MARIO ALTARUI |
Dicembre 1989 |
All'età di 63 anni, un male incurabile ha stroncato la forte fibra del nostro carissimo
fraterno amico comm. M.d.L. prof. Mario
Altarui, fondatore e direttore
responsabile del nostro periodico "Fiamme Verdi".
Anche se possiamo essere utili e non indispensabili, la sua presenza era molto efficace.
Mario era
un uomo-alpino amante della sua terra e della sua storia, di tutti i suoi
"Fratelli" che si sacrificarono per la Patria.
Dopo aver
fondato nel 1955 "Fameja Alpina" periodico della sezione di Treviso,
nel 1961 nacque, sotto la sua direzione "Fiamme Verdi".
Il suo
nome si collega alla realizzazione del Bosco delle "Penne Mozze", del
quale fu il promotore ed il responsabile geloso.
E nel
contesto di tale iniziativa - che continua a mantenere idealmente vivi gli
alpini della Marca Trevigiana, caduti in tutte le guerre - ha voluto,
successivamente (1978), costituire l'associazione "Penne Mozze", che
propone l'amore per i Caduti Alpini
La vita
di Mario Altarui - che possiamo considerare prematuramente stroncata - è stata
molto intensa, con una reale disponibilità e generosità, in particolare alla
ricca produzione di lavori di paziente e diligente ricerca storica delle vicende
delle Truppe Alpine e delle loro "Penne Mozze", e della Treviso
martoriata dalla guerra.
Vediamo
alcuni suoi libri e pubblicazioni: "Penne Nere Trevigiane nella guerra
1915/18", "Storia del 6° e 7° Reggimento Alpini e del 3°
Artiglieria da Montagna", "Treviso nel fuoco", "Treviso
nella Resistenza", "Treviso Postbellica", "Treviso
Combattente", "Uno e Centomila", "Frate Francesco".
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All’età di 63 anni un male incurabile ha stroncato la forte fibra del nostro carissimo fraterno amico Comm. M.d.L. prof
Mario Altarui - fondatore e direttore-responsabile del nostro periodico ‘Fiamme Verdi”
— lasciando nel grande dolore la moglie signora Antonietta, la sorella Maria Pia e i parenti e nella costernazione più
profonda noi Penne Nere che l’abbiamo conosciuto, diviso ansie e preoccupazioni e che l’abbiamo molto apprezzato.
Mentre scrivo questo doveroso necrologio un nodo mi avvince la gola, ed ho evidenti ragioni per rattristarmi della sua
dipartita. Anche se possiamo esser utili e non indispensabili la sua presenza era molto efficace.
Mario era un uomo-alpino amante della sua terra e della sua storia, di tutti i suoi “Fratelli” che si sacrificarono per
la Patria, dalla convinta radicata fede cristiana.
Ecco perchè il suo nome si collega immediatamente e spontaneamente alla realizzazione del Bosco delle Penne Mozze; del
quale fu il promotore ed il responsabile geloso. E nel contesto di tale iniziativa — che continua a mantenere idealmente
vivi gli alpini della Marca Trevigiana caduti in tutte le guerre — ha voluto, successivamente (1978), costituire l'associazione
“Penne Mozze”, che, come ebbe a scrivere:
«È un’associazione che propone l’amore per i Caduti Alpini. Intendiamo che — coi tempi che ci troviamo a vivere — può
apparire per lo meno banale o tutt’al più riconducibile ai generico concetto del tributo d’onore a chi è morto per la
Patria. Siamo sicuramente in ottima e consistente compagnia, perchè le associazioni combattentistiche e d’arma - come
pure altre che si ispirano a motivi patriottici — sono ad assicurare che il sacrificio dei Caduti viene doverosamente
riconosciuto nelle diverse circostanze; le quali si palesano — oltre che in funzioni religiose di suffragio — con la
rituale deposizione di corone d’alloro ai monumenti, e l’osservanza di un breve raccoglimento che per gli astanti vale
a far riflettere sul tragico costo umano che ogni guerra impone.
La vita di Mario Altarui - che ai nostri tempi possiamo considerarla prematuramente stroncata — è stata molto intensa,
con una reale disponibilità e generosità in particolare alla ricca produzione di lavori di paziente e diligente ricerca
storica delle vicende delle Truppe Alpine e delle loro “Penne Mozze”; e della Treviso martoriata dalla guerra.
Vediamo alcuni suoi libri e pubblicazioni: “Penne Nere Trevigiane nella guerra 1915 18”; “Storia del 6° e 3° Reggimento
Alpini e del 3° Artiglieria da Montagna”; “Treviso nel fuoco”; “Treviso nella Resistenza”; “Treviso Postbellica”; “Treviso
Combattente”; “Uno e Centomila”; “Fratel Francesco”.
Vorrei ripercorrere brevemente la sua vita, da quando lo conobbi nel giugno 1948 al CAR (Bar) degli Alpini a Monigo di
Treviso. Da allora divenimmo amici e che, dopo essersi laureato in Economia e Commercio, e un breve periodo di
insegnamento, divenne mio collega alla Cassamarca, raggiungendo, alla fine degli anni settanta, il grado di dirigente.
