7° ALPINI


Ottobre 1964

STORIA DEL 7° ALPINI

I battaglioni «Monte» nell’apoteosi del 1918

inizio
(14a puntata)

Battaglione «Monte Pavione»

Il Btg. «Monte Pavione» aveva visto concludersi l’anno 1916 quand’era impegnato in opere di consolidamento della linea del Cengello tra le quote 2314 e 2444 ove si trovava già da quattro mesi; era al comando del Magg. Carlo Spelta e, dall’1 marzo al 14 settembre 1917 agli ordini del Ten. Col. Augusto Allois.
Dopo un periodo di comando del Capitano Apolline Paviolo (5 settembre - 21 ottobre), il battaglione venne affidato al Magg. Roberto Olmi il quale cadde prigioniero il 12 novembre dopo aver combattuto strenuamente a Cima Campo per consentire all’intero Corpo d’armata di sganciarsi dal nemico precedendolo nell’occupazione delle nuove linee difensive sul Grappa.
E’ infatti opportuno ricordare la motivazione della Medaglia d’argento al V. M. meritata dal battaglione in quei giorni gloriosi:
«Il battaglione M. Pavione, con ferrea tenacia e con superbo valore, per tre giorni consecutivi, resisteva all’impeto di un’intera divisione nemica, saldamente tenendo, con l’eroico sacrificio dei suoi alpini, le tormentate trincee che gli erano state affidate. Contrattaccando ogni sera con manipoli di prodi, riusciva ad inchiodare l’invasore sulla linea che la Patria aveva additato per l’estrema resistenza (Val Calcino, 11-13 dicembre 1917)».
Solo una ventina di alpini della 148° compagnia riuscirono ad unirsi alle compagnie 95° e 149°
a raggiungere le nuove linee; dopo la reintegrazione a Cassanego e un nuovo periodo di comando interinale del Cap. Paviolo, il battaglione venne posto agli ordini dei Magg. Mario Morgantini venendo dapprima incaricato di tenere la linea del Valderoa poi, con due compagnie il tratto tra la piccola forcella del Fontanasecca e il Fontanel e la 149° compagnia sul Solarolo e sul Monte d’Avien a rinforzo del «Val Cenischia ».
Il 7 dicembre il «Pavione » andò a rincalzo del «Val Maira» alla testata di Val Calcino dove nei successivi giorni si coprì di gloria il capitano Manlio Feruglio nativo di Treviso e comandante dell’indomita 148° compagnia; a mezzogiorno dell’11 dicembre il reparto di Feruglio, rinforzato da una sezione mitragliatrici e da una di lanciabombe Stokes respinse le truppe austriache, ungheresi e bavaresi che attaccavano la linea tra Col dell’Orso e il Solarolo; il nemico forzò allora lo Spinoncia penetrando in Val Calcino.
Accorso il «Pavione » nella nuova zona minacciata, all’alba del 12 dicembre la lotta riprese con rinnovato furore e durante questi innumerevoli episodi di valore caddero il predetto Capitano Feruglio e il Tenente Marco Sasso ai quali venne conferita la Medaglia d’oro.
La 148° compagnia (rimasta con poche decine di alpini e rinforzata con arditi e fanti) venne affidata al Ten. Lunelli (l’eroe del passo della Sentinella) e fronteggiò ancora con accanimento il nemico con furiosi combattimenti finiti a corpo a corpo, e riducendosi da trecento a venti uomini i quali, sebbene accerchiati, riuscirono a rientrare nelle linee.
Portatosi in seconda linea tra il Cason di Boccaor e il Cason delle Mure, il Btg. «Monte Pavione» raggiunse, agli inizi del 1918, la regione Borgofuso-Serraglio a sud di Liedolo, tornando in trincea sull’Archeson il 9 gennaio e pochi giorni dopo nel tratto tra il costone del Valderoa e il fondo di Val Calcina; tra il 14 e il 15 partecipò, con altri reparti alpini e di fanteria, a un non riuscito tentativo di riconquistare il Valderoa.
Dopo pochi giorni di riposo a Ca’ Falier, il 13 febbraio ritornò nella medesima località e, il 10 marzo si portò a Bassano e quindi a Piovene occupando poi la seconda linea sulle pendici sud del Monte Cengio; dopo una quindicina di giorni il reparto si accantonò a Maglio presidiando successivamente (dal 15 al 29 luglio) la prima linea tra la Montagnola e le pendici della Priaforà e passando poi in rincalzo del btg. «Feltre».
Gli arditi del btg. «Monte Pavione», al comando del s. ten. Torriani, collaborarno agli inizi di settembre del 1918 — col nostro Piovesana del «Feltre» — nell’effettuazione di un audace colpo di mano su Collegio.
Ritornato a Meglio, il battaglione ripartì per Avio e il 22 settembre salì a Coni Zugna iniziando l’1 novembre, unitamente al btg. «Feltre», la gloriosa avanzata su Trento, la città di Battisti che venne raggiunta alle 16,30 del 3 novembre dopo l’annientamento delle ultime ma disperate e notevoli resistenze del nemico.
I successivi spostamenti del Battaglione «Monte Pavione» furono: a Grumo e a S. Michele d’Adige, Bolzano, Cardano, Mezzaselva e Fortezza e, dal 20 febbraio 1919, a Landeck in zona d’armistizio fino a quando venne sciolto il 15 aprile dello stesso anno.

