ALPINI SEMPRE 1925-2015 - I 90 anni della Sezione di Conegliano

1925-2015

I CONSIGLIERI NAZIONALI

 

ALBERTO PIASENTI (1969-1972)

Il veronese ten.col. Alberto Piasenti, per molti anni vicepresidente sezionale, fu eletto Consigliere Nazionale nell’assemblea dei delegati, tenutasi a Milano nel 1969, in rappresentanza delle Sezioni provinciali di Treviso, Conegliano, Vittorio. Ufficiale di carriera, partecipò al secondo conflitto mondiale venendo ferito due volte in azioni di combattimento e decorato al valore con due Croci al Merito.
Nato artigliere pesante, prima di entrare all’Accademia Militare di Modena, comandò una batteria contraerea. Uscito dall’Accademia, primo del suo corso, fu assegnato sottotenente al 6° Artiglieria Pesante Campale di Modena. Con questo reparto prese parte alla guerra nei Balcani, dove combatté con gli Alpini nella zona di Ubli presso Cattaro. Conseguentemente all’8 settembre fu fatto prigioniero dai tedeschi e internato. Terminata la guerra, fu assegnato al 13° Reggimento Artiglieria da Campagna, a Roma; poi comandante di batteria semovente da 90 controcarro a L’Aquila. Qui venne promosso capitano e trasferito al 5° Reggimento Artiglieria da Montagna dell’Orobica, di stanza a Merano, brigata appena ricostituita. Comandante di batteria, assimilò lo spirito alpino di quei reparti. Promosso maggiore, venne trasferito alla Direzione Artiglieria di Verona presso l’Ufficio Tecnico Ragioneria. Successivamente comandò la Sezione Staccata di Conegliano, allocata a santa Caterina, conservando con fierezza il suo cappello alpino che ostentava con orgoglio in tutte le manifestazioni. Comando che lasciò nel luglio 1968 per raggiunti limiti di servizio. Gli subentrò il magg. Italo Beltrama, anch’egli artigliere da montagna. A Conegliano, Piasenti si distinse per espansività e spontanea generosità in tutti i campi, tra cui la donazione della sua raccolta d’armi al Museo di Conegliano. “Con la sua volontà e tenacia si fece strada da solo, una strada brillante dell’ufficiale di carriera vecchio stampo: Dio, Patria, Famiglia; onore, dignità, prestigio. Non mancò mai ad una nostra adunata,- si legge su Fiamme Verdi -fu l’oratore ufficiale di innumerevoli cerimonie, ove profuse la sua passione alpina. Riscosse tanto affetto e tanta simpatia, da essere da tutti i Gruppi desiderato e voluto come uno dei vicepresidenti della Sezione.”
Al momento del congedo fu insignito di Croce di Cavaliere dell’Ordine Militare della Repubblica per “l’appassionata dedizione di valente comandante” e per meriti associativi.
Nel marzo 1970 venne nominato Commissario della Sezione di Conegliano dell’Associazione Nazionale Artiglieri d’Italia; incarico conferitogli dalla Presidenza Nazionale dell’ANA. in sostituzione dell’avv. Giovanni Bianchi, al quale va riconosciuto gran parte del merito per la ricostituzione e lo sviluppo assunto dalla sezione coneglianese degli artiglieri in congedo.
Nella veste di Vicepresidente vicario, sostituì in molte uscite presso i Gruppi e nelle manifestazioni ufficiali il Presidente Curto già malato e impossibilitato a spostamenti gravosi e affaticanti.
I più anziani ricordano ancora la sua ferma determinazione in Consiglio, la sua lungimiranza pragmatica e la continua presenza sul territorio ergendosi per la sua vis oratoria, i suoi discorsi appassionati e le sue ferme convinzioni alpine. Come a gennaio del 1971 nel 25° di Nikolajewka a Solighetto: “…è già il secondo anno che a me compete l’onore di commemorare da questo luogo, le vicende della battaglia di Nikolajewka. Compito sempre arduo, poiché più profonda, immensa, immane è la tragedia, più le parole sembrano meschine, fatue, inadeguate, incapaci ad esprimere tanta angoscia, tanto dolore, tanto tormento, tanto spirito e tanta forza.”


