7° ALPINI


Febbraio 1964

IL 7° ALPINI NEL 1918

Il «Feltre» dal Grappa alla Vittoria

inizio
(11a puntata)

Con la precedente puntata abbiamo tra l’altro ricordato che il Btg. «Feltre» ebbe a lasciare il Cauriol per portarsi al Monte Grappa a seguito della rottura del fronte a Caporetto.
Fermarsi al Grappa fu tutt’altro che facile e la forza delle «penne nere» del «Feltre» derivò indubbiamente anche dal fatto che, specie in quel momento, stavano difendendo le loro case; ad eccezione di un contingente di bravi abruzzesi, il battaglione era infatti formato quasi esclusivamente da alpini della zona i quali si radunarono alle pendici del Tomatico nell’imminenza dell’arretramento, dopo aver salutato — in molti casi per sempre — le proprie famiglie ormai minacciate dall’invasione.
Con maiali, galline, vino, fagioli, granoturco, farina e quanto altro s’eran portati da casa, gli alpini del «Feltre» giunsero al Grappa ed iniziarono a rafforzare — tra il 7 e il 12 novembre 1917 — la linea Solarolo-Fontana Secca-Tomba, passando poi a metà mese in Val Calcino a difesa del tratto tra lo Spinoncia e Fontana Secca.
Il nemico attaccò con impeto il giorno 20 attestandosi su quota 1185 pur contrastato dalla 64° compagnia, e occupando il Fontana Secca il giorno successivo.
Il 25 novembre l’attacco si appesantì con l’arrivo delle truppe tedesche da montagna per cui la 65° compagnia dovette ripiegare contrastando l’avanzata con ripetuti contrattacchi e subendo venti morti e novantacinque feriti.
Il Battaglione «Feltre», comandato dal capitano Carlo Basile, rafforzò quindi la linea Solarolo-Valderoa-Spinoncia che venne sottoposta, il 13 dicembre, a un duro bombardamento durato oltre cinque ore e che distrusse gli apprestamenti difensivi del battaglione. Iniziò poi l’avanzata delle truppe da montagna della 51° divisione tedesca e degli standschùtzen tirolesi ma, salvo pochi elementi di trincea, il nemico non passò.
La 64° compagnia rimase totalmente distrutta e gli eroismi di tutto il battaglione più non si contavano. Col moschetto e a sassate, combatterono con accanimento tutti: dal cappellano all’ufficiale medico, fino al successivo giorno 14 dicembre quando gli avversari dovettero lasciare alcune posizioni.
E caddero altri tre ufficiali e ottanta alpini; sette ufficiali e duecento alpini rimasero feriti, quasi tutti colpiti più volte.
I cento superstiti del battaglione ebbero il cambio sulle posizioni mantenute la sera del 14 dicembre; si riunirono a Malga Solarolo e poi a Cason Boccaor, due giorni dopo a Col dell’Orso, poi a Paderno d’A- solo e infine a Onè di Fonte per la ricomposizione dell’unità con i nuovi «bocia».
Il 28 gennaio il battaglione venne rimandato sul Valderoa; vi facevano parte nomi ormai famosi: Basile, Morero e Sandri al comando delle compagnie 64°, 65° e 66°, Körner, De Finetti, il nostro Giovanni Piovesana, Balestrieri, Milazzo, Boldrini, Jacchia, Fain Binda, Velani, Gerlin e molti altri.
Ancora quindici giorni di riposo fino a tutto febbraio ed altro ritorno al Valderoa l’1 marzo prima dello spostamento del battaglione a Bassano alle dipendenze del X Corpo d’Armata del Gen. Cattaneo.
Il «Feltre» occupò le difese del Caviogio e del Redentore sul monte Cimone tra il 20 e il 31 marzo, scendendo poi a Rocchette e quindi in seconda linea tra Schiri e Ca’ della Forcella.
Dal 3 agosto il comando venne riassunto dal Ten. Col. Gabriele Nasci e il battaglione operò a destra di Conca Laghi, contro il posto avanzato di Collegio e la stretta di Zovari, con agili pattuglie al comando di Piovesana, Barilli, Gerlin e Fain Binda. Molti ricordano inoltre le ripetute prove di audacia e preparazione tattica del comandante di battaglione, di Sandri, Balestrieri, Manaresi, Nino Reverberi, Montiglio, Pettinati e Protti.
Il 21 ottobre il «Feltre» scese a Rocchette trasferendosi in Val Lagarina a presidio delle posizioni di Coni Zugna; il primo novembre fu ad Ala e il successivo giorno iniziò la marcia su Trento. Rovereto venne raggiunta lo stesso giorno malgrado l’insidiosa difesa avversaria e il giorno 3 novembre il «Feltre», il 29° reparto d’assalto «fiamme verdi» e il btg. «Pavione» furono in vista del capoluogo trentino.
Giunsero frattanto altri reparti alpini e di cavalleria e il Tricolore sventolò finalmente sul Castello del Buon Consiglio.
Il Battaglione «Feltre» fu a Cavalese, Predazzo e nell’alta Val d’Isarco a presidio della zona fino oltre Fortezza, cessando di far parte del IV Gruppo Alpini il 16 febbraio 1919; i suoi alpini cominciarono a ritornare per ripristinare famiglie e case, custodendo nel cuore il ricordo di quanti caddero per completare il risorgimento d’Italia.

(continua)