgilio Da Dalto e i suoi collaboratori, che hanno messo anima e cuore per la buona riuscita della cerimonia. Il nostro impegno va al di là di ogni sospetto e di ogni interesse, e cerchiamo solo il bene di Abele e non la malvagità di Caino.”

1981

• per il 25° di fondazione, il Gruppo di Refrontolo guidato da Ferdinando Bortolotto dona alla cittadinanza il monumento intitolato Il ritorno dell’Alpino, pregevole scultura del rinomato laboratorio Possamai-Zanoni.

• a Giovanni Daccò viene conferita la Commenda dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana per sua lunga e feconda dedizione alle svariate attività associative, assistenziali e culturali di Conegliano. “Dopo il ritorno dalla guerra, durante la quale combatté col 7° Alpini, e nonostante i suoi impegni nell’importante industria di cui è contitolare, Giovanni- si legge su Fiamme Verdi -ha contribuito efficacemente, ricoprendo numerosi incarichi, tra cui quello di vice presidente dal 1945 al 1970, allo sviluppo della Sezione, alla quale tuttora si dedica quale responsabile della sede.”

1982

• Raduno intersezionale a San Vendemiano con scoprimento di un pregevole gruppo monumentale in bronzo. Sempre profondo il pensiero di Vallomy, soprattutto quando si rivolge agli scolari: “Ho in testa un cappello alpino e molti capelli bianchi. Vi assicuro però che quando avevo i capelli neri come i vostri io vivevo nella scuola, che è stata la palestra della mia vita; ringrazio la giovinezza con cui ho avuto contatto e ringrazio voi che mi fate tornare alla mente quei giorni. Come non commuoversi a quei ricordi. Il bocia che ha suonato il Silenzio, lo chiamo bocia (puntualizza serio), ma è un trombettiere meraviglioso, ha diffuso le note di una grande musica, non so se voi ne avete dimestichezza. Il Silenzio fuori ordinanza si suonava alla festa, però era un silenzio breve e bisognava tacere ed andar a nanna sulla paglia. Queste note indicano anche il riposo di tutti Coloro che sono morti per la Patria: ed è questo che mi fa tremare il cuore. Ed in questa circostanza è bene che voi sentiate, in modo particolare, questa musica che non è funebre, ma che è una musica come la voce della mamma, che dice al proprio figlio: riposa in pace, ti sono grata di quello che hai fatto per me; questo dice la Patria attraverso queste note, ricordatelo sempre.”

Vittorio Trentini, Presidente Nazionale, fa visita alla Sezione.

• il Gruppo di Pianzano inaugura la sua sede, allocata nel Palazzo Carniel, decorata per l’occasione da un significativo dipinto di pura tematica alpina, opera dell’artista locale Odorino Brunetta. Il palazzo nell’Ottocento era l’abitazione dell’abate Felice Benedetti che fu uno dei fondatori della Scuola di Enologia di Conegliano. Sopra il timpano d’entrata vi era la scritta Diligamus Patriam operis, con cui esortava ad amare la Patria con le azioni: motto che contraddistinse tutta la sua vita e che, di fatto, è il compendio dell’alpinità.

1983

• il Gruppo di Refrontolo, guidato da Antonio Lorenzon, sistema con centinaia di ore lavorative tutta la piazza della chiesa parrocchiale.

• in memoria dei Caduti splende una croce, dono degli alpini di Parè, sulla chiesa parrocchiale, fino ad allora sprovvista. Sempre nella stessa chiesa, l’altare della Madonna è donato dal capogruppo Giovanni Zanella.

• 25° di fondazione dei Gruppi di Mareno, con il restauro di un antico capitello, e Santa Lucia, con inaugurazione della Via degli Alpini.

1984

• Vallomy tiene a battesimo il 28° figlio della Sezione, il Gruppo M.O. Pietro Maset guidato da uno dei suoi più convinti fondatori, Giovanni Carlet.


Vallomy con gli alunni del San Francesco.

1985

Sessantesimo

60° anniversario di fondazione. A corollario dell’importante ricorrenza, la Sezione vuole, come sempre, lasciare la sua impronta indelebile nel territorio, nei cuori dei bisognosi e nella memoria di tutti con tre giornate, dal 31 maggio al 2 giugno, dense di contenuti:

- a Mareno di Piave, inaugurazione e consegna a La Nostra famiglia di un fabbricato da adibire a laboratorio di lavoro guidato per giovani svantaggiati. Lavori seguiti dai geom. Lino Chies e Gilberto Loschi.

