GRUPPO CONEGLIANO |
Dicembre 2012 |
Tutto il paese di Orsago è paludato a festa in questo ultimo week end di
ottobre per commemorare solennemente una delle figure più fulgide della sua
terra: il serg. Giovanni Bortolotto del 3° Artiglieria da Montagna, Medaglia
d’oro al Valor Militare, nel 70° dell’eroica morte in Russia.
E il garrire della bandiere vuole ricordare a tutti noi che in tale contesto vi
si celebra non solo la ricorrenza di un grande evento della nostra Storia, ma è
anche il giorno della memoria sia di una piccola comunità civile, come quella
orsaghese, ma soprattutto di un’intera Associazione d’Arma, quella delle Penne
Nere.
Se è vero, come dice lo storico Le Goff che “l’oggi discende dall’ieri, e il
domani è il frutto del passato”, allora è altrettanto indiscutibile l’importanza
della storia, del suo studio e del recupero dell’identità degli uomini e della
cultura dei popoli che la storia hanno scritto. Ecco perché recuperare le nostre
radici, seppur in una mesta ricorrenza come questa, diventa un mezzo per
comprendere e per conoscere meglio noi stessi attraverso le vicende dolorose che
videro protagonisti i nostri padri. Mediante la conoscenza del passato si può,
infatti, consapevolmente interpretare il presente in cui viviamo perché, come
recita un’antica massima, solo “chi conosce le proprie origini conosce veramente
se stesso.”
L’agire umano lascia impronte ovunque: il cippo in bronzo che riporta Bortolotto
morente accanto al suo pezzo d’artiglieria è solo uno dei tanti esempi più
evidenti di queste impronte che vanno preservate non solo dallo sgranare
impietoso del tempo, ma soprattutto dall’indifferenza e dall’oblio di una
società sempre più arida e agnostica.
E proprio su queste idealità, gli alpini di Orsago decisero di costituirsi in
Gruppo intitolando al loro eroe il nuovo gagliardetto. Era il 1965 e per
l’occasione l’allora presidente sezionale Guido Curto indisse un’adunata
inaugurale, puntualmente organizzata dal primo capogruppo di Orsago, Luigi
Battistuzzi e i suoi collaboratori: Mario Ghirard, Luigino Basso, Angelo Biz,
Ernesto Pagotto, Giuseppe Polesel.
Idealità e valori umani che ora vengono ripresi e ribaditi con forza da questa
Adunata sezionale con tutto il suo variegato corollario di eventi collaterali.
L’importante avvenimento, suddiviso nelle giornate del 27 e 28 ottobre,
coordinato dalla Sezione di Conegliano con in testa il presidente Giuseppe
Benedetti, e il Gruppo di Orsago guidato da Piero Casagrande, è stato
opportunamente inserito nel terzo Raduno del Gruppo Conegliano di cui Bortolotto
faceva parte nelle due grandi campagne militari che lo videro ergersi a
protagonista: Grecia e Russia. E il suo nome e il suo sacrificio sono ancor oggi
ricordati dal canto mesto e reverente dei due fiumi che da allora sono l’emblema
del valore alpino in quei fronti: Vojussa e Don.
Sabato 27 ottobre
La straordinaria due giorni per onorare l’eroe orsaghese ha avuto il suo
degno prologo a Conegliano con la presentazione del libro che ne riporta le
gesta, seguita dall’inaugurazione della mostra tematica sulla Campagna di
Russia, allestita nel Museo degli Alpini dal suo attivo direttore Luciano
Barzotto. Presente tutto l’organigramma del 3° con in testa il col. Lauri, il
comandante del Gruppo Conegliano ten. col. Ingala, e l’intera 13ª batteria, i
nostri bocia in divisa, che al termine della cerimonia sono stati guidati da
Giorgio Visentin e il presidente emerito Toni Daminato in una breve visita
culturale del centro storico della città. Ed è stato bello vederli attenti e
affascinati dalle gemme artistiche che l’impreziosiscono, quali i maestosi
palazzi Montalban e Sarcinelli, l’ex banco dei pegni con i dipinti del
Pordenone, il duomo dalla facciata affrescata che conserva la pala del Cima, la
stupenda sala dei Battuti con il ciclo biblico del Pozzoserrato e Francesco da
Milano, l’armoniosa Contrada Granda, la caratteristica fontana del Nettuno o dei
Cavai… Poi il rompete le righe con numerose soste nei tipici locali dei portici
per calarsi nella cultura veneta del buon calice di prosecco o di spritz.