Battaglione «Monte Antelao»

Dopo il comando del Magg. Umberto Dedini, rimasto ferito nel vallone di Sirocaniva, il battaglione «Monte Antelao» venne diretto dal 20 agosto 1917 dal Cap. Luigi Reverberi già comandante della 150° compagnia.
Durissimi furono i combattimenti sostenuti durante l’avvicinamento a Mesnjak dove la resistenza austriaca era impenetrabile e decisa tanto da vedere risolti molti attacchi a colpi di pugnale e di baionetta; ma il 25 agosto, con l’aiuto di altri reparti alpini, anche la 150° compagnia del Battaglione raggiunse il conteso paese.
Il 6 settembre il btg. «Antelao» venne spostato a Podsabotino e quindi a Peternel e Cividale; l’1 ottobre fu ad Ala, due giorni dopo a passo Buole, e il giorno 15 nelle posizioni q. 804-Blockhaus-Sasso Sega – q. 703 con due compagnie, e con la terza a rincalzo del Doss Remit - Passo Capra.
L’arretramento in dipendenza delle vicende dell’Isonzo non determinò problemi particolari per il battaglione «Antelao» e il suo impiego in prima linea avvenne soltanto dal 24 ottobre 1918 con l’inizio della battaglia del Grappa.
Pesante fu ugualmente il compito del battaglione, spostato continuamente con rischiosi compiti di pattuglia e faticosi lavori di fortificazione.
Dal 5 marzo, fino a quando si trovava dislocato nelle trincee del sottosettore Dossi, il reparto svolse attività di pattuglia dapprima verso le case alte di Scudelle fino al trasferimento a Belluno Veronese e, dal 6 aprile, nuovamente nel settore dell’Altissimo per lavori in opere di difesa.
Il 18 maggio la 150° compagnia rimase sull’Altissimo portandosi, quaranta giorni più tardi, a Malga Gamboni mentre il resto del battaglione si trasferì a Bocca Dardole, Malga Pravecchio, Cima Montagnola e a Vignola.
Riunitosi a Fontechel, il «Monte Antelao» tornò in prima linea il 14 luglio nelle posizioni di Doss Remit e di Sasso Sega e, dopo quindici giorni, a Doss Spirano, Val Canton, Doss Tre Alberi, rientrando a S. Pietro Incariano dopo la metà di agosto.
Dopo la fase di riordino, il battaglione partecipò, fin dall’inizio, alla battaglia del Grappa ove perdette quasi subito un ufficiale e un aspirante.
Il 25 ottobre scese in Val Calcino e per la mulattiera di Col dell’Orso e del Solarolo tentò di attaccare q. 1676 senza riuscire a passare; riordinatisi per un nuovo attacco, scattarono dapprima gli arditi del Sten. Sganagatta e i primi plotoni della 96° del Cap. Pavoni i quali raggiunsero i reticolati ma il furibondo fuoco nemico li costrinse a retrocedere.
Anche durante la notte il battaglione, mal celato alla vista degli osservatori nemici, subì un nutrito bombardamento e si portò nella vicina valletta; giunto il pomeriggio del 26 ottobre il battaglione iniziò l’attacco ad ondate e una parte giunse di sorpresa nella trincea avversaria ove si scontrò in furiosi corpo a corpo.
Le mitragliatrici nemiche tennero però ancora a bada i generosi alpini, i quali persero tra l’altro il ten. Vigliani e l’aspirante Prestinoni.
Il giorno 27 l’«Antelao» si spostò verso il fondo di Val Calcino risalendo il successivo giorno alla Sella del Boccaor dietro Cima Pallone e Cima Mandria, e subendo la perdita del valoroso cap. Alliaud comandante della 151° compagnia.
Anche la linea del Piave intanto cadeva e pure il Battaglione «Monte Antelao» iniziò a risalire il Trentino; a Malga Agnerolla venne catturata un’intera compagnia di arditi austriaci e, in Val Cismon, un nutritissimo carreggio nemico.
Nelle prime ore del pomeriggio del 4 novembre il «Monte Antelao» entrò in Fiera di Primiero portandosi poi alla linea dell’Avisio il giorno 9; rimasto in zona d’armistizio per alcuni mesi, venne sciolto il 30 aprile 1919.