- al chiostro di San Francesco, esposizione degli elaborati e premiazione degli alunni che hanno partecipato al concorso sul tema, impegnativo ma alquanto stimolante: “Gli alpini ieri a difesa della Patria, oggi a tutela della bellezza e della purezza dell’ambiente della montagna.” Questo il giudizio di Renato Brunello, colonna di Fiamme Verdi e allora vicepresidente: “Gli elaborati palesano un senso di ricerca storica con contenuti lusinghieri nei confronti degli alpini. Alcuni di essi hanno sorpreso positivamente, in altri vengono espressi sentimenti commoventi, accompagnati da illustrazioni che mettono in risalto l’impegno serio e responsabile dell’alunno. Apprezzate l’originalità e la genialità dei disegni.”

- al cinema San Martino, presente il Presidente nazionale Leonardo Caprioli, Vallomy presenta il libro celebrativo della Sezione: 1925-1985, 60 anni di vita alpina a Conegliano. “…questo volume ha le caratteristiche di un album di famiglia,- spiega -l’album della grande Famiglia Alpina di Conegliano: libro di memorie, senza pretese di artistiche e letterarie, ma ricchissimo di civiche e patriottiche testimonianze, segno di gratitudine per tutti gli Alpini che in questi 60 anni hanno tenuto fede ai nobili ideali che sono la ragione d’essere dell’ANA, soprattutto a quelli che per questi ultimi ideali hanno donato la vita: incitamento e monito per noi e per le future generazioni.”

- il giuramento solenne del btg Vicenza e il conferimento da parte del sindaco Pietro Giubilato della Cittadinanza Onoraria al Gruppo Conegliano del 3° Art. da Montagna. “Oltre 10 mila Penne Nere sfilano per le vie centrali della Città,- narra un quotidiano locale -e altre 30 mila persone fanno ala al loro passaggio. Grande commozione, durante la sfilata, al passaggio dei reduci del Gruppo Conegliano, guidati dal leggendario novantenne col. Domenico Rossotto.”
Così ebbe poi a dire il Presidente Nardo Caprioli a Giacomo Vallomy: “Sono stati tre giorni pieni e bellissimi, e te ne sono vivamente grato. Sono rimasto toccato dall’accoglienza fraterna dei tuoi Alpini e ti prego di porgere a tutti loro il mio più cordiale saluto.”
Il Comitato organizzatore era coordinato da Battista Bozzoli.


Il giuramento del Vicenza

• inaugurazione prima sede del Gruppo di Susegana in una casa colonica concessa in comodato d’uso gratuito dai conti Collalto.

• in dicembre la Sezione piange la scomparsa di Giacomo Soravia, classe 1902, originario di Venas, capitano del btg Cadore, pioniere e cofondatore, primo segretario e ultima memoria storica della Sezione. Donò alla Sezione il primo vessillo. Svolse il servizio militare prima a Lucca e poi a Tai di Cadore. Per due anni fu podestà di San Fior, come da urgente telegramma prefettizio del 10 luglio 1926: “Vossignoria nominato Podestà di San Fior. Assumendo domani funzioni dovrà immancabilmente domattina presentarsi giuramento davanti pretore Conegliano. F.to Prefetto Dentice.” Nel 1929 dovette emigrare all’estero per seguire l’attività commerciale di famiglia: Francia, Polonia e Germania da cui rimpatrierà nel 1940 per lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale. Pochi mesi prima di incontrarsi con Cantore, il cap. Soravia non aveva mancato di partecipare all’Adunata di La Spezia.

• 50° di fondazione di Collalbrigo con inaugurazione della sala ricreativa parrocchiale, ristrutturata dagli alpini locali.

• 50° anche per il Gruppo di San Pietro di Feletto, con celebrazioni presso l’antico eremo camaldolese di Rua e dono alle scuole medie del pennone per la bandiera.

• 25° di Fiamme Verdi. Così il direttore Mario Altarui nei ringraziamenti: “…abbraccio il Comitato di Redazione presieduto dal fraterno amico e collega cav. Renato Brunello.- per poi aggiungere con un pizzico di autoironia -Grazie a loro mi è pertanto consentito di fare tranquillamente il lavativo.”