La sera, trasferimento ad Orsago, paese dove risiedeva Giovanni Bortolotto e che
ne vide i momenti più belli della sua breve vita: la scuola, la giovinezza, il
lavoro, il matrimonio… e poi il lancinante dolore del distacco, della guerra,
della struggente nostalgia di casa e infine del sacrificio supremo in terra
lontana ed ostile.
Qui nel teatro Cristallo, gremito in ogni ordine di posti, dopo i saluti portati
dal sindaco Giancarlo Mion e dal presidente sezionale Giuseppe Benedetti, il
prof. Vittorino Pianca, attraverso filmati e letture, ha rievocato i momenti
salienti dell’esperienza di guerra del Bortolotto. Tappe scandite
dall’arruolamento nell’artiglieria alpina allo scoppio della guerra, per
proseguire poi alla Campagna di Grecia dove ottenne i suoi primi riconoscimenti
al valore (Croce di Guerra a Samarinz) e i gradi di sottufficiale, per finire
sulle lande ghiacciate della steppa e sul Don che ne vide gloriosa morte. E ogni
momento saliente della narrazione era opportunamente intervallato dalle cante
legate all’epopea alpina e a quei tragici eventi bellici, meste e coinvolgenti
melodie eseguite dal coro sezionale Giulio Bedeschi di Gaiarine, diretto con
perizia dal m° Simonetta Mandis: da Udin siam partiti, il Golico, sul ponte di
Perati, Joska la rossa, Nikolajewka, Benia Calastoria… brani che sono riusciti a
dare voce ad una generazione di italiani costretti a pagare un conto altissimo
alla storia, narrandone le vicissitudini e i drammi, i momenti di malinconia e i
ricordi struggenti degli amici caduti. Penne mozze mai dimenticate e onorate con
un minuto di raccoglimento accompagnato dalla musicalità dolce e commovente de
Il Signore delle cime.
Allora senti quelle parole e quell’armonia struggente aggredirti con dolcezza,
scalfirti l’anima e aprire la porta del cuore, là dove gli uomini custodiscono
gelosamente i sentimenti più intimi e le lacrime più vere.
E la commozione senza più cancelli o inibizioni ti prende a tradimento, trabocca
e ti accorgi di avere gli occhi lucidi. Con un po’ d’imbarazzo ti guardi intorno
e scopri che anche tanti altri stanno provando le tue medesime emozioni e allora
non provi alcuna vergogna. Capisci che quei sentimenti non sono affatto segno di
debolezza bensì forza vitale, la forza grandiosa, unica e straordinaria
dell’alpinità che ci unisce, come un invisibile cordone ombelicale, a chi ci ha
preceduto, a chi è andato avanti a spianarci la via verso il mitico Paradiso di
Cantore.
Il filosofo Gibran dice che il canto corale, proprio per la sua pluralità di
voci e l’amalgama di tante tonalità, crea un clima di stretta empatia tra chi
esegue e chi ascolta. Ebbene queste note hanno permeato e involto tutti i
presenti in un comune brivido di profonda commozione nel rivivere il dramma dei
nostri alpini, eroici prima nell’affrontare un nemico decisamente superiore in
tutto e divenuti poi leggendari nella tragica anabasi dei pochi sopravvissuti
verso il sole, la salvezza, il focolare, l’agognata baita attraverso il piccolo
varco di Nikolajewka. Toccante, nel contesto, è stata la rievocazione della
morte di Bortolotto (nominato con lo pseudonimo di serg. Sguairo), accasciato e
rantolante presso il suo pezzo appena centrato dalle katushe russe, narrata dal
ten medico Giulio Bedeschi (ten. Serri), testimone oculare del fatto, in
Centomila gavette di Ghiaccio.
A conclusione dell’applauditissima rievocazione storica, il capogruppo Piero
Casagrande ha donato al prof. Pianca e al coro Bedeschi una pregevole stampa
tratta da un acquerello dell’artista Terry Ferracin con tema floreale che spicca
su un campo di battaglia innevato, accompagnato dai versi: “Il Signore coltiva
un giardino di stelle, / là, sepolte dalla prima neve. / Fate piano, qui sotto /
c’è ancora qualcuno che dorme.” La stessa artista, figlia di alpino, ha voluto
donare al Gruppo di Orsago l’originale dell’opera.
