7° ALPINI


Ottobre 1966

STORIA DEL 7° ALPINI

CIAFA GALINA

inizio
(20a puntata della storia del 7° Alpini)


Il Col. Rodolfo Psaro

Il colonnello Rodolfo Psaro assunse il comando del 7° Alpini il 21 settembre 1940 e guidò la prima eroica fase dei lunghi combattimenti sostenuti dal reggimento sul fronte greco-albanese.
Il battaglione «Feltre», agli ordini del magg. Scaramuzza, giunse a Valona il 24 ottobre, e a fine novembre lo raggiunsero il «Cadore» comandato dal magg. Perico e il «Belluno» del ten. col. Castagna.
Già all’arrivo il «Feltre» ebbe l’ordine di portarsi immediatamente a Klisura per contribuire a contenere l’avanzata dei greci risalenti la Vojussa: il comando di battaglione con la compagnia comando e la 66° si sistemarono sulle pendici occidentali del Mali Topojanit, la 65° a Mali Topojanit e la 64° a Mali Taronine; nei successivi giorni, e a causa della grave situazione sul fronte della Julia, il battaglione si pose in difensiva sulla destra del fiume Osum, in regione Cerevoda, con la 66° in zona Coprenska e la 64° a Gradez.
Nella valle dell’Osum giunse intanto anche il battaglione «Cadore» per contrastare l’avanzata del nemico verso Perati, e con l’obbiettivo di occupare le posizioni di Cia- fa Galina.
Uguale frettoloso impiego ebbe il battaglione «Belluno» che, appena sbarcato a Valona il 26 novembre, venne caricato negli autocarri giungendo nella notte a Klisura e spostandosi poi oltre Premeti; passata la Vojussa, il battaglione si attestò con la 78° a sbarramento della Val Zagorias fra Shes j Mal e lo Stakovech, mentre gli altri reparti si disposero a difesa della linea Strokovech-Maleshove-Shes j Mal - q. 623-Vojussa.
Alcuni reparti del «Belluno» proseguirono per Sepheri - il mattino del 30 novembre e unitamente al «Val Natisone» e la 27° batteria da montagna - per sbarrare i due versanti di Valle Zagorias; dopo una sosta a Hosteve, lo sbarramento fu disposto a Malhesove.
L’urto dei greci, i quali agivano dall’alto della displuviale fra i versanti della Vojussa e Val Zagorias, si spostò il 6 dicembre contro la 66° del «Feltre» e il battaglione «Cadore»: travolgente per uomini e materiali, con quei precisi mortai che i reggitori italiani avevano incoscientemente venduto alla Grecia e che servirono così a far morire migliaia di nostri soldati.
La 66a dovette lasciare la regione Coprenska ripiegando con i superstiti su Cerevoda, per cui il resto del « Feltre» si trovò obbligato a schierarsi a difesa sul costone degradante da Ciafa Galina all’Osum.
Convocati durante la notte i comandanti dei due battaglioni disponibili (il «Belluno» non era più alle sue dipendenze ed era schierato in altro settore), il col. Psaro esaminò i piani possibili per la riconquista - ordinata dal comando della divisione « Pusteria» - della regione Coprenska, e ciò mediante l’attacco - da parte del «Feltre» diviso in due colonne - per il vallone di Ghermen e q. 925, e per Molino d’Itechiss e le quote 788 e 925.
Mancava però l’appoggio dell’artiglieria e soprattutto il tempo occorrente per una adeguata preparazione dell’attacco, specie in considerazione della preponderanza delle forze avversarie; e i greci non si lasciarono scappare la buona occasione anche se si offriva ad un prezzo assai elevato.
L’attacco contro il battaglione «Cadore» e i resti della 66° del «Feltre» si scatenò a mezzogiorno dell’8 dicembre - a Ciafa Galina- con due ore di bombardamento d’artiglieria seguite dall’avanzata delle truppe avversarie. Gli alpini, schierati su una dorsale di circa tre chilometri, reagirono con altrettanto furore mediante audacissimi contrattacchi lungo tutta la linea: e ciò per diciotto ore di seguito
Il «Feltre» agiva sul fondo della valle dell’Osum. La sua 65° perdette il comandante cap. Tommasi mentre ripiegava combattendo su Cerevoda; la 64° raggiunse quota 788 costituendone la base per l’attacco a q. 925 decisa per l’alba, ma alle 22 arrivò l’ordine del comando di divisione di ripiegare, per cui la compagnia si sistemò sulla riva destra del rio Cerevoda.
Il battaglione «Cadore», con i superstiti della 66° del «Feltre», continuò a resistere accanitamente anche nella mattinata del 9 dicembre: caddero il comandante della 67° cap. Tarabini, il tenente Luzzatto e ventidue alpini, e numerosissimi furono i feriti; alle ore 17 il battaglione iniziò il ripiegamento verso Cerevoda costituendo con altri reparti, in località Sciarova, una testa di ponte sulla destra dell’Osum.
L’insieme dell’azione valse, come affermò il comandante del corpo d’armata, a «inchiodare sul posto tutte le forze nemiche contrapposte, agevolando il successe in altre tratto di fronte»; le perdite inflitte al nemico furono assai pesanti, e gravi furono pure per il valoroso Settimo i cui reparti già vennero segnalati per un riconoscimento collettivo.
Gli alpini del Settimo perdettero anche il comandante col. Rodolfo Psaro caduto - nel pomeriggio dell’ 8 dicembre - mentre coordinava le operazioni dei suoi battaglioni; alla sua memoria venne conferita la medaglia d’oro al valore militare con la motivazione seguente:
«Con i suoi battaglioni Feltre e Cadore sosteneva valorosamente e vittoriosamente l’urto di preponderanti forze nemiche. Nell’immediata azione di contrattacco da lui sferrato e guidato con perizia ed audacia per stroncare la baldanza nemica, cadeva colpito mortalmente alla testa dei suoi magnifici alpini. Superba figura di soldato e di eroico comandante, esempio fulgidissimo di ardimento, di sprezzo del pericolo e di obbedienza alle sante leggi della Patria. Ciafa Galina (Albania) 8 dicembre 1940».

(continua)