1972. Curto e Piasenti con il vescovo Cunial all’inaugurazione nuova sede sezionale.

Piasenti si trasferì definitivamente a Verona nel 1975 dopo aver portato a termine, quale presidente del Comitato organizzatore, il Raduno Triveneto di Conegliano. Farà parte anche del Consiglio della Sezione scaligera.
L’ampia stima meritata nell’ambito associativo dal ten. col. Piasenti è comprovata dalle parole che il Presidente Curto gli rivolse al momento della conclusione del suo mandato milanese: “In questi anni nei quali hai ricoperto l’importante incarico, su designazione della nostra Sezione, hai dato prova di grande capacità nell’espletamento dell’opera tua appassionata e disinteressata, per il bene e per il potenziamento di questa a noi tanto cara Associazione. Non sei venuto meno agli impegni non sempre lievi che, con l’accettare l’incarico, sapevi di aver assunto. Hai sacrificato, per il bene dell’Associazione, lavoro, riposo e tante volte anche la famiglia. Questo torna a tuo onore.- E concludendo: -Non posso nasconderti, inoltre, che mi allieta il pensiero di riaverti valido ed appassionato collaboratore in seno al Direttivo della Sezione in questo anno che ci vede tutti particolarmente impegnati sia per le celebrazioni del Centenario di fondazione delle Truppe Alpine, sia per portare a termine, se possibile, ciò che a me sta tanto a cuore; l’inaugurazione ufficiale della nuova sede sezionale con conseguente risoluzione del problema del relativo finanziamento. Grazie, caro Piasenti, a nome di tutti gli alpini della Sezione, grazie a nome del Consiglio Direttivo Sezionale, del quale fai autorevolmente parte, ed accetta i più fervidi auguri che di tutto cuore ti invio perché Tu abbia ancora e sempre avere le più meritate soddisfazioni.”
Alberto Piasenti muore a Verona nel 1997.

 

MARIO ALTARUI (1972-1973)

Pur non propriamente della Sezione di Conegliano, si può tranquillamente affermare che il prof. Altarui era dei nostri in quanto fondatore e direttore di Fiamme Verdi dal 1961 al 1989.
Il cav. uff. prof. Mario Altarui, nel corso dell’ Assemblea dei Delegati, svoltasi a Milano il 16 aprile 1972, venne eletto Consigliere nazionale dell’ANA, su proposta di Treviso, per il triennio 1972-74 dopo Piasenti.
A Conegliano giunse per motivi professionali nel 1959, e in precedenza, presso la Sezione di Treviso, era stato consigliere e direttore del giornale Fameja Alpina da lui fondato nel 1955.
Fece parte del nostro Consiglio sezionale per vari anni, e per qualche tempo fu anche tesoriere, rinunciando a ripresentarsi candidato dopo il suo trasferimento a Motta di Livenza, di cui divenne pure Capogruppo. Continuò, comunque, ad essere iscritto alla nostra Sezione fino all’anno sociale 1970 quando, in relazione agli impegnativi nuovi compiti assunti per la realizzazione del Bosco delle Penne Mozze, passò in forza al Gruppo di Cison di Valmarino della Sezione di Vittorio Veneto.
Nel 1972 contribuì con la sua provata professionalità giornalistica a fondare il periodico Penne Mozze allo scopo di onorare i Caduti alpini della provincia di Treviso e diffondere l’iniziativa del Memoriale sorto a Cison di Valmarino. Nel 1973 rassegnò le dimissioni da Consigliere Nazionale, venendo sostituito da Francesco Cattai della Sezione di Treviso. Il motivo ufficiale fu per accresciuti impegni professionali, ma forse la verità va ricercata nella sua sospensione temporanea dalla direzione di Fameja Alpina, emanata dal C.D.N. in quanto ritenuto ispiratore di un articolo comparso nella testata trevigiana, a firma del redattore Eugenio Sebastiani, in cui si criticava apertamente la costruzione del rifugio-albergo Giussani da parte del CAI in mezzo alle Tofane, inaugurato nel settembre 1972 e additato come vera e propria profanazione di uno dei luoghi più sacri della storia alpina. La frase incriminata diceva che “…su a Forcella Fontananegra, facevano la forca al generale Cantore che in Paradiso comanda il Reggimento delle Penne Mozze.”
Numerose le riconoscenze ottenute: già Ufficiale dell’Ordine al Merito interalleato e della Pace; nel 1978, a Palazzo Ducale di Venezia, fu insignito dell’onorificenza di Maestro del Lavoro per mano del min. Tina Anselmi; 1988 a Palazzo dei Trecento di Treviso ricevette il Totila d’argento assegnatogli dall’Amministrazione Civica per il notevole impegno profuso nel campo storico, associativo ed economico a favore della Città. Fervido scrittore e cronista storico, di lui ricordiamo le pubblicazioni: Penne Nere Trevigiane nella guerra 1915/18; Storia del 6° e 7° Reggimento Alpini e del 3° Artiglieria da Montagna; Treviso nel fuoco; Treviso nella Resistenza; Treviso Postbellica; Treviso Combattente; Uno e Centomila; Frate Francesco.
Si spense nel 1989 a soli 63 anni.

