7° ALPINI |
Ottobre 1962 |
inizio (5° puntata)
Il Battaglione «Feltre» era al comando
del Magg. Ugo Bosio alla fine del 1915 quando si trovò nel settore del Brenta per assestare la linea e per effettuare
ricognizioni diverse su Novaledo.
La 95° compagnia occupò Malga Trenca il 9 febbraio mentre pattuglie avanzate si portarono fino a Brustolai, nelle
pendici dell’Armentera.
La 96° compagnia occupò invece, il 16 marzo, una importante quota di Monte Broi.
Alle scomodità della vita di trincea gli alpini del «Feltre» rimediarono con frequenti visite alle case coloniche che
erano state abbandonate, con notevoli scorte di viveri (vino compreso), dagli agricoltori allontanatisi precipitosamente
dalla zona di guerra; in questa ricerca di prelibati vini gli alpini erano in gara con gli stessi austriaci. Capitò anzi
che alpini e tognini si trovarono nelle medesime malghe e allora gli austriaci vennero invitati a bere nelle postazioni
italiane, dopo fatti prigionieri.
La primavera del 1916 cominciò a ridestare il fronte;
nuovi battaglioni alpini vennero formati e il «Feltre» contribuì con la propria valorosa 95 compagnia a formare i quadri
del nuovo battaglione «Monte Pavione».
Fu il nemico, il 15 maggio, a scatenare l’offensiva; in particolare, il «Feltre» respinse l’attacco del 23 maggio a Cima
Cista ma dovette poi ripiegare su Samone in conseguenza dell’andamento della battaglia sull’altipiano dei Sette Comuni,
salendo poi di notte verso Monte Cima fino quasi sotto le linee del fronte.
Il «Feltre» venne quasi sorpreso nel sonno quando i nemici irruppero dopo aver travolto i posti avanzati tenuti da
reparti non alpini; il nostro battaglione reagì però con energia immediata e, in un’ora di botte col calcio dei fucili,
disperse due battaglioni ungheresi: il nemico ebbe duecento morti ed oltre trecento (dei quali un terzo feriti) furono
fatti prigionieri.
Tra i caduti alpini vi furono il Col. Bozzano, il S. Ten. Sinigaglia e il S. Ten. Molinari.
Il 9 giugno il battaglione «Feltre» respinse un attacco ed occupò Malga Prima Lunetta e Pra della Bella, spingendosi in
azione dimostrativa fino a Vai Maso.
Quindici giorni più tardi il «Feltre» entrò a far parte del «Gruppo Rambaldi » prendendo posizione sul contrafforte
meridionale di Cimon Rava; seguirono l’occupazione di varie importanti posizioni fino alla nuova destinazione al Campo
Cupola dove il comando dell’unità venne assunto dal Cap. Gabriele Nasci,
Il compito del «Feltre» era di occupare, appoggiato dalla 5° batteria da montagna, il Monte Cauriol alto 2500 metri e
che costituiva un ottimo baluardo difensivo per gli austriaci.
Il primo attacco alpino fu durissimo e comportò molte perdite anche se rese possibile raggiungere un trinceramento
avversario; il contrattacco fece poi arretrare gli alpini che ripresero la posizione il mattino del 25 maggio con la 64°
compagnia rafforzata poi dalle compagnie 65° e 66° che resero possibile il consolidamento della Selletta.
I giorni successivi furono caratterizzati dallo sforzo alpino di raggiungere la cima del Cauriol e da quelli nemici di
riconquistare la Selletta.
Il «Feltre» giunse a rimanere con cinque o sei ufficiali ed un solo centinaio di alpini in grado di combattere, ma
l’affluire di notevoli rinforzi nemici che si stavano rapidamente avvicinando imponeva l’attacco immediato oppure la
resa.
Gli alpini del «Feltre» scelsero la lotta disperata; mentre la 5° batteria da montagna sparava accanitamente dal Col del
Latte, gli alpini scattarono strappando con le mani i reticolati, scagliando bombe a mano con sempre maggior vigore fino
a conquistare la cima del Cauriol.
Gli austriaci rimasti e ormai vinti stavano già per consegnare le armi quando uccisero vigliaccamente per vendetta il
Ten. Carteri (al quale venne dedicata la Selletta ove combatté da valoroso) e cercarono di scaraventare nel vuoto un
alpino; cosa invece che venne eseguita a spese degli austriaci dagli alpini giustamente imbestialiti per tale vile prova
di slealtà militare.
Il «Feltre» mantenne la posizione contro ogni contrattacco del nemico che era ritornato con forze poderose per tentare
la riconquista del Cauriol.
L’1 settembre il Battaglione «Val Brenta» sostituì il «Feltre» il quale lasciò con la nuova unità due delle proprie
sezioni mitragliatrici al comando dei tenenti Bertuzzi e Casali entrambi caduti in pochi giorni.
Dopo il riordinamento a quota 1700, il «Feltre» ritornò in linea il 12 settembre sul fronte Gardinal - Busa Alta; il
plotone esploratori giunse a conquistare la linea del Gardinal (q. 2454) unitamente ad alcune squadre del btg. «Monte
Rosa».
Faticosissima fu invece la conquista della vetta di Busa Alta ma lo stesso plotone esploratori, assieme al btg. «Monte
Arvensi» che giunse a dare il cambio al «Feltre», occuparono tale posizione il 6 ottobre.
Il successivo giorno il «Feltre» si riunì nuovamente: erano rimasti in duecento uomini; ritornò poi riorganizzato sul
Cauriol tra il 24 e il 30 novembre e poi ancora a fine d’anno dopo un nuovo periodo di riposo a Caoria.
Tra riposi e presidi nacque l’ormai leggendaria compagnia dei «veci can» del «Feltre» che riunì tanti nomi ricorsi per
anni nella storia alpina: Manaresi, Berti, Barilli, Pedrazzi, Morero, Tomasini, Caimi, Caceffo. Bonardi, Bosia, Corsi,
Tonini, Pernici, Garbani, Reverben, Follini. Körner, Calleluori, il nostro indimenticabile Piovesana, Gerlin, Sandri.
D’Annibale, Fain Binda, Montiglio.
Questa consorteria di uomini di sublime valore aveva uno speciale statuto fatto di norme in cui le parole Patria, pipa,
vino, ostie e affetto ai compagni, si fondevano in modo apparentemente irriverente. Norme che iniziavano con: «Ama la
Patria e la montagna - la Patria è l’Italia: sii pronto a dare per lei la vecchia tua scorza – la montagna è bella ma
scomoda – cerca sempre di dominarla dall’alto - è più comodo avere il capogiro per guardare in giù, che tirar ostie per
salirla; concludensosi così: Sii buono come il pane cogli inferiori, ma feroce come una jena colle carogne e coi
vili. Amen».
E così è stato.