Battaglione «Monte Pelmo»

In tre anni — il periodo in cui ebbe vita — il battaglione «Monte Pelmo» ebbe quindici comandanti il che sta a testimoniare l’intensa e sanguinose attività che fece di questa unità alpina una delle più gloriose del 7° Reggimento.
Dei suoi effettivi ne rimasero ben pochi vivi ed incolumi alla fine della guerra ma i sopravvissuti non dimenticarono mai le dure ma eroiche vicende vissute; tra coloro che vivono ancora c’è un bravo vecio delle nostre Dolomiti (il « nonno scarpone» di chi scrive), il Cav. Angelo De March che da cinquant’anni lavora per la naja alpina e per il Nastro Azzurro nella sua piccola patria elettiva di Somma Lombardo.
Anche se sono rimasti pochi i lettori direttamente interessati, la storia del battaglione «Monte Pelmo», una delle unità non più ricostituite, fa parte integrante della vita di questo nostro 7° Alpini.
Dodici dei quindici comandanti predetti guidarono il btg. «Monte Pelmo» nell’ultimo anno e mezzo della guerra ed è per questo che ne sottolineammo all’inizio la comprensibile difficile vita che ebbe.
Nel n. 5 dello scorso anno sono state ricordate le imprese del Btg. «Monte Pelmo » durante l’anno 1916, mentre nel successivo numero di settembre si accennò come il battaglione passò dal Col di Bois alla zona Zugna passando per la Bainsizza, Monte Ruane e l’altopiano di Mesnjak.
Il comando era frattanto passato dal Ten. Col. Attilio Bernasconi al Cap. Luigi Viglieri (12-6 / 1-8-1917), al Magg. Gustavo Pesenti dal 2 al 21 agosto, nuovamente al Cap. Viglieri per pochi giorni, al Cap. Ferruccio Cavalieri e al Cap. Vittorio Dal Col per due giorni ciascuno, al Cap. Edoardo Ratti dal 28-8 al 7-9 ed infine al Cap. Alberto Mannerini che lo tenne fino all’agosto del successivo anno.
Il btg. «Monte Pelmo» fu alla Bainsizza per partecipare all’offensiva passando a Doblari dopo aver realizzato la difficile quanto indispensabile passerella sull’Isonzo, e lottando corpo a corpo per superare le munitissime difese avversarie del Monte Raune; quell’azione rese possibile la conquista della sommità del conteso monte, la cattura di circa quattrocento prigionieri e di una grande quantità di armi e munizioni.
Sulla strada aperta dal battaglione «Monte Pelmo» avanzarono pure i btg. «Albergian», «Belluno», «Antelao» e «Pieve di Cadore» mentre il Gruppo di artiglieria e il btg. «Val Chisone» rimasero sulla riva destra dell’Isonzo.
La notte sul 20 agosto 1917 il nemico giunse con un furente attacco ad occupare duecento metri di linea italiana, ma, specie per opera della 146° compagnia del «Pelmo» venne sopraffatto rimettendoci prigionieri, armi e munizioni; altro attacco dalle case di Sirocaniva venne stroncato dalla 466° compagnia del nostro battaglione.