 

LINO CHIES (1978-1984 e poi 1989-1995).

Figura storica della Sezione di Conegliano: con quella di Pordenone sono ben 50 le Adunate Nazionali consecutive che il geom. Lino Chies vanta nel proprio fitto carnet di Penna Nera.
Nato nel 1942 a Ogliano di Conegliano, nel 1962 conseguì il diploma di geometra al Dante di Vittorio Veneto. Arruolato, prestò poi servizio presso l’R.C.R. del 6° Reggimento di Artiglieria da Montagna a Belluno tra il 1963 e il 1964, partecipando per vario tempo al servizio di vigilanza in Alto Adige e poi ai soccorsi in occasione della tragedia del Vajont
Nipote di Luigi (Gigio) Chies, eroe del Passo della Sentinella e dell’Ortigara e poi uno dei fondatori storici della Sezione, Lino si iscrisse al Gruppo di Ogliano nel 1965, di cui diventerà anche Capogruppo, distinguendosi per la sua dinamicità e venendo presto chiamato a più responsabili compiti in seno al Consiglio Direttivo sezionale, ricoprendone per vari anni la vicepresidenza in stretta sinergia d’intenti e idealità con Curto e Vallomy. In questo periodo vanno ricordati:
- 1970-72, direzione dei lavori di riassetto totale della ormai degradata casa natale del pittore cinquecentesco Beccaruzzi, acquistata dalla Sezione per farne la nuova e funzionale sede;
- 1973, partecipazione alla ristrutturazione delle trincee del Lagazuoi e del Vallon Bianco; collaborazione con il col. Schauman alla tracciatura delle Vie della Pace;
- 1975, primo restauro della Chiesetta dedicata alla Madonna della Neve di Conegliano;
- 1976, collaboratore del cantiere di lavoro n. 10 di Pinzano al Tagliamento, allestito per far fronte al terremoto che aveva devastato il Friuli;
- presidenza del Comitato Bosco delle Penne Mozze, di cui è ancora Consigliere;
- fondatore nel 1982-83 della Protezione Civile sezionale;
- 1985, direzione dei lavori del Centro per lavoro guidato della Nostra famiglia a Mareno di Piave;
- 1991, ristrutturazione della chiesetta di San Pierin di Scomigo;
- 1992, in collaborazione con il Comune di Conegliano, organizzazione della prima esercitazione di P.C. sezionale;
- 1998, Operazione San Quirico a favore delle suore clarisse di Assisi. Lavori svolti dalle Sezioni di Conegliano e Vittorio Veneto;
- 2001, direzione dei lavori di costruzione della clausura del monastero delle clarisse di San Girolamo di Gubbio. Opera svolta dalle Sezioni di Conegliano, Vittorio e Pordenone;
- 2003, pianificazione tecnica per lo spostamento del Capitello in via Mangesa di Ogliano;
- 2004, progettazione e direzione dei lavori di costruzione dell’edificio multifunzionale al Bosco delle Penne Mozze di Cison di Valmarino.


