9 ottobre 1963
L’opera degli Alpini nel disastro del Vajont.
Alcuni giorni
prima, poche decine d’ore addirittura, gli Alpini della zona del Vajont furono presenti alla nostra adunata:
l‘ultimo sole che il Gagliardetto di Longarone vide, prima di scomparire tra i gorghi e la fanghiglia dell’immane
valanga d’acqua, fu quello di Conegliano. L’onda dall’aspetto apocalittico strappò quelle vite umane tanto operose,
e chiamò gli Alpini e le famiglie alla finale adunata che il destino aveva per loro indetta ai piedi delle montagne
amate, per una sfilata tragica tra le onde del Piave, conclusa con I collettivo disperato “requiem” dell’ultimo
respiro.
Consola solo il pensiero che la infinita Autorità del Creatore abbia salutato questo
torrente di carne umana ed accorto le anime mondate dell’acqua benedetta del
Fiume, già prima consacrato dal sangue di padri e fratelli.
Encomiabile fu l’esito
della sottoscrizione indetta dalla nostra sezione, in sintonia con lo spirito umanitario
degli Alpini.
MEDAGLIA D’ORO AL VALORE CIVILE AL 7° Rgt. ALPINI E AL 6° Rgt. ARTIGLIERIA
DA MONTAGNA PER L’EROICA OPERA SVOLTA AL VAJONT!
Il Sottosegretario agli Interni On. Ceccherini ha appuntato il 2 giugno a Belluno,
sulle Bandiere del VII° Alpini e del VI° Artiglieria da Montagna, le Medaglie d’Oro al
Valore Civile conferite dal Capo dello Stato ai due Reggimenti di Penne Nere che
si sono particolarmente distinti nella validissima opera di soccorso, offerta fin dalle
prime ore dopo il disastro, con slancio generoso e con assoluto sprezzo del pericolo ancora incombente.
La massima decorazione al valore civile è stata decretata
anche ai Comuni disastrati di Longarone, Castellavazzo ed Erto-Casso in riconoscimento
della fermezza d’animo e del senso di abnegazione dimostrati dai superstiti
nell’opera di soccorso ai più colpiti. Sono pure state consegnate undici
medaglie d’argento e tre medaglie di bronzo al valore civile ad altri reparti militari
ed organizzazioni prodigatisi in occasione della sciagura del Vajont.
Il 17 gennaio morì mentre si apprestava ad una riunione di amici Alpini, il ten. col. Tiziano Serafin, socio fondatore e consigliere della nostra sezione. Egli era nato a Bragarezza di Forno di Zoldo, aveva appartenuto al 7° Alpini e il suo nome ricorre con notevole frequenza nella storia del Reggimento, per il suo comportamento eroico.
Promosso ufficiale sul campo per merito di guerra, medico ricolmo di specializzazioni, diplomatico, paracadutista, conte ed infine capitano degli Alpini con tanto di divisa da usare nelle ricorrenze nazionali: queste son tutte le balle inventate da Aldo Donati per truffare la gente e per sposare almeno una dozzina di donne; la falsità di essere un ufficiale alpino sembra sia stata quella usata con maggiore frequenza dal Donati, specie per accalappiare le donne, sembrandogli la penna nera un buon mezzo per impiegarla come freccia di Cupido nel suo sport del matrimonio. Non si sa quante donne egli abbia «sposato» in Italia e all’estero: dodici, tredici, forse quattordici e più, e ci è cascata anche una giovane di Castelfranco Veneto; l’ultimo matrimonio, la cui cerimonia stava per svolgersi a Messina, è stato impedito con l’irruzione dei carabinieri in chiesa proprio quando il rito era giunto al punto più importante. Bisogna quindi concludere che il nostro cappello alpino fa veramente troppa gola ai disonesti: ai rapinatori di banche, ai ladri di bestiame ed ora anche ai superpoligami; motivo di più per maggiormente amarlo noi e per portarlo con la massima dignità. (Questo inserto fa parte delle stranezze di un individuo, riportate dalla stampa nel 1964).
Nella seduta del Consiglio Direttivo del 2 marzo 1965, fu deliberato di affidare i singoli gruppi alle cure particolari di un consigliere di sezione, il quale doveva avere il compito - unitamente ai dirigenti dei gruppi - di esaminare i problemi connessi col tesseramento e consolidare i rapporti tra sezioni e gruppi. Non si trattava di una sovrastruttura agli organi direttivi dei gruppi stessi, in quanto la decisione di affidare tali compiti ad ogni consigliere sezionale fu stabilita con criteri di necessaria funzionalità.
Esile lembo di un’ala
che sa di altezze infinite,
di spazi sconfinati,
di dominio dei monti e del piano.
Simbolo dei
Soldati dell’Alpe
perpetui nel tempo
sibili di tormente,
furor di battaglie,
pietà di opere buone,
calvari di “penne mozze”.
Segno imperituro
di forza, di coraggio,
di sacrificio, di valore,
piantata sul cappello alpino
svetti nel cielo come bandiera,
vecchia e cara penna nera.
RAS
Ai primi di giugno dello stesso anno la Bandiera del Reggimento Alpino più caro ai coneglianesi sostò alla stazione ferroviaria della nostra città, durante il viaggio di ritorno da Roma, dove aveva partecipato, con altre gloriose insegne militari, alla parata del 2 giugno. A ricevere la Bandierafurono membri del consiglio direttivo, intervenuti con il Vessillo sezionale e - oltre a numerosi Alpini - molte rappresentanze delle locali associazioni combattentistiche e d’arma ed entusiastici cittadini.
I dati aggiornati sulle perdite subite dalle nazioni impegnate nella guerra combattuta tra il 1939 e i! 1945, furono resi noti nel 1965 dall’ufficio statistiche delle forze armate tedesche. E un “bilancio” veramente atroce, in quanto si ebbero, durante la seconda guerra mondiale, 55 milioni 293.500 morti e circa 35 milioni di feriti. Durante la prima guerra mondiale i caduti furono 9 milioni 736897, e 21 milioni i feriti, Il guaio peggiore è che il mondo - nel suo insieme - non è uscito da questa immane tragedia affatto migliore di prima.
La 35a Adunata a Bergamo, marzo 1962.