Infine, com’è sana consuetudine, tutti sotto il tendone per chiudere in bellezza
la serata tra canti e innumerevoli “aaaalziamo il bicchier…” a rinsaldare
vecchie e nuove amicizie ma soprattutto per ribadire l’orgoglio di appartenere
alla straordinaria e inimitabile famiglia delle Penne Nere.
Domenica 28 ottobre
“Il maltempo non ferma la marcia degli alpini”, così avrebbe titolato il
giorno dopo un quotidiano nelle pagine di cronaca locale, a firma di un grande
amico e cantore delle Penne Nere, il giornalista Giovanni Lugaresi, autore tra
l’altro di “Tornare a Nikolajewka”, descrivendo i tanti momenti legati al terzo
raduno degli artiglieri alpini del Gruppo Conegliano svoltosi a Orsago per
commemorare in forma solenne la Medaglia d’Oro al Valore di Giovanni Bortolotto.
In effetti, quasi a farsi partecipe del mesto avvenimento, il cielo accoglieva i
tanti convenuti, oltre 500, con aspetto greve e plumbeo, con nubi basse e
cariche di pioggia che s’aprivano e si chiudevano minacciosamente sotto
improvvise e sferzanti folate di vento.
“Tempo da lupi” commentava qualcuno riparandosi sotto l’ombrello o la loggia del
municipio vecchio, preoccupato per il buon andamento della cerimonia. Una
minaccia incombente che avrebbe scoraggiato chiunque, ma non certo gli alpini
che al primo squillo di tromba, pioggia o non pioggia, si sono inquadrati
numerosissimi e in ordine dietro vessilli e gagliardetti per l’alzabandiera al
Monumento ai Caduti sotto l’attenta regia del cerimoniere Lot. E poi tutti
all’ammassamento per l’inizio della sfilata. In testa la fanfara della Julia
seguita dallo schieramento in armi della 13ª batteria del 3°, che ha come suo
motto: “Su par li cretis come ciamoz.”, con il suo comandante, il cap. Lana, ad
aprirne il passo. E a seguire, incuranti del nevischio portato dalla bora,
orgogliosi ed impettiti, tutti i figli del Conegliano, suddivisi per batteria, e
poi le altre compagnie. Infine dopo il gonfalone del comune, al passo scandito
dalla nostra fanfara, il consiglio direttivo dietro il vessillo sezionale, le
altre Associazioni d’arma, il coro Bedeschi e gli alpini dei trenta Gruppi di
Conegliano e di tante altre Sezioni amiche, alcune venute da lontano: Torino,
Acqui, Reggio, Alto Adige, Gemona, Cividale, Padova, Bassano, Pordenone,
Treviso, Valdobbiadene, Vittorio Veneto…
La sfilata termina davanti al cippo che ricorda Giovanni Bortolotto. Qui viene
letta la motivazione del conferimento all’eroe della Medaglia d’Oro. Il
trombettiere suona l’attenti: bandiere, vessilli e gagliardetti si alzano a
garrire nel vento ”Capo pezzo di leggendario valore già distintosi sul fronte
greco. Durante un sanguinoso combattimento contro preponderanti forze avversarie
era esempio superbo di sprezzo del pericolo e senso del dovere. Benché ferito ad
un braccio sostituiva il puntatore caduto e nonostante il martellante fuoco
avversario, che stroncava altri due serventi, falciava prima col fuoco in nemico
incalzante e poi contrassaltava con bombe a mano riuscendo a respingerlo.
Riprendeva in seguito il tiro benché esausto per il sangue perduto, fino a
quando nuovamente colpito si abbatteva sul suo cannone. Russia, 30 dicembre
1942.”
La tromba, dopo la deposizione della corona d’alloro, spande tutt’intorno le
note del Silenzio ed ecco improvvisamente aprirsi uno spiraglio tra le nubi
d’ardesia, solo un attimo, lasciando trapelare un fugace raggio di sole mentre
il vento, come un compagno discreto, scivola frusciando tra gli alpini e con
mano leggera ne accarezza le penne, amorevolmente, ad una ad una come se da
lassù Bortolotto volesse rispondere all’omaggio con un timido saluto di
gratitudine ai tanti amici convenuti.