1986

Fiamme Verdi rivolge un pensiero riconoscente ai Segretari e ai Tesorieri della Sezione: “Personaggi di rilievo che determinano il buon funzionamento della Sezione sono, senza dubbio, i segretari e i tesorieri. Ed è doveroso ricordarli, poiché i pochi avvicendandosi in questi 60 anni di vita associativa, hanno svolto le proprie mansioni con encomiabile dedizione. E se una volta il disbrigo delle pratiche occupava poco spazio, oggi comporta invece un grande impegno; sia per i molti problemi inseriti nel contesto di innumerevoli attività, che per l’importanza che la pratica burocratica assume. Il primo segretario della nostra sezione, come è noto, è stato il cap. Giacomo Soravia, (qui vengono dimenticati Ruggero Casellato e Otello Marin) quindi Ruggero Colussi, seguiti nell’immediato dopoguerra da Guerriero Vascellari, da Catullo Cremonesi, da Raimondo Piaia, da Virginio Gibin, coadiuvati dai tesorieri Mario Altarui, Romano Thomas e Renato Brunello. Ma soprattutto chi ha dato una svolta al delicato servizio di segreteria sono stati Battista Bozzoli e Steno Bellotto: ottimi segretari per molti anni, i quali si sono dimostrati diligenti e precisi, anche per una loro naturale predisposizione.”

Prezioso lavoro, a volte poco considerato ma indispensabile, continuato nel tempo da Mirco Cadorin e Claudio Lorenzet ed attualmente da Omar Gatti e Lucio Zago.

il Gruppo di Colfosco apre la nuova sede presso il Parco dell’Amicizia.

• a Fontigo, inaugurazione lavori di restauro della chiesetta-monumento ai caduti di San Rocco.

1987

Operazione Valtellina, da Conegliano partono 30 volontari in soccorso di quelle popolazioni colpite da violenta alluvione.

• celebrazioni del Centenario del 7° Alpini alla presenza del Presidente nazionale Leonardo Caprioli. Scoprimento e benedizione, impartita dal cappellano sezionale don Raffaele Lot, della ristrutturata lapide commemorativa. Per l’occasione vengono donate alcune casettine alla Nostra Famiglia di Costa e viene completato un percorso-vita adatto a bambini disabili e svantaggiati.

• a Colfosco, in occasione del 30°, scoprimento Monumento agli Alpini, Vallomy tuona: “Cosa stiamo a fare noi alpini se non ci sono più nemici? I nemici ci sono, qui all’interno del nostro Paese, proprio qui in Italia. Sono tutti coloro che compromettono il bene della comunità, della società. Dobbiamo vincere queste battaglie, disperdere i nemici del bene comune e dell’ecologia. L’associazione Alpini deve trasformarsi in scuola di civismo.”

• il Gruppo di Sernaglia, per il 25°, inaugura la sua prima sede ricavata in alcuni locali messi a disposizione gratuitamente da un socio.

1988

• nasce la Fanfara Alpina di Conegliano su iniziativa di Giobatta Zorgno e Giovanni Carlet.



Al centro, Giovanni Carlet e Giobatta Zorgno nel 25° di fondazione della fanfara alpina.

• il periodico sezionale Fiamme Verdi, a conferma dei livelli qualitativi raggiunti, si classifica al secondo posto nel concorso nazionale stampa alpina dopo il foglio Tüc un di Biella.

• 20° del Gruppo di Bibano-Godega con l’inaugurazione nuova sede, ricavata da un prefabbricato ligneo giunto da Pinzano e restauro della chiesetta seicentesca dedicata alla Madonna della Salute di Salvatoronda.

• viene costituito il Gruppo Sportivo Alpini. Primo responsabile del GSA è nominato Pietro Dottor.

• in occasione del 20°, il Gruppo di Parè pone una targa ricordo ai Caduti al Passo della Sentinella.

• a Pieve, inaugurazione del Viale degli Alpini a suggello delle celebrazioni del 60°.

• il Gruppo di Susegana accoglie il grande scrittore Mario Rigoni Stern, reduce di Russia e autore del capolavoro della letteratura alpina Il sergente nella neve.


Inaugurazione nuova sede di Pieve di Soligo

1989

muore Mario Altarui, scrittore, storico e giornalista, fondatore nel 1955 del periodico Fameja Alpina della sezione di Treviso e nel 1961 del nostro Fiamme Verdi. Nel 1972-73 fu anche Consigliere nazionale. Fu il primo ad avere l’idea matta di costruire il memoriale delle Penne Mozze di Cison. La direzione del giornale è assunta da Renato Brunello, capo redattore è Steno Bellotto coadiuvato poi da grandi firme come Gianfranco Dal Mas, Nicola Stefani, Roberto Zava, Renzo Sossai…

Lino Chies viene eletto per la seconda volta al Consiglio Nazionale. Sarà riconfermato nel 1992 per altri tre anni.