Assisi. Lino Chies con le suore clarisse

Lino Chies, Nino Geronazzo e Antonio Cais
sull’Ortigara

Nell’Assemblea dei Delegati del 16 aprile 1978, tenutasi come di consueto a Milano, Lino Chies è eletto Consigliere Nazionale del1’A.N.A. e nel 1981 è riconfermato per un secondo incarico. È il più giovane del consesso, ma alle spalle vanta già una grande esperienza associativa per cui gli verranno assegnati incarichi rilevanti e nel contempo si distingue per nuove ed interessanti proposte quali:
- 1979, cofondatore con Antonio Sarti della Protezione Civile Nazionale;
- 1981, cofondatore del
Premio fedeltà alla montagna;
- 1981, ideatore con Aldo Innocente della Santa Messa alla Colonna Mozza dell’Ortigara;- 1981, responsabile del cantiere di Pescopagano in Lucania per il recupero strutturale delle scuole locali danneggiate dal terremoto.

Nel 1989 viene rieletto per la seconda volta al C.N. e vi farà parte per altri sei anni. Sempre importante il suo apporto alle iniziative nazionali che avranno notevole impatto emozionale negli alpini e grande risalto nella stampa:
- 1989, con l’ANA nazionale, partecipa all’intervento umanitario in Armenia e nell’ospedale allestito a Spitak;
- 1992-93, è uno dei pilastri organizzativi dell’Operazione Sorriso di Rossosch e mediatore amministrativo nelle delicate relazioni con le autorità russe, sia governative centrali che locali. Oggi rimane componente esterno della Commissione permanente. Tra i tanti episodi di quella straordinaria iniziativa, ponte di pace con il popolo russo, egli ricorda con particolare emozione lo scoprimento della fossa comune a Nikolajewka, fino ad allora segreto militare, dove dopo la battaglia furono sepolti 10 mila soldati, la maggior parte alpini.
- 1994, presidente Commissione ANA per l’intervento straordinario in Asti alluvionata;
- 1995, vicepresidente nazionale vicario con Leonardo Caprioli;
- 2002-03, collabora ai lavori per l’ampliamento della scuola multietnica in Bosnia.

 
Asilo di Rossosch,
la seconda casa di Lino Chies.

Questi impegni intensi e continuativi, anche all’estero, gli sono valse numerose riconoscenze pubbliche:
- titolo di Cavaliere Ufficiale della Repubblica;
- diploma di Benemerenza da parte del Ministero per l’intervento sul Vajont;
- diploma di Benemerenza e Medaglia di Bronzo per l’intervento in Armenia;
- consigliere onorario della Sezione di Conegliano.

Di Lino Chies si è occupato anche il Gazzettino che in data 8 maggio 2014 così scrive:
“Saranno cinquanta, con questa di Pordenone, le adunate nazionali consecutive che un vecio di Conegliano vanterà nel proprio albo di penna nera. Una sorta di nozze d’oro con l’ANA, che non mancherà di incrementare gioia e festa nell'ambito dell’Osteria La Vecchia. Sì, perché a celebrare questo primato sarà proprio il fondatore e oste numero uno Lino Chies di Ogliano, geometra, viticultore a tempo pieno da quando è in pensione, ma prima di tutto alpino. Classe 1942, naja nel 1963-1964 nel 6° Artiglieria da montagna della Cadore in quel di Belluno, fu tra i primi soccorritori nella sciagura del Vajont, poi in Alto Adige in servizio di ordine pubblico.
- Appena congedato, iscrizione all’ANA e adunate, dunque?
Sì, proprio così- risponde, -con una passione che non è venuta mai meno, tanto che, appunto, non ho mancato ad alcun appuntamento.
- Quali sono state le adunate più belle?
Tutte, veramente tutte. Anche se, devo dirlo, una di Roma (1979) e una di Trieste (1984) in particolare perché ero alfiere, cioè il consigliere nazionale che porta il Labaro dell’ANA.
- Ma che cosa rappresenta per l’alpino Chies la grande kermesse scarpona?
È una sorta di Settimana santa: non nel senso del dolore ovviamente, ma per la gioia, l’allegria e la considerazione che l’adunata rappresenta il clou dell’anno degli alpini. Si incontrano vecchi amici, ci si racconta. Un’occasione straordinaria.