Poi la cerimonia si sposta in chiesa dove viene celebrata la messa solenne
accompagnata dal coro Code di Bosco di Orsago. Bella l’omelia del parroco don
Mario Casagrande, scevra da inopportuna esaltazione del sacrificio di
Bortolotto, ma che ha portato piuttosto i presenti ad alcune riflessioni sul
grande gesto del donare, anche la vita se necessario, per dare realizzazione
alle idealità più alte e nobili, di cui gli alpini sono tra i migliori artefici,
quali la solidarietà, la libertà, la pace.
“Cerimonie come queste,- ha continuato l’officiante, -servono per non
dimenticare e particolarmente per trovare negli esempi più sublimi di
attaccamento al dovere, come quello di Bortolotto e di tanti altri, lo stimolo
per costruire insieme, seppur in tempi di profonda crisi economica e di
prostrazione morale, un futuro di speranza da lasciare alle nuove generazioni.”
E per ribadire questo concetto ha chiuso l’omelia alludendo al clima: “Oggi il
tempo è particolarmente avverso, fa freddo, piove e tira vento di bora…nulla
però rispetto a quello che Bortolotto e gli alpini trovarono in Russia.” come a
sostenere: “Non spaventiamoci delle asperità che ci attendono. Come i nostri
padri sono riusciti a rialzarsi in piedi dopo quelle prove apocalittiche così
parimenti lo possiamo fare anche noi.”
Quindi si torna in piazza per le orazioni ufficiali delle autorità. Il maltempo
si accanisce e qualcuno tra i radunisti è costretto a rincorrere la sua penna
strappata via dal cappello da una folata dispettosa del vento, ma nessuno si
muove, nessuno si defila, nessuno arretra d’un passo Siamo alpini o no?
Per primo parla il presidente Giuseppe Benedetti.
“Ricordare questo nostro alpino qui nella sua terra,- ha esordito -è un atto
significativo per le Penne Nere coneglianesi, il cui vessillo sezionale può
fregiarsi proprio della sua Medaglia d’Oro. Non potrà mai estinguersi il nostro
debito di riconoscenza nei confronti di Giovanni Bortolotto e di chi, come lui,
rimase per sempre in quella terra lontana. Questo debito è custodito nei nostri
cuori, muove giorno dopo giorno il nostro impegno per essere degni del loro
sacrificio e ci invita al doveroso ricordo. Come il ricordo in questo momento va
all’alpino Tiziano Chierotti, caduto tre giorni fa a 24 anni come il Bortolotto,
in un’altra terra lontana, in Afghanistan.” E poi il presidente, ringraziando la
13ª batteria schierata in armi davanti al palco d’onore, si lascia andare alle
memorie della sua naja: “Siamo tutti presi da improvvisa nostalgia nel ricordare
le caserme dove abbiamo passato un periodo importante della nostra giovinezza.
Ti vengono in mente, in un vivido flash back, le marce con lo zaino
affardellato, quelle amate e benedette bestiacce che erano i muli, quel capitano
che ti faceva sputare sangue ma che ti voleva bene come ad un fratello minore,
le bufere di freddo e neve del campo invernale, le fughe domenicali per andare a
trovare la morosa rischiando, al ritorno, di trovarti consegnato per una
settimana intera… e ancora la nostalgia degli amici, dei tuoi compagni di
avventura per un anno intero, ma soprattutto la nostalgia dei tuoi vent’anni
quando pensavi di avere il mondo in mano. E oggi nel vedere quelle caserme, che
per un certo periodo furono la nostra casa, chiuse e abbandonate al più totale
degrado, alla nostalgia si aggiunge un’infinita tristezza.” Si commuove il
presidente, ma per poco, poi riprende il presente per mano: “Ecco, le cose sono
cambiate e mancando la naja c’è la preoccupazione che il nostro futuro possa
risultare irrimediabilmente compromesso. Non è così, il nostro spirito- e qui
egli alza il tono di voce affinché tutti recepiscano il messaggio -non è mai
venuto meno! Il nostro impegno si produce sempre in nuovi interventi, rimangono
inalterati i nostri valori e i nostri principi, e il riconoscimento a livello
sociale mai, ripeto mai, ha tradito le aspettative di chi aveva chiesto il
nostro aiuto. Oggi abbiamo parlato di pace, di amicizia, di solidarietà e
impegno: è il messaggio di noi alpini alle nuove generazioni, per un futuro di
speranza e di un’Italia migliore.”