• raduno sezionale a Mareno di Piave con inaugurazione della nuova sede.

• il Gruppo di San Pietro inizia i lavori di restauro di una vecchia cella camaldolese, gentilmente concessa dalla parrocchia di Rua, per trasformarla in sede sociale.

• nasce il nucleo di Protezione Civile, con Sandro Rui responsabile e Gabriele Mion all’unità medica. Il nucleo farà la prima uscita in assetto operativo nel giugno 1990 a Trento nell’ambito dell’esercitazione nazionale ANA 5.

• a Barbisano, inaugurazione fontana in centro paese con una targa in bronzo raffigurante un alpino in divisa d’altri tempi.

1990

• inizia il radicale restauro della chiesetta della Madonna della Neve sotto la direzione tecnica del geom. Silvano Armellin.

• 8 settembre 1990, inaugurazione sede di Orsago intitolata al fondatore Mario Ghirard. Il vice presidente sezionale Geronazzo legge il saluto inviato dal presidente Vallomy, assente per gravi motivi familiari: Cari alpini e in particolare carissimi alpini di Orsago, con grande rimpianto ho dovuto rinunciare ad essere in mezzo a voi e a partecipare oggi alla vostra festa a cui avevo promesso di intervenire e alla quale ero stato invitato con tanto affetto dal vostro bravo capogruppo e dal mio carissimo ex allievo Luigi Basso. Dai monti della Valle d’Aosta, dove sono trattenuto da indilazionabili impegni, vi giunga il mio fervido augurio con l’espressione delle mie felicitazioni per la volontà tenace con cui avete realizzato le opere che oggi inaugurate. Ho presente la vostra bella e comoda sede. Bravi alpini di Orsago, bravo capogruppo Battistuzzi! La vostra sede sia luogo di incontri di amicizia per gli alpini e per gli ospiti, sia luogo di sereni propositi e di civile conversare. La vostra sede sia soprattutto centro di cultura e scuola di tutti quelli che sono il nostro alimento spirituale e per i quali siamo stimati e ammirati in Italia e all’estero.”

• il prof. Giacomo Vallomy è presente a Codognè, in una delle sue ultime uscite ufficiali, dove si è appena costituito il 29° Gruppo della Sezione guidato da Giovanni Cisera.

“Consentite che io vi faccia non solo elogi, ma che vi faccia qualche raccomandazione, vale a dire una specie di testimonianza o di testamento spirituale poiché, fra pochi mesi, sta per scadere il mio mandato. Considero il discorso di oggi, non come il canto del cigno, perché non sono un cigno, ma come l’addio ufficiale del vecchio Vallomy agli alpini a cui ho voluto tanto bene e che mi hanno ricompensato con tanta fiducia attraverso tutti gli anni in cui ho presieduto la Sezione. Io ho sempre parlato con il cuore, con la sincerità di un vecchio alpino disceso dalle montagne della Valle d'Aosta.”

1991

gli Alpini di Refrontolo, guidati da Silvano De Luca, onorano il loro 35° arredando interamente un’aula della locale scuola materna.

• con tante ore di duro e impervio lavoro, gli alpini di Soligo riportano al giusto decoro l’alloggio detto dell’eremita, attiguo alla chiesetta di San Gallo.

• taglio del nastro della parte ristrutturata della sede sezionale, lavori seguiti da Giovanni Daccò, Adriano Moretti e Vittorio Dal Bo. È l’orazione di commiato di Vallomy, quasi un testamento etico e morale: “La nostra casa alpina- dice con la sua enfasi contagiosa, ricevendo dal col. Piasenti le chiavi della vecchia sede -dev’essere il luogo dell’amicizia, dell’incontro degli alpini giovani ed anziani, di boce e veci, ma soprattutto dev’essere una scuola di civismo, di buoni costumi e di patriottismo.”


Vallomy in una delle ultime sue partecipazioni alla Cena sezionale.

Grazie ad una capillare presenza nel territorio e ad una convinzione contagiosa nelle idealità alpine, il grande vecio valdostano lascia la Sezione ulteriormente ampliata e solida nelle fondamenta:
29 Gruppi e 4.602 soci effettivi.


Basso e Vallomy premiano Silvano Armellin, artefice del restauro della Madonna della Neve

 

(segue)