7° ALPINI |
Dicembre 1961 |
inizio (Seconda puntata)
S’è visto come il Settimo iniziò ad essere impiegato fin dalla nascita nelle ambe africane, con la 69a Compagnia del
«Gemona» composta di sei ufficiali e 291 uomini di truppa.
Pochi anni dopo, con l’aggravarsi dei rapporti con l’Abissinia a seguito della revoca del trattato di Uccialli, il primo
Battaglione Alpini d’Africa venne ricostituito col comando del Maggiore Davide Menini il quale, col grado inferiore,
aveva fatto parte del 7°.
Il nostro reggimento concorse alla formazione del reparto d’Africa inviando 15 ufficiali, 19 sottufficiali e 514 uomini
di truppa dal 29 dicembre 1895 all’8 giugno 1896 mentre il 27 febbraio dello stesso anno vennero inviati dieci ufficiali e 366 alpini.
La battaglia di Adua rappresentò la fase più sanguinosa dei vari fatti d’arme succedutisi in pochi mesi, e venne
combattuta l’1 marzo del 1896 sull’Amba Rajo contro le orde abissine iniettate di odio e favorite dalla completa
conoscenza della località oltre che dalla sensibile superiorità numerica. Furono pochi gli alpini che si salvarono dagli
assalti impetuosi della cavalleria galla; anche Menini, divenuto tenente colonnello, cadde alla testa dei suoi uomini.
Sessanta furono i caduti del «Settimo» (altri 52 morirono precedentemente) tra i quali uno decorato con la medaglia
d’argento ed altri con quella di bronzo al valore militare.
Il Col. Fonio, primo comandante del reggimento dalla costituzione al 13 luglio 1892, venne sostituito dal Col. Pietro
Zanucchi Pompei dall’1 agosto 1892 al 3 marzo 19896 al quale seguirono il Col. Domenico Pianavia Vivaldi fino al 29
settembre 1900 e il Col. Pasquale Oro fino al 6 giugno 1907.
Con il successivo comandante Col. Donato Etna (che resse il reggimento fino al 7 marzo 1912) nacque in seno al
«Settimo», nel 1908, il battaglione «Tolmezzo» con le compagnie 6’, 12’ e 72’ il quale, assieme al «Gemona» venne
destinato alla formazione dell’8° Reggimento Alpini sorto il 1° ottobre 1909.
il 7° venne reintegrato un anno più tardi con la formazione del Btg. «Belluno» (compagnie 77a e 78a) che andò ad
aggiungersi agli altri battaglioni: il «Feltre» e il «Pieve di Cadore».
Un consistente impiego dei nuovi reparti non tardò a verificarsi con la guerra di Libia.
Il 7° Alpini contribuì con 255 uomini aggregati al battaglione «Saluzzo» a fine settembre 1911 mentre altri cento uomini
vennero destinati, due mesi dopo, alla costituzione del Btg. «Fenestrelle»; a metà gennaio altri quaranta alpini vennero
assegnati all’«Edolo» e ottanta al battaglione «Verona».
Anche il comandante del reggimento, il Col. Luigi Dalmasso che tenne il comando dal 17 marzo 1912 al 18 febbraio 1915,
partì successivamente per la Libia seguito, il 28 settembre con imbarco a Napoli per Tripoli, dall’intero battaglione
«Feltre» composto di 18 ufficiali, 13 sottufficiali e 661 alpini e graduati.
La divisione mista comandata dal Gen. Lequio comprendeva una brigata retta dal Gen. Luca Montimori e alle cui
dipendenze apparteneva il «Reggimento Alpini Speciale» del Col. Antonio Cantore; al «papà degli Alpini» venne quindi
affidato il «Feltre» comandato dal Ten. Col. Aldo Barbieri.
La guerra italo-turca non fu facile come potrebbe sembrare ai più giovani.
I reparti italiani, tra i quali gli alpini del «Susa», del «Vestone», del «Tolmezzo» e i nostri del «Feltre» che
comprendeva anche molti
scarponi abruzzesi fedeli e buoni come di consueto, ebbero da menare le mani per vario tempo forse e soprattutto dopo
la firma del trattato di pace con la Turchia del ottobre 1912.
Le bande ribelli che facevano capo ad El Baruni, già deputato al parlamento turco, resero presto grave la situazione e,
per meglio combatterle con un approvvigionamento adeguato, gli alpini costruirono nella roccia del Gebel una agevole
strada camionabile verso l’altopiano, Azizia, Bu Gheilan, fino alla Gefara.
Sia pur detto per scherzo, gli alpini fecero persino venire la neve nel deserto, tanto per trovarsi a maggior agio: alla
fine di febbraio del 1913 la neve scese infatti copiosa nelle aride dune del Gebel.
Il 21 marzo iniziarono i primi combattimenti, particolarmente acuitisi due giorni dopo tanto da classificarli
storicamente come la «battaglia di Assaba». Meriterebbero una citazione tutti i reparti alpini (sostenuti dalle batterie
Avogadro di Collobiano e Cermelli del 1° Montagna) e le altre unità del nostro esercito, oltre che i volonterosi
avversari arabi tra i quali militarono anche delle eroiche donne di colore.
Limitiamoci, data la peculiarità della presente modesta e breve pubblicazione, agli eroismi dimostrati dagli scarponi
del 7° che, col Cap. Baratta, ebbero i primi scontri col nemico.
La vittoriosa avanzata italiana fino al limite del deserto e al confine tunisino si concluse con la sottomissione dei
ribelli di El Baruni ma quando gli alpini, superata Nalut, partirono per un periodo di riposo, vennero prontamente
reimbarcati per Derna allo scopo di fronteggiare la conseguenza della sconfitta subita da reparti dei nostro esercito a
Sidi Garbàa (Cirenaica).
Gli alpini vennero incorporati nella divisione del Gen. Tassoni, sempre al diretto comando di Cantore, si batterono alla
battaglia di Ettangi e, il 15 settembre, al combattimento di Zavia Osur e a quello di Bu Gazal del 24 febbraio 1914 che
concluse il dissolvimento nella banda di Enver bey.
Qualche altra perdita di uomini il «Feltre» subì nelle operazioni di rastrellamento alla baionetta tra Tecniz e Bu Gazal
e nella ricognizione conclusiva da Gare-Te-kassis e Lezza, conclusasi il 13 maggio a Merg e a Islis il 23 delle stesso
mese.
Il 17 agosto il «Feltre » e gli alni alpini si imbarcarono vittoriosi sul «Valparaiso » giungendo a Napoli tre giorni
più tardi.
Il 23 marzo, data della battaglia di Assaba, venne assunta a festa
del 7° Alpini fino alla fine della prima guerra mondiale che avrebbe visto altre e più gloriose imprese dei «veci».
La guerra italo-turca in Libia costò ai Reggimento 71 morti; 14 furono le medaglie d’argento conferite al v. m. e 26
quelle di bronzo mentre gli encomi solenni furono almeno diciassette. La bandiera del reggimento venne pure decorata di
Medaglia d’Argento al v.m. «per la splendida prova di valore data dal battaglione «Feltre» nel combattimento del 23
marzo 1912 ad Assaba».