Poi tocca al col. Lauri, neocomandante del 3°, succeduto da poco all’amico col.
Inturri assegnato ad altri prestigiosi incarichi a Solbiate Olona, ma sempre
presente alle manifestazioni della nostra Sezione.
Il comandante porta il saluto dell’organigramma e dei reparti del 3° alla
Sezione di Conegliano e alla cittadinanza di Orsago per la meticolosa
organizzazione del Raduno e per la calorosa accoglienza ricevuta. Rivolgendosi
poi agli artiglieri della 13ª schierati con il loro capitano Lana, imperterriti
sotto lo sferzare della pioggia mista a nevischio, esprime tutto il suo orgoglio
di comandare tale reparto di eccellenza, uno dei più decorati dell’esercito
italiano, formato da ottimi ragazzi animati da un sano spirito di corpo e di
abnegazione al servizio.
Quindi il cerimoniere Lot chiama a parlare il sindaco di Orsago, anch’egli
alpino, Giancarlo Mion che rievoca brevemente la vita di Bortolotto, rammentando
come l’urna con i suoi poveri resti sia tornata a casa nel 1992 e accolta, lo
ricorda bene essendo stato presente alla cerimonia, in quella stessa piazza con
tutti gli onori. E ora, come allora, la comunità di Orsago si stringe commossa e
fiera attorno al suo eroe nel 70° della morte gloriosa sulle rive ghiacciate del
Don mentre col suo piccolo pezzo d’artiglieria cercava disperatamente di fermare
l’avanzata dei mastodontici T 34 russi.
“Io dico sempre che la vita ci impone di andare avanti,- ha continuato il primo
cittadino orsaghese
-ma qualche volta bisogna anche guardare indietro per non commettere le atrocità
che oggi stiamo commemorando, e questi momenti di ricordo servono anche a noi e
alle future generazioni a rafforzare gli ideali di pace, di libertà, di
giustizia perché ne abbiamo veramente e sempre più bisogno. Se dovessimo
dimenticare tutto questo significa allora che il sacrificio dei nostri Caduti è
stato vano. Ed è con questo spirito che voglio sollecitare tutti a visitare il
Museo degli Alpini di Conegliano dove la documentazione iconografica e i cimeli
della Campagna di Russia oggi assumono un valore ben più importante ed
esplicativo delle parole.”
Il sindaco chiama vicino a sé il presidente Benedetti e il capogruppo Casagrande
e continua: “Infine voglio complimentarmi pubblicamente con la Sezione e il mio
Gruppo non solo per la straordinaria manifestazione di oggi, ma per tutto quello
che fanno per il nostro territorio. In particolare abbraccio Piero Casagrande e
tutti i suoi collaboratori perché so quanto hanno lavorato in questi ultimi mesi
per giungere a questo evento che resterà nella memoria di tutti gli orsaghesi.
Grazie di cuore.”
Ed ora a prendere la parola per l’orazione conclusiva è il vicepresidente
nazionale Nino Geronazzo, nostra carismatica penna bianca.
Forte e stentorea la sua voce. E come sempre, quando tocca gli aspetti più
intimi e umani dell’alpinità la vis oratoria s’incrina lievemente e la
commozione esonda, si fa tangibile, a dimostrare che la sensibilità è componente
inscindibile della forza straordinaria di chi, sotto il cappello alpino,
nasconde un cuore grande come le montagne.
Elogia l’organizzazione precisa, puntuale e sinergica di Sezione e Gruppo,
nonostante il tempo avverso, e ringrazia il parroco per la bella omelia che ha
onorato e gratificato l’impegno degli alpini nelle tante iniziative di
volontariato nel variegato tessuto sociale e comunitario. E a tal riprova
comunica, primizia assoluta, che il giorno prima il Consiglio Nazionale dell’ANA
ha deciso di aiutare le genti terremotate dell’Emilia costruendo “proprio nel
cratere del sisma,- ha spiegato -in comune di Cento, un asilo che ospiterà un
centinaio di bambini i quali così potranno ritrovare il sorriso in un nuovo
edificio dove crescere serenamente e con maggior speranza nel futuro.”