La sera del successivo giorno, con la conquista di Mesnjak consolidata nei giorni seguenti, l’azione del provatissimo ed eroico btg. «Monte Pelmo» poté ritenersi compiuta.
Mentre infuriavano nuovi contrattacchi nemici, il btg. «Pelmo» e gli altri reparti del 5° Raggruppamento Alpini vennero sostituiti da truppe fresche.
Tutti i componenti del battaglione erano ammalati di colerina e vennero trasferiti a Grigno e a Belvedere di Valsugana ritornando poi a Peternel e Cividale, poi ad Avio, Passo Buole ed infine destinato alla seconda linea difensiva di Malga Zugna con la 146° compagnia a rinforzo del Btg. «M. Suello».
In zona Zugna il btg. «Monte Pelmo» rimase fino a fine gennaio del 1918 quando scese ad Ala per riposo; il 23 febbraio fu in seconda linea a Marani e a S. Margherita, dal 16 al 19 a Passo Buole, a Cima Mezzana e a Salvata, il 20 nelle trincee di Valletta Cisterna ove rimase fino al 6 aprile quando si trasferì a S. Pietro di Ala; il comandante Mannerini passò il comando al Ten. Col. Carlo Rossi per due giorni, riprendendolo daL 20 maggio al 30 agosto.
Il battaglione presidiava frattanto la linea Culma Alta-Pozzo Alto-Pozzo di Mezzo - q. 1311, con frequenti azioni aggressive dei propri arditi, portandosi poi a Pozzo Basso il 10 giugno e in varie località fino a S. Vito di Leguzzano ove si fermò dal 31 agosto al 13 ottobre. Altri spostamenti ancora prima della nuova destinazione al Grappa (M. Boccaor, Casone Val di Melin, Val delle Mure, M. Casonet) partecipando al nuovo attacco contro il Col del Cuc che venne conquistato e tenuto malgrado i ripetuti e furibondi contrattacchi avversari che recarono però notevoli perdite; rimasti senza munizioni, gli alpini continuarono a lottare a sassate e svariate decorazioni furono conferite per quegli episodi tra cui la Medaglia d’oro al ten. Tognali.
Il comando del Btg. «Monte Pelmo» venne tenuto dal Cap. Arnaldo Mezzano dal 31 agosto al 18 settembre passando al Cap. Luigi Masini dal 19 settembre al 18 dicembre.
Il «Monte Pelmo» aveva nel frattempo concluso le sue operazioni calando in Valle dello Stizzon, raggiungendo Feltre, Canai e Monte Miesna (106° compagnia) ed infine nuovamente a Feltre dove giunse l’annuncio della definitiva vittoria.
Dopo altro periodo di direzione del Cap. Mezzano dal 19 dicembre al 12 gennaio 1919, il Capitano Masini riprese il comando del battaglione il quale venne poi sciolto con la data del 25 maggio 1919.