Chies è stato per due mandati, di sei anni ciascuno, Consigliere nazionale e fra i protagonisti dell’Operazione Sorriso (l’asilo di Rossosch) e di altre imprese di solidarietà, con dedizione e professionalità straordinarie.
- E l’Osteria La Vecchia, punto di riferimento a vari livelli?
È nata spontaneamente, con pochi amici, nell’adunata di Reggio Emilia
(1997). Prima le auto, poi un camper, un furgone e una tenda con annessi & connessi, cioè tavole, panche, frigo...
E dapprima erano salumi, formaggi, pollo freddo, spumiglie… poi, dall’adunata di Aosta, uno spiedo di ragguardevoli dimensioni con vari addetti, fra i quali Cesare Poncato (Ponte nelle Alpi), Angelo Dal Borgo dell’Alpago (attuale presidente della Sezione di Belluno), Aldo Tomasella (sezione di Conegliano), Toni Battistella medico e musico con fisarmonica, e da qualche anno l’ex presidente dell’ANA Beppe Parazzini non fa mancare le sue “preziose consulenze”.
Ma prima di partire, Chies & C. vanno a rendere omaggio a due amici che sono andati avanti: Massimo Santin (Panzilio) nel cimitero di Scomigo e Gilberto Loschi in quello di Colfosco. E nel Paradiso di Cantore è certo che faranno festa anche loro per le Nozze d’oro con l’ANA del vecio Lino”.


L’osteria “La Vecchia”, covo di autentici alpini.

Nonostante egli dica di sentire ormai il peso degli anni… l’impegno di Chies in Sezione continua, come del resto la voglia di dilatare ulteriormente il suo ragguardevole record di Adunate, a partire dalla prossima a L’Aquila.

NINO GERONAZZO (2008-2014)

Penna bianca Nino Geronazzo è stato eletto Consigliere Nazionale nell’assemblea dei Delegati ANA del 25 maggio 2008 a Milano, quale referente per le Sezioni di Conegliano, Treviso e Vittorio Veneto, e successore di Ivano Gentili, giunto al termine del suo mandato.

Nato a Belluno il 27 agosto 1945, dopo aver conseguito il diploma di perito industriale nel 1964, è entrato all’Accademia Militare di Modena frequentandone il 21° corso nel biennio 1964-1966.
Nominato Sottotenente di Artiglieria, ha perfezionato la sua preparazione alle Scuole di Applicazione d’Arma a Torino nel periodo 1966-1968, laureandosi in Scienze Strategiche.
Promosso Tenente, venne assegnato al 6° Reggimento Artiglieria da Montagna della Brigata Cadore. Sottocomandante della 41ª Batteria del Gruppo Agordo a Feltre, ne assunse il comando dal marzo 1971 all’agosto 1975, data di chiusura del Reparto.
Nel frattempo, nel 1973, era stato promosso Capitano.
Trasferito a Belluno, gli venne assegnato il comando della 16ª Batteria del Gruppo Lanzo.
Nel 1977 ha lasciato il servizio, a domanda, per assumere diversi incarichi in Aziende private e multinazionali ed anche come Dirigente d’Azienda, fino alla pensione raggiunta nel 2005.

Promosso Maggiore nel 1986, è stato richiamato in servizio nel 1990, presso la Brigata Orobica, Gruppo Bergamo, di stanza a Silandro. Già iscritto alla Sezione ANA di Feltre, è passato a quella di Conegliano nel 1982, ove ha ricoperto, per vari mandati, il ruolo di Consigliere sezionale e di Vicepresidente con i Presidenti Vallomy, Basso, Gai e Daminato. È stato anche socio fondatore del Gruppo M.O. Cap. Pietro Maset di Conegliano.