E poi Nino, già comandante di batteria nella Cadore, avvolge con un caloroso
abbraccio la 13ª del Conegliano e la fanfara della Julia portando a tutti il
saluto del presidente Perona. Citando poi i nomi delle prime Medaglie d’Oro
conquistate dagli artiglieri alpini nell’infausta battaglia di Adua nel 1896,
battesimo di fuoco delle Penne Nere, ha sottolineato come quegli eroi
provenissero da tutte le parti d’Italia, e come essi anche i volontari che oggi
compongono i reparti alpini e ciò a rappresentare la coesione della Nazione che
è una e indivisibile. Ragazzi in divisa, espressione tangibile dell’Italia più
forte e sana, che sono simbolo di pace e di rispetto dei basilari valori umani
di solidarietà in difesa dei più umiliati, dei più indifesi, dei più
perseguitati anche nella piena consapevolezza che il loro impegno talvolta possa
coincidere con il sacrificio della propria giovane vita.
“E proprio la salma di un ragazzo come questi, Tiziano Chierotti della
Taurinense caduto in un proditorio attentato al convoglio che portava aiuti
sanitari e generi alimentari ad un villaggio afghano, questo pomeriggio verrà
accolta con tutti gli onori a Roma. Un’altra giovane vita immolata sulla via del
dovere e che ora va ad aggiungersi a tutti gli italiani caduti, prima di lui e
come lui, nell’espletamento di tale delicata missione. Idealità che possiamo
compendiare in sostantivi che possono sembrare obsoleti ma che riassumono il
senso di tutta una vita: Dovere, Onore, Servizio. E là, ad accoglierlo, ci sarà
anche il nostro vessillo, perché lì c’è il nostro cuore.”
E mentre Geronazzo, visibilmente commosso, commemorava vecchi e nuovi eroi, il
nostro pensiero volava lontano ad abbracciare idealmente tutti i nostri ragazzi
che oggi sono in terra ostile. E dallo scrigno della memoria ci sovviene ciò che
il presidente Perona ebbe a dire solo un anno fa alla notizia della morte di 4
alpini della Julia: “Noi siamo orgogliosi dei nostri ragazzi, del loro coraggio,
della loro disponibilità, del senso del dovere che riescono a mostrare, della
dignità ed umanità che esprimono. Siamo orgogliosi dell’affetto e del rispetto
che il popolo afghano riconosce loro. I nostri ragazzi non saranno degli eroi
nel senso retorico del termine, ma sono certamente esempi di un’Italia bella e
solidale che, nonostante ciò che scrivono i giornali, esiste davvero anche se
opera senza clamore e non pretende nulla se non il semplice rispetto.”
E chiudendo il discorso, il vicepresidente nazionale si rivolge ai suoi ragazzi
in divisa, fissa il suo sguardo nei loro occhi, come se parlasse individualmente
ad ognuno di loro “Fra qualche mese anche voi andrete in missione in Afghanistan
con la Julia… mi raccomando ragazzi, non fate scherzi: quando tornerete, tutti
noi saremo a Udine ad attendervi… nessuno,- e la sua voce echeggia nella piazza
più forte che mai -nessuno di voi deve mancare all’appuntamento. In bocca al
lupo. Viva il 3°,-tuona infine -viva il Gruppo Conegliano, viva gli alpini.”
accompagnato da un prolungato e beneaugurante applauso.
A conclusione della cerimonia, si svolge la consegna del premio letterario
riservato agli studenti della 3ª media di Orsago che aveva il seguente titolo
“Immagina di essere Bortolotto in terra di Russia”. I premiati, assieme ai loro
insegnanti, sono: Joseph Altinier Chiara Pavan e Sara Breda.
A suggello della straordinaria due giorni commemorativa di Giovanni Bortolotto,
che lascerà senza dubbio un indelebile ricordo in tutti i radunisti, la grande
festa si è poi protratta per tutto il pomeriggio con lo scambio dei doni e il
consueto rancio alpino (quasi seicento persone), preparato con cura dalle
associazioni di volontariato di Orsago, allietato dai tanti cori spontanei e
corroborato nello spirito ancora dai soliti e ripetuti… aaaalziamo il bicchier,
con il presidente Benedetti, visibilmente soddisfatto e orgoglioso, tra gli
iniziatori… senza esagerare però: il famigerato palloncino, ahimè ahinoi!, può
essere in agguato.
E, nel commiato, non resta allora che dire: “Bravi artiglieri del 3°, bravi
alpini della Sezione di Conegliano e del Gruppo di Orsago. Alla prossima!”
