7° ALPINI |
Giugno 1962 |
inizio (3a puntata della storia del 7° Alpini)
Con la nostra breve sintesi storica del 7° eravamo giunti all’agosto del 1914 quando gli Alpini del «Feltre» sbarcarono
a Napoli a conclusione della campagna di Libia e delle successive operazioni di consolidamento.
Il Reggimento, ancora comandato dal Col. Luigi Dalmasso, era formato dai battaglioni «Feltre», «Pieve di Cadore» e
«Belluno» ai quali si aggiunsero il Btg. «Val Cismon» costituito a Feltre e il «Val Cordevole» nato a Belluno, entrambi
il 15 febbraio 1915, seguiti successivamente dai nuovi battaglioni «Val Piave», «Monte Pavione», «Monte Antelao» e
«Monte Pelmo».
Dall’11 marzo all’1 settembre 1915 il Settimo Alpini ebbe a Comandante il Col. Giovanni Arrighi seguito dal Col.
Giuseppe Tarditi che mantenne il comando fino al 23 marzo 1917 dalla cui data, e fino alla fine della guerra, il
Reggimento non ebbe più un comandante titolare.
Il «Feltre», al comando del Ten. Col. Aldo Barbieri, lasciò le sedi di Lamon e di Moline attestandosi prima tra il medio
Cismon e il Senaiga e il 24 maggio sul Colle di Cee superando il confine con occupazione del Monte Remit, di Col degli
Uccelli e di Monte Agaro e, a metà giugno, forcella di Val Regana, forcella Magna, la stretta di Pralongo e forcella
Valsorda.
A quota 2148 di Cima d’Arzon, nel luglio 1915, le condizioni del tempo erano pessime e l’opera delle pattuglie
particolarmente faticosa malgrado l’aiuto notevole della 4’ e della 5 batteria da montagna.
Particolare ricordo meritano l’azione di una compagnia del «Feltre» in una incursione sul Monte Collo, il combattimento
di altro reparto nei paese di Mar e l’attacco della 65’ del Cap. Nasci a Salubio e nei dintorni di Malga Mondana.
A metà ottobre il battaglione si trasferì a Malene per il riatto di opere difensive alla forcella Magna e a quota 2847
di Malga Cima d’Asta; scese poi scese nella conca di Castel Tesino e infine a Strigno e Malga Lopetto per rientrare poi
per il presidio di Forcella Val Regana e Forcella Magna, Convegno, Pieve Tesino e Bagni di Sella, fino a fine dicembre,
Il comando del Btg. «Feltre» era passato provvisoriamente al Cap. Firminio Favaro e, dall’1
novembre, al Magg. Ugo Bosio.
Il Battaglione «Pieve di Cadore», comandato dal Magg. Carlo Buffa di Perrero e composto di cadorini, trevigiani ed
abruzzesi, era disseminato, ai primi di maggio del 1915, su di un vasto settore e comprendeva il tratto da Monte Piana a
Forcella Pian di Cengia, il Col Quaternà, Forcella Lavaredo, Val dell’Acqua, o posti di osservazione in Val Popena,
Forcelle dell’Arghena e Col di Mezzo. Prima ancora della dichiarazione ufficiale del conflitto, gli austriaci spararono
agli alpini della 67a compagnia del Cap. Busolli, intenti a lavori di rafforzamento, uccidendone due.
Il Battaglione visse l’anno 1915 in modo intensissimo, conseguendo notevoli risultati e pagando con un elevato numero di
caduti e di feriti il proprio valore.
Gli austriaci non diedero mai tregua agli scarponi del «Cadore» i quali reagirono efficacemente fin
dai primi giorni.
Forcella Lavaredo fu ripresa dopo poche ore e così Forcella Passaporto.
La 67° compagnia raggiunse la quota 2746 di Monte Paterno il 29 maggio mentre imprese ardimentose vennero svolte con
successo da varie pattuglie.
Nel mese di giugno il battaglione ebbe affidata la linea M. Cengia - M. Paterno - Forcella di Lavaredo.
In collaborazione con i fratelli del «Val Piave», un enorme faro venne portato in luglio fin sulla vetta della Cima
Grande; con le panze longhe della 58° batteria venne issato un pezzo d’artiglieria sullo spigolo sud-est; Don Piero
Zangrando salì a celebrare una Messa per le penne nere che andavano a morire per la Patria.
Sulla fronte Cima Frugnoni - Cima Vanscuro - Monte Cavallino l’attacco italiano tra il 9 e il 12 luglio venne sferrato
dalla Brigata «Basilicata» del 91° e 92° Fanteria, dall’8° Bersaglieri e da due compagnie del «Finestrelle»; durante gli
infruttuosi attacchi fino al giorno 18 il Btg. «Cadore» subì notevoli perdite di uomini.