Ma quello che maggiormente ci unì furono “il cappello e la penna nera” e lo spirito alpino che ci accompagnò sempre.
Tant’è vero che nel 1956 mi incoraggiò a fondare il Gruppo Alpini di Onè di Fonte, e ne fu, durante la cerimonia
inaugurale, l’oratore ufficiale.
Nella primavera del 1959 — esattamente dieci anni dopo di me — la sua professione lo portò a Conegliano; e l’allora
presidente della sezione di Treviso Bruno Manfren avverti prontamente Guido Curto, presidente della sezione di
Conegliano, del suo arrivo e delle sue prove di selezione attitudinali (sa far di conto e scrivere). Nel 1960 la sua
partecipazione alla sezione divenne effettiva:
fece il tesoriere, e un po' di tutto come è richiesto ai componenti del consiglio. Nel maggio 1961 - dopo aver fondato
(1955) “FamejaAlpina” periodico della sezione di Treviso, nacque, sotto la sua direzione “Fiamme Verdi”; con un suo editoriale ‘Penna nera col pennino” e la cronaca delle solenne
onoranze tributate alla salma, giunta dall'Albania, del pluridecorato magg. Giovanni Piovesana. Pur trasferito altrove,
continuò ad essere iscritto alla sezione di Conegliano fino al 1971, passando poi a quella di Vittorio Veneto, anche se
residente a Treviso.
Dall’inizio del 1977, anno in cui mi proposi di presiedere il Comitato di redazione di “Fiamme Verdi”; i nostri contatti
“alpini”; divennero più frequenti. Quindi cominciai a conoscerlo meglio: si consolidò l’amicizia confidenziale;
la sincerità divenne per noi un dovere.
“Fiamme Verdi” gli era assai caro tra i cinque figli giornalistici che aveva messo al mondo; ed affermava che esso continua a rappresentare i colloqui stampati del presente nostro vivere alpino; colloqui col passato
attraverso la rievocazione dell’opera dei primi veci; colloquio con le future Penne Nere, alle quali lanciamo col
giornale il nostro messaggio di sollecitazione al buon vivere civile. Augurava quindi lunga vita a “Fiamme Verdi” e a
noi Fiamme Verdi.
PENNE MOZZE Penne Mozze del mio cuore, Ch’el Cristo ve varda, |
Mario, in occasione del suo 23° di matrimonio, tramite l'ASPEM, offre una grandiosa “Madonna delle Penne Mozze” opera in
bronzo dell’artista Marcello Cagliato, e benedetta nel settembre 1981 dal Vescovo di Vittorio Veneto mons. Antonio
Cunial (che fu cappellano alpino durante l’ultimo conflitto) collocata in uno dei luoghi più suggestivi e visitati del
memoriale “PER RICORDARE IL DOLORE DELLE MADRI”
Scrisse la Preghiera dei Caduti in guerra, e il testo (con il dott. Salvadoretti e l’armonizzazione di Efrem
Casagrande), della canzone “Penne Mozze”
Il geom. Lino Chies consigliere del Bosco “Penne Mozze” e della nostra sezione e il doti. Lorenzo Daniele presidente
della sezione di Vittorio hanno affermato che Mario Altarui era un uomo che amava star in disparte, che non desiderava
esporsi. Gli onori non erano per lui. Era un uomo meraviglioso, con un cuore immenso, che dedicava tutto il suo tempo
agli altri. Il modo per ricordarlo è tacere, come Mario avrebbe voluto.
Mario Altarui ha sopportato la malattia con discrezione e riservatezza, che furono il suo stile di vita, dando
l’impressione disperare nel recupero della sua salute, dicendomi di voler presto tornare al suo lavoro. Alle sue
esequie, concelebrate dall’alpino gen. mons. Giovanni Corazza, hanno partecipato autorità civili e militari, e
soprattutto amici e numerose Penne Nere sensibilmente commosse.
Durante l’omelia mons. Corazza, e alla fine della funzione religiosa il dott. Lorenzo Daniele presidente della sezione di
Vittorio Veneto, hanno, con appropriata e significative parole, tratteggiato la distinta figura di Mario Altarui,
evidenziando i suoi ideali, i suoi meriti e le sue numerose opere.
Sei di noi alpini hanno portato la bara tra due colonne formate da bandiere, numerosi vessilli e gagliardetti.
La nostra sezione è stata particolarmente presente con molti alpini, amici, rappresentata dal vice presidente
sezionale Paolo Gai e gran parte del direttivo con il vessillo e numerosi gagliardetti.
Il Signore delle cime lo accolga sulle Sue montagne, e da lassù vegli sii di noi e sul suo... figlio giornalistico
“Fiamme Verdi”
E attraverso questo... “figlio” tutte le Penne Nere coneglianesi rinnovano alla moglie, alla sorella e ai parenti le
più sentite ed affettuose condoglianze, con la certezza che la memoria di Mario sarà convenientemente onorata.
Renato Brunello