Giorgio Visentin
Il Coro ANA Giulio Bedeschi diretto da Simonetta Mandis
La deposizione dell'omaggio floreale alla tomba del Bortolotto
Il reparto in armi riceve il saluto delle autorità
Gli Alpini in raccoglimento davanti al cippo dedicato a Bortolotto
Tanti alpini hanno voluto essere ad Orsago per la M.O.V.M. Bortolotto
IL GAZZETTINO - 29/10/2012
IL MALTEMPO NON FERMA LA MARCIA DEGLI ALPINI
Raffiche taglienti di bora e un cielo piovorno non hanno impedito, ieri, a
oltre 500 Penne Nere di convenire al raduno del Gruppo Conegliano (Julia),
in un duplice anniversario: 140 anni delle Truppe Alpine, 70. della morte
della medaglia d’oro Giovanni Bortolotto - Fronte Russo, 30 dicembre 1942.
E l’omaggio che sia sabato, sia ieri, gli è stato tributato, ha assunto
particolare significato, anche nell’accomunare al suo, il sacrificio di
Tiziano Chierotti, caduto nell’adempimento del dovere in Afghanistan. Del
resto, la sottolineatura di quel sacrificio lontano nel tempo e nello
spazio, e di quello presente, ha accomunato le espressioni degli oratori
della giornata: il presidente dell’Ana coneglianese Benedetti, il sindaco
Mion, il colonnello Lauri comandante il 3. Reggimento artiglieria da
montagna, il parroco don Mario Casagrande.
Le manifestazioni dell’adunata sezionale Ana e del raduno del Gruppo
artiglieria da montagna che alla città si intitola, avevano avuto l’avvio
sabato a Conegliano al Museo degli Alpini, quindi ad Orsago, per proseguire
ieri mattina, come detto, con la sfilata lungo le vie del paese (in testa
gli artiglieri della 13. Batteria e la fanfara della Julia) di tantissime
Penne Nere.
Concludendo, il vicepresidente nazionale dell’Ana Nino Geronazzo ha
ricordato il sacrificio di Bortolotto, di Chierotti e di altri alpini, ma
non ha mancato di sottolineare come fare memoria significhi per l’Ana
(anche) concretezza di fatti per il bene della comunità, annunciando, al
proposito, la realizzazione, nella terremotata Cento, di una scuola materna
per 90 bambini.
Premi del Gruppo Ana locale capeggiato da Piero Casagrande, infine, sono
stati consegnati a Joseph Altinier, Chiara Pavan, Sara Breda, primi
classificati nel concorso per le scuole medie “Immaginando di essere
l’alpino Bortolotto”.
Giovanni Lugaresi
27 / 28 Ottobre
3° RADUNO DEL
"GRUPPO
CONEGLIANO"
Commemorazione della M.O. Giovanni Bortolotto -
Sezione di Conegliano - Gruppo Alpini
Orsago -
Adunata Sezionale
70° Anniv. scomparsa Giovanni Bortolotto M.O. al Valor Militare 1942 - 2012
CONEGLIANO Museo degli Alpini |
Sabato 27 ottobre |
||
15.00 |
Presentazione libro sezionale: “Giovanni Bortolotto eroe mai dimenticato – vicende storiche del Gruppo Art. Mont. Conegliano da Argos al rientro dal fronte russo”. |
||
16.00 | Museo degli Alpini – apertura
mostra “70 anni fa, una pagina della nostra storia ARMIR Armata Italiana in Russia” |
||
ORSAGO Sala Cristallo |
Sabato 27 ottobre | ||
20.15 | Rievocazione di Giovanni
Bortolotto M.O.V.M. nella Campagna di Russia Letture del prof. Vittorino Pianca. Canti del Coro ANA Giulio Tedeschi. |
||
ORSAGO | Domenica 28 ottobre | ||
9.00 | Ammassamento in via Vittorio Veneto | ||
10.00 | Inizio Sfilata. Alzabandiera e deposizione corona al Monumento ai Caduti e al Monumento M.O. Giovanni Bortolotto | ||
10.30 | Santa Messa | ||
11.30 | Intervento delle autorità e premiazione dei temi fatti dagli studenti di 3^ media inerenti la Campagna di Russia. | ||
12.30 | Rancio alpino nell’adiacente tendone | ||
Con
la partecipazione di: 13^ Batteria del Gruppo Conegliano Fanfara della Brigata Alpina Julia |