Se l’Esercito ha perso un potenziale Generale, la Sezione di Conegliano ha guadagnato sicuramente un grande uomo, un punto di riferimento per il Consiglio e per i Gruppi che a lui si sono sempre rivolti per un aiuto o la marziale pianificazione del cerimoniale per i loro eventi, dove nulla era lasciato all’improvvisazione.

Un solo esempio: nel 2006 aveva ricevuto l’incarico dal Sindaco Zambon di organizzare in forma solenne la cerimonia del 2 giugno a Conegliano.
Infatti, in occasione del 60° della Festa della Repubblica erano state invitate tutte le rappresentanze politiche, amministrative ed associative dei 15 Comuni del Comprensorio.
Di conseguenza, si prevedeva una partecipazione molto numerosa che andava inquadrata, cronometrata e diretta in modo coordinato.
Così, il martedì precedente, alla conclusione della consueta riunione di Consiglio sezionale, Nino portò la quarantina di persone presenti in sede, compresi coloro che se ne stavano beati in taverna davanti a un buon calice di bianco, in piazza Cima per simulare lo sfilamento e lo schieramento, sulla gradinata dell’Accademia, di Autorità, Gonfaloni comunali, Labari, Vessilli, Gagliardetti, Bandiere, Fanfara…
E il tutto si svolse sotto lo sguardo, tra il divertito e lo stupefatto, di alcune decine di giovani che a quell’ora tarda sostavano in piazza sorseggiando uno spritz, una birra o un prosecchino, incuriositi ed attratti dalle manovre di quella strana compagnia di anzianotti che, al passo e tutti seri, si spostavano, ora di qua ora di là della piazza, allo schioccare dei suoi ordini dal timbro teutonico.
Superfluo aggiungere come poi la cerimonia si svolse.