La 96° compagnia appoggiò tra il 15 e il 20 luglio l’attacco al Monte Piana compiuto dalla Brigata Marche (il trevigiano
55° Fanteria col 56° Rgt.) raggiungendo le linee nemiche dalle quali dovette retrocedere a causa dei proiettili a gas; i
morti della compagnia furono una cinquantina e oltre sessanta i feriti.
Dal 27 al 31luglio pochi alpini guidati dai tenenti De Zold e Tarra e dal ten. Salvetti della 23° batteria da montagna,
perlustrarono il Monte Popera, la cresta Zsigmondy e Cima Undici e nei quattro successivi giorni, unitamente ai
montagnini, i pezzi d’artiglieria vennero trainati fino ai punti prestabiliti.
Cresta Zsigmondy, la Forcella di destra e Forcella della Tenda di Cima Undici vennero presidiate saldamente.
Nella seconda decade di agosto gli scarponi del «Cadore» con quelli del «Val Piave» e la brigata «Marche» ebbero
l’ordine di conquistare il Rifugio Tre Cime, il Sexten-Stein e l’Alta Valle del Bacher.
Si distinsero particolarmente la 68° del ten. Giusti del Giardino, la 96° del ten. Cavallari, la sezione mitragliatrici
i cui uomini avanzarono senza tregua per quattro giorni per conquistare il Rifugio e il Sexren-Stein.
Alla 67° Compagnia del Cap. Busolli e alla 4° sezione mitragliatrici spettò il compito di raggiungere il Passo Bacher e
spazzare gli austriaci da Forcella del Pulpito a quota 2593, con un’azione iniziata il mattino del 4 agosto e conclusa
dieci giorni più tardi, mentre il 17 agosto due plotoni della 67à e due di fanti del 56° Reggimento occuparono con venti
minuti di lotta alla baionetta i trinceramenti sottostanti.
Una strenua difesa venne opposta dal nemico nelle valli Boden, Bacher ed Altenstein, con un tentativo di raggiungere il
versante ovest di Cima Undici impedito il 14 settembre da una squadra della 68° compagnia.
Gli austriaci erano però ancora appostati sulla Forcella Grande e la Cresta Bianca, dominando in tal modo Som Forca e
Valgrande, ma due plotoni della 75° del «Cadore» provvidero a snidarli il 13 agosto salendo le rocce del «Vecchio del
Forame» annientandone il presidio nemico e conquistando la Cresta e Forcella Grande nella notte del 20 agosto.
Nello stesso tempo gli altri due plotoni e la sezione mitragliatrici, unitamente a gruppi dell’8° bersaglieri,
occuparono la cima dei Cristallo spingendosi fino a Forcella Staunies; seguirono poi contrassalti nemici particolarmente
poderosi ma il 15 settembre gli alpini prevalsero decisamente.
Il Battaglione «Cadore» si riunì il 15 ottobre a Tre Croci dove ebbe a comandante interinale il Cap. Leonardo Gatto
Roissard fino all’assunzione del comando da parte del Magg. Pietro Carraro.
Un notevole contributo di sangue il battaglione versò nei
mesi che seguirono, per occupare le posizioni tenute dagli austriaci sul versante Nord nel Cristallino d’Ampezzo.
Per mimetizzarsi nella neve abbondante gli alpini andarono all’assalto in mutande e camicia indossando la divisa come
biancheria.
Il 19 ottobre la 67° di Pocchiola puntò sullo Shönleitenscheide e la 75° compagnia di Gatto Roissard ebbe come
direttrice Val Pra del Vecchio; il giorno successivo la 68° di Porta sali a Forcella Verde ove venne in parte catturata
dopo un duro combattimento.
Il giorno 21 il battaglione attaccò disperatamente obbedendo all’ordine che i comandi superiori trasmisero con
fonogramma; gli alpini andarono al massacro conseguendo solo parziali successi.
Il giorno 23 giunsero per il cambio i reparti del «Fenestrelle » e la 96° compagnia del «Cadore» ma anche le posizioni
conquistate vennero abbandonate per l’impossibilità a presidiarle durante i mesi più rigidi.
Mentre controllava la linea Forcella Longeres - Monte Cengia - Bacher Bach, dal 24 novembre a fine dicembre il
battaglione «Pieve di Cadore» si riorganizzò e reintegrò nelle perdite ammontanti a circa 280 uomini tra morti, feriti e
congelati.
All’inizio delle ostilità il battaglione «Belluno», al comando del Magg Eugenio Probati, era costituito dalle compagnie
77°, 78°, 79° e 106° e dislocato in Val Pettorina nella linea Malga Ciapela - Col Federa - Rocca Pietore - Serraguda.
Pochi giorni dopo il battaglione occupò la zona dal Passo Fedaia ai Monti Mesola e Padon costringendo il nemico nella
valle dell’Avisio e sul Sasso di Mezzodì. Un attacco effettuato l’1 giugno a quest’ultima posizione non riuscì a causa
della nebbia, mentre una settimana dopo ebbe successo l’azione su quota 2648 del Passo Contrin con buon merito
dell’alpino Schiocchet detto «il diavolo nero».