Battaglione «Monte Marmolada»

Dalla rievocazione delle gesta dei battaglioni «monte» del 7°, che giunsero all’apoteosi della guerra 1915-18 non possiamo escludere il Btg. «Monte Marmolada» al quale è stato brevemente accennato nella decima puntata.
Il battaglione nacque e morì nell’arco di poco più di sei mesi; costituito il 22 maggio 1917 con la provvisoria denominazione di 6° Battaglione col comando del Magg. Leonardo Gatto Roissard e battezzato «Monte Marmolada» il 3 giugno, venne inviato sull’altipiano dei Sette Comuni il 6 giugno agli ordini del nuovo comandante Capitano Carlo Vigevani.
Tra il 10 e il 14 giugno il «Marmolada» rafforzò le linee in attesa dell’offensiva dell’Ortigara, passando poi a Sorgente e a Malga Fossetta.
Nella notte sul 25 giugno il nemico attaccò con furore riuscendo a riprendere le perdute posizioni di Passo dell’Agnella e q. 2101 dell’Ortigara.
Nelle azioni di contrattacco morì il comandante Vigevani al quale succedette il Cap. Giovanni Cieno sostituito poi dall’i luglio dal Cap. Enrico Busa.
La pressione nemica e le perdite del «Marmolada» costrinsero il battaglione a lasciare quota 2003 sulle pendici dell’Ortigara e a portarsi, per il vallone dell’Agnelizza, sulle pendici di Cima della Caldiera ove rimase fino al 20 luglio per riorganizzarsi e per l’esecuzione di lavori.
Il battaglione, comandato nuovamente dal Magg. Gatto Roissard dal 15 al 27 luglio e poi ancora dal Cap. Cieno dal 28 luglio al 24 agosto, assunse la difesa della linea di vigilanza tra quota 1807 esclusa e q.1638, di fronte alle posizioni avversarie di Granari di Bosco Secco, Granari di Zingarella, Pendici nord-est di Monte Colombara, e ci rimase fino a novembre del 1917 difendendo periodicamente la linea tra q. 1785 di Monte Fiara e q. 1705 di M. Taverne.
Dal 25 agosto il «Monte Marmolada» era comandato dal Magg. Cesare Boffa e, a causa delle tristi vicende dell’Isonzo, si portò sulla linea Tondarecar-Badenecche dove resse a sanguinosi attacchi avversari fino a che venne destinato, dal 29 novembre, ad assumere la difesa del Monte Castelgoberto da q. 1736 alla testata della Valle Segantini.
E’ qui che il btg. «Marmolada» visse il suo epilogo nel corso di una settimana di lotta feroce contro il nemico soverchiante che fece convergere sulla provatissima unità alpina assalti e bombardamenti compresi quelli con granate di gas asfissianti e lacrimogeni.
Cadde prima la difesa del Tondarecar mentre sul Castelgoberto rimanevano ormai pochi alpini senza acqua e con pochissime munizioni. L’attacco nemico si fece ancor più implacabile ed anche una compagnia del btg. «Cuneo» che tentava di raggiungere il «Marmolada» subì perdite gravissime senza riuscire nello scopo; la 300° compagnia del «Marmolada» tentò allora di arginare l’avanzata dal Tondarecar ma venne sopraffatta e il Cap. Busa — il quale aveva in precedenza comandato anche il battaglione — cadde con una pallottola in fronte.
Anche la selletta posta tra le due quote di Castelgoberto venne perduta come pure q. 1736 e poi selletta Stringa.
Gli alpini dei «Marmolada» rimasero stracciati e senza cibo, con le munizioni — anche quelle prese ai morti — quasi interamente esaurite, mentre truppe fresche avversarie vennero tenute a bada con altre ventisei ore di accanito combattimento con le baionette e gli ultimi spezzoni.
I pochi superstiti vennero fatti prigionieri e tra questi il Comandante Magg. Cesare Boffa al quale l’imperatore d’Austria concesse di portare le armi anche in prigionia a riconoscimento dell’eroismo dimostrato.
I bollettini di guerra austriaco ed italiano citarono il Btg. « Monte Marmolada» come modello di difesa ed esempio di valore; l’eroico reparto venne ufficialmente sciolto il 9 dicembre 1917 ma la seguente motivazione della Medaglia d’Argento al Valore Militare lo tramanda per sempre alla storia d’Italia.
«Il battaglione «Marmolada» respingeva, disperdeva con tenacia sanguinosa, per ben sette volte, ingenti masse di baldanzosi nemici anelanti a traboccare in pianura (M. Tonderecar, 15 e 22 novembre 1917).
Nella disperata difesa di una posizione attaccata da ogni parte, avvelenata di gas e sconvolta da implacabili bombardamenti, si imponeva all’ammirazione dello stesso avversario. (Castelgoberto, 4-5 dicembre 1917)».


Si è così conclusa la nostra rievocazione dell’eroismo dimostrato dal 7° Reggimento Alpini durante la Guerra 1915-18 e che si misura da un Granatiere di Savoia, due Medaglia d’argento e due di bronzo conferiti alla bandiera, oltre che dalle seguenti ricompense individuali al valore militare: Sei Ordini militari di Savoia, quindici Medaglie d’oro (di cui cinque a viventi), 320 Medaglie d’argento e 464 Medaglie di bronzo oltre ad un numero elevatissimo di encomi solenni.
I caduti furono 3743 ai quali va ancor oggi il devoto ricordo degli Alpini d’Italia.

(continua)