Nino Geronazzo
impegnato a dirigere un improvvisato coro alpino

Il cuore dell’artigliere
 

Riportiamo ora l’intervista che il direttore di Fiamme verdi, Antonio Menegon, gli ha posto nel 2012.
Nino Geronazzo, Vicepresidente nazionale dell’ANA con l’importante incarico, dal 2009, di presiedere i Comitati Adunate Nazionali, sta preparando le valige per le vacanze in Sicilia quando ancora fioccano le mail di complimenti per come è andata a Bolzano. Due chiacchiere e ne nasce un’intervista.
- Ma Nino, porti anche il cappello in Sicilia?
È rimasto casualmente in auto dopo il Raduno Triveneto di Feltre, … e allora tanto vale lasciarlo lì, non si sa mai. È probabile che qualche amico siciliano organizzi qualcosa e allora meglio non farsi trovare impreparati.
- Hai avuto l’incarico di Presidente dei Comitati Adunate Nazionali e immagino che ce ne sia da lavorare.
L’Adunata di Bolzano non è ancora chiusa e già da mesi si è costituito il Comitato per Piacenza. C’è tanto da fare ma, finora, ovunque, c’è stata la massima collaborazione sia delle Istituzioni che della Sezione ospitante e allora tutto diventa più facile.
- La prima Adunata che hai organizzato è stata Bergamo, ma gli allenamenti sono cominciati già a Latina.
È vero, a Latina ho cominciato a guardare l’Adunata con un occhio diverso dal solito, ho cercato di capire la macchina organizzativa e poi mi sono confrontato con gli organizzatori. Questo ha facilitato il lavoro per l’Adunata di Bergamo, dove c’è stata un’organizzazione straordinaria grazie ad una squadra molto affiatata e ad una Sezione compatta e numerosissima com’è quella bergamasca.
- Poi è stata la volta di Torino.
A Torino è stata un’Adunata molto impegnativa, perché coincideva con le importanti manifestazioni del 150° dell’Unità d’Italia. Ma anche lì, con il Comune, la Regione e la Sezione del Presidente Giorgio Chiosso, siamo riusciti a creare un’organizzazione che ha lavorato in perfetta sintonia e che ha permesso di dar vita ad un’Adunata nel modo che abbiamo visto e apprezzato.
- Infine Bolzano, c’era un po’ di paura di non incidere nel tessuto sociale della città? Di non trasmettere i nostri valori con la manifestazione nazionale che li condensa un po’ tutti?
C’erano perplessità e un po’ di diffidenza per l’Adunata degli alpini a Bolzano, da parte soprattutto della popolazione di lingua tedesca. Ma si trattava, in genere, di scarsa informazione su cos’è un’Adunata degli alpini, sul perché questi uomini si incontrano tutti gli anni in una città. Col Sindaco Luigi Spagnoli e i suoi collaboratori, con l’Azienda di Soggiorno e, naturalmente, con la Sezione ANA del Presidente Ferdinando Scafariello, è stata fatta per tempo una intensa attività preparatoria, con una campagna informativa fatta di comunicati ai giornali locali e di servizi sulle televisioni anche di lingua tedesca, per far capire perché gli alpini andavano a Bolzano. La gente ha capito che non c’era alcuna occupazione o rivendicazione, ma che si trattava di un’Adunata nazionale nei luoghi dove tanti alpini hanno fatto la naja. E, alla fine, tutto si è svolto regolarmente e la città ha reagito positivamente alla nostra pacifica invasione. Da segnalare che le gratificazioni più inaspettate, e forse per questo più belle, sono giunte proprio dalla stampa di lingua tedesca.
- Pur senza il Comitato Adunate Nazionali, anche Feltre non ha scherzato con il suo Triveneto. Feltre è una città piccola, ma molto vivace ed ha organizzato un Triveneto da incorniciare. Ha concorso al successo di questa manifestazione il 1° raduno del Gruppo Agordo, che dopo 37 anni dallo scioglimento, a Feltre, ha potuto rientrare nella caserma Zannettelli, dove erano stati presenti anche il battaglione Feltre e… circa 250 muli. C’è stata una grande partecipazione di alpini, con una sfilata durata 4 ore ed una importante presenza di altre Associazioni d’Arma. Questo è stato un gesto di grande sensibilità dell’organizzazione nei confronti di chi non ha spesso la possibilità di sfilare in occasione di grandi eventi qual è stato il nostro Triveneto.
- E allora buone vacanze Vicepresidente nazionale Geronazzo, torna in forma perché Piacenza ti aspetta, anzi ci aspetta. E come tu ami dire: Duri i muli.

E dopo le prime tre esperienze di Bergamo, Torino e Bolzano, sono venute le Adunate di Piacenza e Pordenone, come sempre ben studiate e ottimamente riuscite.

E proprio alla riunione conclusiva del COA di Pordenone, gli è stata consegnata una pergamena di benemerenza autografata dai cinque Sindaci di queste città per averle ulteriormente valorizzate in ambito turistico e promozionale con la pacifica invasione di centinaia di migliaia Penne Nere. “Ora Nino, -come scrive Renzo Sossai in Fiamme Verdi -scaduto il suo secondo mandato, è diventato (come dice egli stesso con simpatica autoironia dopo tanti fasti e luci della ribalta) un M.Q. ossia un Mona Qualunque, ma non crediamo proprio che egli possa diventarlo perché molti sono i ruoli in cui, con la sua intelligenza e il suo sincero spirito alpino, può brillare di nuova luce ben sapendo che c’è un tempo per ogni cosa.”

Su proposta della Presidenza Nazionale ANA, gli è stata conferita, con Decreto 27 dicembre 2013, l’onorificenza di Cavaliere dell’Ordine Al merito della Repubblica Italiana, in riconoscimento “delle particolari benemerenze acquisite nella realizzazione delle finalità associative.”

Si è concluso così un ciclo della sua vita da Alpino, che ha comportato impegni anche molto gravosi e di grande responsabilità.
Una feconda parentesi temporale di ben sei anni che lo ha coinvolto anche emotivamente ma che, come confessa appagato, rimarrà certamente tra i suoi ricordi più cari.


Nino con lo zaino in spalla

 

 

(segue)