7° ALPINI |
Dicembre 1962 |
inizio (6a PUNTATA)
Con la puntata n. 3 della nostra sintetica storia del «7°» avevamo illustrato la fase iniziale intensamente vissuta dal
Battaglione «Pieve di Cadore» fino alla fine dell’anno 1915.
Il Natale di questo primo anno di guerra vide il «Cadore » a presidio della linea Forcella Longeres - Monte Cengia -
Bacher Bach, agli ordini del Magg. Pietro Carraro.
Mentre la 96° compagnia entrò a far parte, dalla fine dell’anno, del nuovo battaglione «Monte Antelao», le altre
compagnie si trovarono ad operare in località di notevole importanza strategica: la 68° a Forcella Giralba e a Cima
Undici, la 67° e la 75° a Forcella Longerin e a Lavaredo, sul Sexten Stein e a Cresta Zsigmondy.
L’azione su Cima Undici, per la conquista del Passo della Sentinella, rappresenta il fatto d’armi più interessante al
quale gli alpini del Btg. «Cadore» hanno partecipato nel 1916 e il cui esito fu in buona parte dovuto all’Asp. Italo
Lunelli il quale, essendo un irredento trentino, si faceva chiamare Raffaele Da Basso.
L’azione per raggiungere l’importante obiettivo era stata ideata e meticolosamente predisposta dal Gen. Venturi con la
costituzione di un primo plotone di alpini selezionatissimi al comando del s.ten. Riccardo Del Mastro Calvetti del btg.
«Fenestrelle» ed avente lo scopo di assicurare il fianco destro del Passo della Sentinella ed altre posizioni vicine.
L’attacco al Passo era stato tentato frontalmente, tra
luglio e settembre del 1915, da reparti alpini e di fanteria, ma l’impresa costò inutili perdite per i generosi
attaccanti; il Gen. Venturi, assunto il comando del settore Padola - Visdende, progettò allora l’attacco al passo da
Forcella Giralba (quota 2990) attraverso Forcella Alta, Forcella Zsigmondy alla Mensola, giungendo quindi al Passo da
una posizione più elevata dell’obiettivo.
Gli alpini scelti per l’impresa erano inizialmente tutti del btg. «Cadore» in parte poi sostituiti con la 96° comp. del
«Monte Antelao».
Lunelli partì il 30 gennaio occupando con i suoi uomini la Forcella della Tenda, Forcella 75°, quella della Caverna,
Forcella Alta e Cima Undici Sud, collocando nei camini e nelle pareti, in più di due mesi di lavoro, sei chilometri di
corde e scale a corda, undici baracchette e quattordici telefoni.
Agli inizi di marzo si era aggiunta al gruppo operativo la 68° comp. del Btg. «Cadore» che seguì Lunelli nella
leggendaria traversata di Cima Undici, sempre a temperatura aggiratasi sui 30 gradi sotto zero, e senza farsi scorgere
dal nemico.
Lunelli lasciò il comando di Cima Undici al s.ten. De Poi per preparare l’avvicinamento dei nostri reparti anche sulla
destra, al pianoro del Dito.
Anche gli austriaci avevano nel frattempo dato segni d’iniziativa tentando di raggiungere Cima Undici Nord ma furono
prontamente impediti dagli alpini del s.ten. Del Mastro.
La complessa azione per la conquista di Passo della Sentinella sarebbe ancora lunga da descrivere tanto fu curata nei
particolari più minuti.
Durante la notte tra il 15 e il 16 aprile Lunelli e i suoi uomini si avvicinarono al Passo fino ad attestarsi sul
Pianoro che dominava la baracca e la caverna-rifugio degli austriaci ed anche il sottostante canalone dal quale
avrebbero potuto giungere i rinforzi per il nemico; anche sulla Croda Rossa, sovrastante i nostri alpini, erano in
difesa gli austriaci.
Un razzo rosso lanciato all’alba diede il segnale dell’attacco: mitraglie ed artiglierie vomitarono fuoco dal crestone
del Popera, da Forcella della Tenda e da Sasso di Fuoco, colpendo le due posizioni nemiche; gli alpini di Lunelli
(decorato per tale impresa con la medaglia d’oro) impedirono agli austriaci di uscire dai rifugi per approntare una
valida difesa e ributtarono tre reparti di rinforzo che tentarono la salita attraverso il nevaio.
Alle ore 14,30 sul Passo della Sentinella sventolava un asciugamano austriaco di resa e il tricolore italiano di
vittoria.
Gli altri reparti del btg. «Cadore» presidiavano in quei mesi le posizioni del settore Lavaredo - Rio di Sopra
partecipando, con scarsi risultati, dal 7 al 27 giugno, alle azioni contro le munite difese di Monte Cadini e di Croda
dell’Ancona, col nuovo comandante Magg. Giuseppe Freyrie.
Durante questi ultimi combattimenti gli alpini si spinsero
verso il crinale ad est del Cadini ma dovettero indietreggiare sotto il fuoco dei grossi calibri; giunsero a 250 metri
dai reticolati della selletta di Som Pauses di dove furono costretti a ripiegare per il tiro incrociato di
mitragliatrici e fucili; conquistarono buona parte degli schieramenti avversari in Val Felizon ma ondate di truppe
fresche tirolesi ripresero le posizioni.
Il dissanguato «Cadore» tentò l’assalto del torrione dei Cadini ma le mine e la fucileria nemica fermarono nuovamente
gli alpini i quali conquistarono con decisione il fianco sud-est dell’Ancona di dove vennero ricacciati da un
contrattacco nemico; anche un secondo e un terzo tentativo italiano non riuscirono.
Dal 17 giugno gli alpini si riorganizzarono: la lotta furibonda aveva causato 52 morti, 254 feriti tra i quali il
comandante del battaglione, e 11 dispersi.
Agli ordini del nuovo comandante Ten. Col. Edoardo Grandolfi, i vari reparti del Btg. «Cadore» parteciparono a
combattimenti o vennero destinati a presidio di importanti posizioni sulla terza Tofana, nella zona del Masarè; in
particolare, la 75° Compagnia al comando del Cap. Slaviero concorse il 21 agosto alla conquista del «trincerone verde»
sulle Tofane.
L’inverno rese impossibile azioni di particolare rilievo; il Natale 1916 vide i comandanti intenti a preparare i piani
operativi per la vicina primavera, gli alpini a predisporre fortificazioni, mentre la vigile sentinella si sforzava di
vedere, nei razzi che scivolavano veloci nel cielo, altrettante comete natalizie promettenti la pace.
(continua)