Frustati dagli austriaci i tentativi, dal 14 al 27 giugno, di consolidamento su altri punti di Val Contrin, il «Belluno»
scese prima a Rocca Pietore spostandosi poi vicino a Cortina a disposizione della 17° divisione.
Dal 7 al 10 luglio il «Belluno» occupò Forcella Bois e quota 2509 di Cima Bois con una serie di sanguinosi
combattimenti; Angiolin Schiocchet si meritò una nuova decorazione diventando caporale e «Lupo delle Tofane».
Una puntata oltre Cima Bois fu contrastata dalle valide truppe tedesche da montagna, giunte a rinforzo degli austriaci;
un tentativo dei tedeschi di riprendere le nostre posizioni di Forcella e Cima Bois venne definitivamente stroncato
dagli alpini del «Belluno» i quali ritornarono al contrattacco il 21 luglio occupando alcune posizioni della 1° Tofana.
Il mese di agosto vide frequenti combattimenti da Punta Marietta a Cima Tofana fino a che il «Belluno» ad esclusione
della 77° rimasta a Forcella Fontanegra, (Campo di Sotto) al comando temporaneo dei Cap. Alessandro Gregori seguito per
altro breve periodo dal Cap. Ernesto Polli.
Il battaglione fu al completo in linea il 22 settembre per tentare l’occupazione del Castelletto dopo che i volontari
feltrini ebbero occupata la vetta della prima Tofana (m. 5225); il Magg. Edoardo Grandolfi assunse il comando dal 24
settembre conservandolo per quasi un anno.
Un plotone della 78°, al comando del s.ten. Carrera, portò armi e munizioni superando la parete che conduce al Sasso
Misterioso, ma con un ritardo che aveva ormai fatto sospendere la concomitante azione degli altri reparti; non fu
possibile avvertire il plotone avanzante il quale assaltò da solo la trincea nemica venendo successivamente distrutto
dalla reazione dell’avversario.
Anche gli altri plotoni della 78° non ebbero fortuna malgrado il coraggio impiegato nell’azione alle spalle del
Castelletto e dovettero ripiegare per deficienza di munizioni.
Parziali risultati conseguì la 79° compagnia nel fondo di Val Travenanzes, come pure l’azione tra il 16 e il 17 ottobre
cui partecipò l’intero battaglione dimezzato dalle perdite.
Unitamente al «Val Chisone» il «Belluno» occupò la quote 2590 dei Piccolo Lagazuoi e quota 2480 del vicino ripiano,
Ad eccezione della 106° compagnia rimasta a presidiare la prima Tofana, il battaglione venne trasferito alla base del
Col di Lana per un non riuscito attacco alla vetta.
Alla fine del 1915 le compagnie 78° e 79° raggiunsero Col di Cortina d’Ampezzo per un periodo di riposo mentre la 77°
rimase ai piedi dei Col di Lana e la 106° sulla Tofane.
L’epopea del «Val Cismon», rievocata nei numero di agosto dei nostro giornale, merita una ripetizione in occasione di
questo riassunto storico riguardante la tormentata vita del 7° durante il 1915, anno in cui il «Cismon» (esattamente il
15 febbraio) venne costituito a Feltre al comando del Magg. Quintino Ronchi cui succedette per breve tempo il Magg.
Girolamo Pezzana sostituito poi, il giorno della dichiarazione di guerra, dal Magg. Giuseppe Rambaldi.
Il 24 maggio le due compagnie dei battaglione, 264° e 265°, si trovavano rispettivamente a Malga Vette Grandi e a Malga
Monsampiano, riunendosi al passo della Finestra e raggiungendo i capisaldi del Monte Pavione il giorno successivo.
Quindici giorni più tardi il «Val Cismon» occupò Fiera di Primiero e Imer, appostandosi a difesa del Col degli Uccelli e
di Monte Scroz.
Dopo aver occupato vari passi di montagna e svolto intensa attività di pattuglia, il battaglione conquistò il 17
settembre un posto avanzato a Col S. Giovanni, perdendo il ten. Palatini e subendo due feriti: il s.ten. Manlio Feruglio
di Treviso (medaglia d’oro nel dicembre 1917) e il suo attendente.
L’occupazione di Col S. Giovanni fu completata il 18 ottobre dalla 264° compagnia, mentre la 256° subì una perdita del
proprio comandante Cap. Bianchi senza poter raggiungere la meta di Monte Setole.
Il primo anno di guerra fu particolarmente intenso per il «Val Cismon», impegnato in ricognizioni, attacchi ed azioni
diverse in Valsugana; a fine dicembre il battaglione evitò un accerchiamento nel corso di un negativo attacco a Monte
Carbonile.